Ferrari: team principal e direttore tecnico, focus su Binotto

Ferrari: team principal e direttore tecnico, focus su Binotto

Sul numero in edicola di Autosprint, scopriamo cosa comporta per Binotto concentrare responsabilità tecniche e manageriali

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16.01.2019 09:58

L’avvicendamento tra Maurizio Arrivabene e Mattia Binotto a capo della Scuderia, con l’ingegnere svizzero che da una settimana ricopre il doppio incarico di direttore tecnico e team principal meri- ta, proprio per questo, un’attenta analisi.

Non sulle cause, bensi? sulla possibilità di concentrare in una sola figura responsabilità che, viste dall’esterno, possono apparire inconciliabili e talvolta, addirittura, conflittuali. In effetti, anche ripercorrendo la storia della Formula Uno degli ultimi 30/40 anni, e? praticamente impossibile trovare una situazione corrispondente. Un’eccezione, puo? essere trovata in Colin Chapman, che pero? era coadiuvato da Peter Warr, ed un’altra, ma solamente parziale, si puo? identificare nella figura di Patrick Head, il tecnico inglese co-fondatore della Williams con patron Frank, quindi con un ruolo quasi paritetico, ma comunque ben distinto da quello di team principal ricoperto, invece, egregiamente dal suo socio. Cio? ha fatto ritenere a diversi osservatori, profondi conoscitori della realtà della F.1, che la soluzione adottata a Maranello non sia l’ideale e nasconda insidie che potrebbero palesarsi nel lungo periodo.

Ufficiale: Binotto al posto di Arrivabene

Ma sarà proprio cosi?? A partire dal 2015, quindi proprio dall’inizio dell’avventura di Arrivabene, come team principal, la Gestione Sportiva Ferrari e? stata protagonista di un profondo rinnovamento strutturale a livello di ambiti operativi, responsabilità, deleghe e comunicazione interna. Un terremoto silenzioso, molto meno appariscente a livello mediatico di quello che ha coinvolto i vertici la scorsa settimana, ma non per questo meno importante.

L'editoriale: un uomo solo al comando

La ristrutturazione di cui stiamo parlando ha riguardato soprattutto l’area tecnica della Scuderia, che ha progressivamente assunto come modello organizzativo e decisionale, quello della matrice singola, ovvero una struttura “orizzontale”.

In pratica, non si e? avuta, ovviamente, l’eliminazione di una struttura gerarchica, ma ne sono stati ridotti gli “snodi”, i rami, creando una piu? snella interazione/comunicazione tra i vari reparti, e nel rapporto con la direzione tecnica. In questo modo e? stata responsabilizzata ogni area operativa, come fosse una sorta di isola produttiva, sulla falsariga di quanto accade a livello industriale, in realtà di ultima generazione.

Principi, adottati a livello macroscopico di gruppo, in FCA, da Sergio Marchionne e divenuti poi modus operandi ben radicato, nella gestione industriale Ferrari. La “semplificazione” della struttura, per quanto riguarda la GeS, ha fornito benefici tangibili nell’iter decisionale, in fase di stesura dei progetti, loro revisioni, soluzione dei problemi. In pratica tra pensiero ed azione, potremmo dire, intercorra un tempo inferiore rispetto a quanto possibile con la precedente struttura piramidale, a tutto vantaggio della rapidità di sviluppo delle monoposto.

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L’interdipendenza tra i vari reparti, e nel contempo la loro quasi “autogestione”, operata dai singoli responsabili, ha poi permesso di snellire, o meglio condividere le responsabilità di alcuni ruoli chiave. Non va infatti dimenticato, a metà del 2018, il passaggio di Simone Resta, che a Maranello ricopriva il ruolo di capo progettista (chief designer), all’Alfa Romeo Sauber, promosso direttore tecnico del team di Hinwil.

Il resto dell'analisi lo potete leggere sulle pagine del numero in edicola di Autosprint


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