D'Agostino: "Binotto risolve i problemi, non li crea"

D'Agostino: "Binotto risolve i problemi, non li crea"

Sul prossimo numero di Autosprint verrà pubblicata un'intervista di Mario Donnin a Pino D'Agostino. Vi proponiamo uno stralcio di quello che leggerete perché viene profilato un inedito profilo di Mattia Binotto

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Andrea Cordovani

11.01.2019 18:21

«Che sarebbe tanto cresciuto ero certo, perché Mattia è un elemento che non tende mai a entrare in contrasto, avendo la non comune capacità di cercare sempre buone soluzioni per superare i problemi. È di indole sincera e non è un ambizioso». Parla così Pino D’Agostino intervistato dal nostro Mario Donnini per la rubrica Cuore da Corsa e uscirà in edicola martedì prossimo sul numero 4 di Autosprint.

In seguito alla rivoluzione che ha interessato nei giorni scorsi la Ferrari, con Mattia Binotto divenuto gran timoniere al posto di Maurizio Arrivabene, l’idea stuzzicante è quella di andare a sentire alcune tra le personalità più autorevoli, stimate e influenti nella storia del Cavallino Rampante. Fra i vari interventi pubblichiamo in anteprima le parole di D’Agostino, grande protagonista d’un patromonio unico fatto d’esperienze, trionfi e umane virtù con ben pochi eguali, nel mondo delle corse.

Sentiamolo, dunque, perché lui Mattia Binotto lo conosce bene. Ecco uno stralcio di quello che ha raccontato al nostro settimanale… «Per me è pefino difficile essere obiettivo parlando di lui, perché gli sono molto legato. Il 1997 fu il suo primo anno nella squadra ufficiale Ferrari F.1, ed era motorista di Irvine. Ha studiato e si è laureato in ingegneria meccanica in Svizzera, quindi ha ottenuto un Master in ingegneria automobilistica a Modena. Quando, giovanissimo, è approdato in Ferrari, ha passato i primi sei mesi dell’esperienza lavorativa addirittura all’ufficio personale, per avere la possibilità di meglio conoscere l’essenza strutturale della Casa del Cavallino. Quindi è entrato a far parte della squadra test per due anni. Io in Ferrari arrivo nel novembre 1996 - prosegue l’ingegnere D’Agostino -, e lui nel 1997 svolge sia un ruolo nel test team che nelle gare, mostrandosi un ragazzo infaticabile nell’impegno, disponibilissimo, umile, intelligente e con una dote stupenda: la capacità d’ascoltare».

Con una presentazione così, viene spontaneo chiedere a Pino D’Agostino se era possibile prevedere al tempo un così luminoso avvenire per il giovane Binotto...«Che sarebbe tanto cresciuto ero certo, perché Mattia è un elemento che non tende mai a entrare in contrasto, avendo la non comune capacità di cercare sempre buone soluzioni per superare i problemi. È di indole sincera e non è un ambizioso. Peraltro conosco molto bene anche Maurizio Arrivabene, che ai miei tempi era sempre al nostro fianco come uomo forte della Marlboro sui campi di gara». Il resto lo troverete in edicola martedì prossimo…


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