GP Singapore F1, analisi qualifiche: il bello dei giri "alla morte"

GP Singapore F1, analisi qualifiche: il bello dei giri "alla morte"© LAT Images

Leclerc alla sua terza pole di fila, ma anche Hamilton, Vettel e Verstappen a seguire hanno fatto vedere lo spettacolo della caccia al giro veloce pur in una pista che non perdona

Maurizio Voltini

21.09.2019 ( Aggiornata il 21.09.2019 17:37 )

Le bellissime qualifiche di Marina Bay fanno capire che non c'è bisogno di particolari alchimie artificiose per rendere spettacolare la caccia alla pole position: basta lasciare i piloti liberi di esprimersi al meglio, pur con i loro possibili errori. Esordisce Sebastian Vettel con un primo run che lo mette momentaneamente in pole per ben 3 decimi e mezzo su Leclerc. Un giro talmente buono che cercare di fare di più è decisamente arduo, e così Vettel nel secondo run esagera mettendo assieme un paio di errori che lo convincono a rientrare ai box senza completare la tornata.

Sfruttando anche il miglioramento della pista è però Charles Leclerc a ripetere il capolavoro, riuscendo a superare il compagno di squadra di 0"220. Questo pur con qualche sbavatura che è comunque conseguenza di quanto andasse forte. Da parte sua, dopo un primo run "debole", anche Lewis Hamilton tira fuori un giro di quelli di cui è capace, ma che gli permette solo di inserirsi tra le due Ferrari precedendo Vettel di giusto 29 millesimi. Insomma, nonostante il tracciato che fa pagare pesantemente gli errori, questi piloti hanno davvero estratto il massimo offrendo così spettacolo sportivo di alta qualità.

Anzi, è giusto considerare pure Max Verstappen, perché il suo giro non è stato meno "impiccato" rispetto a chi l'ha preceduto, sebbene non sia andato oltre il 4° tempo (è comunque la seconda fila) a poco meno di 6 decimi. In questo contesto, non andrebbero denigrati Valtteri Bottas se per stare alla pari ha commesso due errori nella fase decisiva, né Alex Albon se da rookie non ha saputo o potuto eguagliare simili mostri di guida.

Grande lotta anche nelle retrovie, per quanto meno "tirata" proprio in Q3 anche per via del "cedimento" di Lando Norris che ha "perso il filo" incappando in errori strani, come nei cambi marcia. Così Carlos Sainz è agevolato (relativamente) nello svettare una volta di più tra "gli altri", a precedere le due Renault di Daniel Ricciardo e Nico Hulkenberg che si insinuano tra le due McLaren. Allo spagnolo poteva però andare peggio, avendo segnalato subito in Q1 un problema di calo potenza che fortunatamente è stato subito sistemato.

Fuori dalla top ten per soli 4 centesimi, Sergio Perez è stato valido anche stavolta: peccato per lui che la sostituzione del cambio conseguente al suo errore in prove libere lo faccia retrocedere 16°. Così l'11° posto in griglia viene preso da Antonio Giovinazzi, molto veloce su questo tracciato difficile nonostante una C38 non all'altezza delle rivali dirette, come dimostra anche il 14esimo tempo di Kimi Raikkonen. Tra i due un buon Pierre Gasly, con la Toro Rosso che non ha potuto contare anche su Daniil Kvyat al quale è stato montato un motore "vecchio" e meno performante dopo il problema tecnico (perdita d'olio) avuto in FP3. Purtroppo questo ha fatto differenza, visto che il russo non è entrato in Q2 solo per 15 millesimi da Kevin Magnussen.

Il danese non ha peraltro potuto fare molto di più con una Haas in difficoltà, con cambiamenti dell'ultimo secondo, tanto che "strafare" ha solo portato ad errori Romain Grosjean, così solo 18°. Davanti a lui giusto Lance Stroll, poco produttivo in questa occasione: il canadese è però stato più efficace in prova, per cui le sue chance per la gara restano buone. Lo stesso vale per George Russell, che aveva regalato qualche sorpresa nelle "libere", ma che ha sbagliato troppo nelle qualifiche. Così anche stavolta le Williams sono in coda, con Robert Kubica unico dietro al britannico.


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