F1, Tilke: in Vietnam avremo una pitlane rapidissima

F1, Tilke: in Vietnam avremo una pitlane rapidissima© F1.com
La richiesta di una corsia box nella quale perdere pochissimo tempo è stata una delle richieste esplicite di Liberty Media, rivela Hermann Tilke. I lavori inizieranno a fine gennaio

Fabiano Polimeni

23.01.2019 ( Aggiornata il 23.01.2019 14:56 )

L’ispirazione per la tracciatura della zona inedita, che non utilizzerà le strade già presenti ad Hanoi, è arrivata da altri circuiti del mondiale. Dal Nurbugring, dalle esse di Suzuka, dalla salita verso Massenet a Monaco.

Il Gran Premio del Vietnam esordirà in calendario nel 2020 e i lavori per la realizzazione dell’impianto inizieranno in questi giorni. Poco più di 12 mesi per completare l’opera, affidata a Hermann Tilke, che racconta un po’ di più sul circuito che scoprirà la Formula 1.

“Abbiamo circa un anno affinché tutti i lavori siano ultimati. È un obiettivo piuttosto ambizioso ma non è la prima volta che lo facciamo. In Bahrain avevamo solo 14 mesi per fare una pista intera”, spiega l’ingegnere ad Auto Motor und Sport.

Bahrain, Sakhir, impianto sorto nel bel mezzo del deserto, con maggior libertà d’intervento rispetto ai vincoli che il team diretto da Tilke troverà in Vietnam: “Si può pensare che sia più semplice realizzare la pista in Vietnam perché le strade sono già esistenti, ma non è così. Ci sono tanti dettagli in più da considerare e, alla fine, lo sforzo sarà simile”. Le strutture dei box da realizzare, un terzo di circuito, sui 5.565 metri di sviluppo, da creare, l’intera asfaltatura da portare a termine, gli accessi.

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Nell’aprile del prossimo anno i team scopriranno una pista sulla quale Liberty Media ha posto una richiesta specifica sull’ingresso e uscita dalla pitlane, anticipa Hermann Tilke: “I piloti percorreranno un’intera combinazione di curve in meno (dai rendering sarà un lungo tornante a “tagliare” la penultima e ultima curva, mentre l’uscita sarà più rapida del tornante in curva 1; ndr) e questo farà risparmiare molto tempo. Era un desiderio dei capi della Formula 1, volevano limitare il più possibile il tempo perso in pitlane per rendere possibili più soste e dare ai team maggiori opzioni strategiche”

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