Formula 1 Cina, il trenino ha fatto perdere il treno a Vettel 

Prima la safety car e la fregatura della pit-lane, poi il tappo di Raikkonen: l'analisi dei due episodi chiave del GP di Shanghai

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Alberto Sabbatini

09.04.2017 13:15

Sul podio Vettel è stato abbastanza chiaro evitando paragoni imbarazzanti (per gli altri). “Forse la vittoria l'ho persa in pit lane, forse no. Ma la vita è così, non ci si può fare niente”. È molto elegante da parte sua glissare l'argomento per rispetto nei confronti del team, ma la realtà è che Vettel il GP Cina l'ha perso due volte. E non per colpa sua ma degli imprevisti. Una volta in pit lane e una volta nel duello con Raikkonen. In entrambe le vicende se le cose avessero girato in altro modo, si sarebbe assicurato un vantaggio tale che avrebbe potuto battere Hamilton

Purtroppo contro la prima situazione non poteva farci niente perché il futuro – sotto forma dell'incidente di Giovinazzi - non si può prevedere , ma contro la seconda sì, eccome. Perché dipendeva dal box Ferrari. Bastava che il team l'aiutasse con un piccolo ordine via radio a Raikkonen del tipo: “Kimi, Seb is faster than you”. Roba cui in Ferrari sono abituati, l'hanno detto tante volte a Massa in passato… Ma forse davanti a Marchionne il team non voleva umiliare il finlandese oppure semplicemente era talmente presto – non si era ancora arrivati al 20° giro – che si pensava ci fosse tempo per vedere l'evoluzione della gara.  

Vettel a inizio gara ha avuto un'opportunità fantastica, sotto forma della virtual safety car uscita al 1° giro per l'uscita di strada di Stroll. Pilota e muretto sono stati bravissimi a sfruttarla perfettamente: Vettel è andato subito ai box per togliere le gomme intermedie e montare le slick soft. Hamilton non lo ha imitato, e col senno di poi poteva essere un nuovo grave errore del muretto Mercedes. Tanto che Seb è entrato in pit lane al 2° posto, con 1”3 di distacco da Hamilton, e ne è uscito appena 6° staccato di circa 14”. Invece che di 24/25 secondi come capita ad un pit stop. Una decina di secondi che gli potevano permettere di ritrovarsi in testa alla gara quando Hamilton avrebbe a sua volta sostituito le gomme.

La sorte ci si è invece messa di mezzo due giri dopo, manifestandosi con il crash di Giovinazzi. Vettel aveva appena scaldato ben bene le gomme slick sull'asfalto umido e poteva cominciare a forzare il ritmo per chiudere il gap su Hamilton in testa alla gara con le intermedie, quando la Sauber dell'italiano è andata muro proprio sul rettilineo dei box. Lì è uscita la safety car ma sopratutto la direzione gara ha obbligato tutti i piloti a passare dalla pit lane per consentire ai soccorritori di sgombrare i rottami in pista. 

È questa decisione del direttore di gara che ha fregato Vettel. perché i primi, visto che erano costretti a passare comunque dai box, ne hanno approfittato per cambiare le gomme. Hamilton compreso. In pit lane la velocità è uguale per tutti e Vettel, che non doveva sostituire gli pneumatici, è stato costretto anche lui a imboccare la pit lane a velocità ridotta invece di percorrere il circuito. Così Hamilton non ha perso quella ventina e oltre di secondi in più che un pit stop regolare comporta tra imboccare la pit lane, fermarsi nella piazzola e ripartire. Tutt'al più Hamilton, rispetto a lui, ha perso solo i 3-4 secondi della sosta effettiva per cambiare le gomme, non la decelerazione.

Se guardiamo i cronologici, troviamo le conferme del mancato sorpasso virtuale: a inizio gara Vettel era alle spalle di Lewis staccato di appena 1"3; dopo il suo pit stop era sceso 6° a 14" dalla Mercedes. Poi, invece di passare in testa alla corsa davanti a Hamilton se l'inglese avesse cambiato gomme in gara libera, Vettel - causa safety car e transito in pit lane - si è ritrovato alla bandiera verde sempre sesto. A 4 secondi da Hamilton e dietro le due Red Bull e pure Raikkonen.

Poi c'è stato il secondo episodio: il tempo perso in corsa dietro Raikkonen. Vettel anche dopo l'episodio della safety car poteva comunque poteva vincere il GP o comunque giocarselo fino all'ultima curva se non ci fosse stato il "tappo" involontario di Raikkonen durato oltre dieci giri. Il tedesco si è trovato alla ripartenza della gara all'8° giro schiacciato dietro Iceman, che girava nettamente più piano di lui (e che tra l'altro si lamentava per mancanza di potenza del motore). L'ha raggiunto quasi subito girando circa 7/8 decimi più rapido del compagno. Ma quando l'ha raggiunto, si è plafonato per alcuni giri dietro di lui aspettando gli eventi, un ordine dei box oppure sperando che Kimi riuscisse a superare Ricciardo, cosa che non è stato capace di fare. 

Il “trenino” ha rapidamente accumulato ritardo da Hamilton che viaggiava a pista libera e il gap è salito a 6 secondi al 13° giro, a 7,3 secondi al 15° passaggio fino a superare i 10” al 20° giro. Quando Vettel ha deciso che ne aveva abbastanza e ha cominciato a fare pressione su Kimi sorpassandolo poi di forza in staccata al 21° giro.

Lì si è decisa – purtroppo – la corsa. Perché se il box Ferrari, appena visto che Vettel arrivava sotto a Raikkonen il quale si lamentava anche della potenza, avesse ordinato al finlandese di farsi da parte subito o almeno di agevolare Vettel, la corsa poteva prendere un'altra piega. 

Vettel in quel momento era a 5”9 da Hamilton e se si pensa che ha finito il GP a 6”2 c'è da mangiarsi le mani per l'occasione persa, considerando che dietro Raikkonen era scivolato a 10” dalla Mercedes e a pista libera gli ha recuperato 4 secondi nella seconda parte di corsa. La Ferrari poteva giocarsi la vittoria. Invece il box ha lasciato i due ferraristi liberi di fare la propria gara - che purtroppo ha significato anche ostacolarsi - senza dare il classico ordine di squadra.

Ripetiamo: con i “se” e con i “ma” non si fa la storia, ma a volte rileggere la storia è utile per sapere come comportarsi la prossima volta. 
 


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