Formula 1 Spagna, Vettel e quel maledetto terzo settore

Il ferrarista ha perso la pole a Barcellona per colpa delle ultime sette curve, un settore sinuoso dove le Mercedes passo lungo sarebbero dovute essere in svantaggio 

Alberto Sabbatini

13.05.2017 18:48

Barcellona. Sebastian Vettel l'ha detto quasi ridendo alla fine. Quel terzo settore non riesco proprio a digerirlo. Fin da quando correvo con la Red Bull e in quel punto Webber (che a Barcellona 2013 batté Sebastian) era costantemente più veloce di me. Mi aveva spiegato tante volte come farlo, ma ancora non ho imparato. Sarà il caso che torni a scuole e mi metta seduto con calma a cercare di capirlo meglio. Ho fatto tanti giri ma quell’ultima chicane è ancora complicata per me. magari in gara troverò il ritmo giusto, ma in qualifica potevo davvero farla meglio”.

Che ha di speciale quel terzo settore della pista? Se guardate una piantina della pista di Barcellona, lo capirete. Si tratta della serie di curve lente a sinistra e destra che vanno dalla 10 fino alla 16. Le ultime del circuito. Un tratto breve, appena un chilometro e mezzo, non di più. Ma pieno di insidie perché c'è una violenta frenata dove in cento metri si decelera da 310 a 90 all'ora (curva 10), poi c'è una veloce curva a sinistra in salita che si fa in pieno salendo progressivamente le marce – 3° poi 4° - quindi un cambio di direzione improvviso, un lungo tornantone a destra che immette nella discesa verso la chicane e il traguardo. Un tornante dove se hai maltrattato troppo le gomme anteriori nel resto del giro, la macchina “smusa” e non gira mai. E infine la chicane secchissima sinistra-destra dove si salta regolarmente su un cordolo alto più di un marciapiede. E poi il curvone finale (quello del leggendario sorpasso di Rossi a Lorenzo in motoGP tanti anni fa...). 

È in quelle sette curve finali che Vettel ha perso la pole position del GP Spagna. Un tratto indigesto alla Ferrari, non soltanto a Vettel. Perché lo scorso anno Raikkonen ci perse il Gran Premio, non riuscendo ad avvicinare in quel punto Verstappen davanti a lui. Perché se non si esce dal curvone finale attaccati alla macchina davanti, poi non c'è verso di prendere la scia e tentare il sorpasso alla fine del lungo rettifilo (1 km) del traguardo. Vettel, nel suo ultimo giro della Q3, aveva la pole fra le mani. Era stato più veloce di Hamilton di 96 millesimi nel primo parziale; aveva rifilato all'inglese altri 137 millesimi nel secondo settore. Quindi viaggiava con un margine di 2 decimi abbondanti. Invece, arrivato nel settore finale, la sua Ferrari ha cominciato a faticare a tenere nelle traiettorie. Non c'è stato un solo unico errore, ma parecchie sbavature qua e là. Fra cui un bloccaggio alla chicane che ha costretto Vettel ad allargare, e accelerare più tardi in uscita di curva. Quel terzo settore l'ha percorso in 28”134, rimediando quasi mezzo secondo dal tempo che Hamilton aveva fatto nel medesimo tratto nel primo giro della Q3 che gli è valsa la pole. Così per 51 millesimi la seconda pole consecutiva dopo quella in Russia è sfumata e Vettel ha ottenuto “soltanto” il 2° tempo.

Andrebbe bene lo stesso, perché Vettel ha comunque fatto la prima fila. Ma a voler essere pignoli, c'è invece da preoccuparsi. Perché non è solo Sebastian che va piano in quel terzo settore, né Hamilton che ci va particolarmente forte. Ma sono le Ferrari ad essere lente in quel tratto misto e guidato. Raikkonen era stato più veloce di Vettel ma di soli 51 millesimi, vale a dire che aveva rimediato anche lui quasi mezzo secondo da Hamilton. E Bottas, prima di sprecare lì anche lui nel primo giro della Q3 la potenziale pole position per un lungo alla chicane, in quel punto era comunque più veloce delle due Ferrari. Addirittura pure la Red Bull di Verstappen, che copriva il terzo parziale in 27”9, era davanti alle Ferrari che nel T3 non sono mai scese sotto i 28”. 

È vero che in gara le cose cambiano e la differenza la farà la gestione del degrado delle gomme alla distanza, ma se si lasciano per strada 3/4 decimi in quelle sette curve finali ad ogni giro è difficile azzerare il gap nel resto del giro e tenere la scia delle Mercedes. O rintuzzarne gli attacchi se si riuscirà a partire davanti a loro.

C'è anche un'ultima considerazione da fare in chiave futura. Quel misto finale di 1,5 km tutto curve e controcurve assomiglia paurosamente alla conformazione dell'intero giro di Montecarlo. La pista più lenta del mondiale, dove si andrà dopo Barcellona. E se la Ferrari è... lenta nel lento di Barcellona, non è esattamente un buon auspicio per la gara successiva. Vabbé che poi si può lavorare di assetti, messe a punto eccetera, ma sarebbe meglio che la Ferrari trovi nella notte la chiave della matassa per tentare di avvicinarsi alla Mercedes anche nel tratto tortuoso di Barcellona. Visto che è riuscita a farlo in precedenza in tutte le altre condizioni (asciutto, bagnato, curve veloci, caldo, freddo, asfalto con grip, pista senza aderenza, ecc). 

Ma avete fatto caso alla cosa più strana? La Mercedes riesce a volare proprio nel tratto più sinuoso di Barcellona nonostante la W08 a passo lungo teoricamente dovrebbe essere svantaggiata proprio nel misto: perché dovrebbe difettare di agilità e maneggevolezza a causa del maggior interasse. Come dire che in F1 nessun teorema è certo e indiscutibile


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