Renault, insostenibile la F1 dei team satellite

Renault, insostenibile la F1 dei team satellite© LAT Images
La Formula 1 delle strette collaborazioni tecniche ha ridotto il numero di team a 4 o 5, secondo Ciryl Abiteboul. Renault critica il sistema delle squadre satellite, che alza la concorrenza per chi, invece, realizza tutto da sé

Fabiano Polimeni

07.03.2019 ( Aggiornata il 07.03.2019 13:12 )

Nell’industria dell’auto le chiamano sinergie. In Formula 1 hanno il volto delle Listed parts, l’elenco di componenti che la FIA ammette vengano acquistati da un team e forniti da un diretto avversario. 

Lo schema non piace a Renault e Cyril Abiteboul non ne fa mistero. Non piace per lo sviluppo estremo raggiunto dalle squadre satellite, in grado di moltiplicare le risorse umane al lavoro su progetti, per così dire, spesso affini.

Stringere accordi di collaborazione tecnica con squadre di seconda fascia ha, d’altro canto, l’indubbio vantaggio di alzare il livello medio della competitività in griglia ed evita il passaggio di meteore, squadre chiamate a realizzare da sé tutto ciò che non fosse motore o, nelle migliore delle ipotesi, motore e cambio.

“Haas ha creato un precedente dal quale è difficile venirne fuori. Per me esiste un’era prima e dopo la Haas, che ha cambiato probabilmente per sempre la Formula 1.

Dieci squadre sono diventate 4 o 5, è qualcosa alla quale non pensavamo nelle nostre strategie”, racconta ad Auto Motor und Sport.

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Gli esempi vanno oltre il modello Haas, si spingono all’integrazione Red Bull-Toro Rosso, per condivisione della power unit e non solo, quest'anno come in passato; in quella, diversa ma potenzialmente in evoluzione, tra Mercedes e Racing Point.

Presto non riuscirai più a vincere se non avrai una squadra B. Consideriamo molto seriamente questo scenario, non so come fermare questa “corsa agli armamenti” e i team satellite sono un elemento, che dev’essere riconosciuto dalla FIA”, aggiunge Abiteboul.

Valutazioni che, ai componenti condivisi, sommano lo scambio di informazioni e pareri tra tecnici, più o meno informale che sia, tale da diventare un moltiplicatore di risorse.

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A Enstone, dal ritorno in Formula 1, Renault ha investito per adeguare la struttura e dotarsi dei tecnici necessari a un team che vuol essere vincente. Anni di campagne di reclutamento nei quali gli avversari non sono certo rimasti fermi, com’è logico in un ambiente ultracompetitivo come la Formula 1.

“Adesso abbiamo la struttura operativa della quale avevamo deciso di dotarci. Quel che non pensavamo era che alcuni avversari aprissero una folle corsa alle armi, specialmente Ferrari e Mercedes. Si tratta di un altro sport, un altro universo”, rilancia Abiteboul, minacciando di non voler far parte di questo tipo di Formula 1.

Il modello contestato è la stessa possibilità di generare collaborazioni estese sul fronte tecnico, ben più di una semplice fornitura di power unit. Uno scenario che non sembra essere in discussione in prospettiva 2021, anzi.

Quando Renault e McLaren annunciarono la loro partnership, si anticipò la possibilità in futuro di collaborare in modo più stresso allo sviluppo.

Uno scenario che Abiteboul non crede possa arrivare al grado di efficacia di veri e propri team satellite, visto il piano di relativa uguaglianza sul quale operano Renault e McLaren, sebbene non abbia escluso che si possa lavorare a una qualche forma di integrazione.


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