Formula 1 Giappone, Ferrari: le non banali coincidenze che costano un Mondiale

Formula 1 Giappone, Ferrari: le non banali coincidenze che costano un Mondiale©  sutton-images.com

A Sepang il collettore del turbo, a Suzuka una candela: due elementi apparentemente banali rovinano la stagione di Vettel e fanno sorgere tre grandi dubbi

Alberto Sabbatini

08.10.2017 11:54

La cosa più grave è il terzo dubbio, che chiama in causa l’affidabilità. È riduttivo dire che per una candela si perde il mondiale. È soltanto l’ultima in ordine cronologico delle cause. Come sette giorni prima in Malesia era stato il collettore del turbo a cedere. La triste realtà è che la causa è più grave: a monte. Il mondiale della Ferrari è sfuggito dopo l’estate, quando la Ferrari ha accelerato lo sviluppo del propulsore per recuperare il distacco dalla Mercedes e qualcosa si dev’essere incrinato nel delicato equilibrio prestazioni-affidabilità. Nelle prime gare 2017 la superba prestazione della SF70H era soprattutto dovuta al buon comportamento del telaio e all’eccellente connubio sospensione-gomme. Gli pneumatici funzionavano a dovere sulla Rossa mentre la Mercedes faticava a mandare in temperatura le gomme o usciva fuori dalla “finestra” prestazionale. Ma a livello motoristico, la Mercedes aveva ancora un lieve margine di superiorità. Che a volte non si manifestava soltanto per difficoltà telaistiche. Questi sono dati di fatto, mentre da adesso in poi entriamo nel campo delle ipotesi che però disegnano uno scenario abbastanza verosimile. La Ferrari fin dall’inizio era conscia della lieve inferiorità del suo V6 anche nelle varie evoluzioni a stagione inoltrata. Parliamo dei motori n.2 e n.3 usati dal GP Bahrain in poi che hanno mostrato tutta la loro debolezza rispetto al Mercedes sulla pista di Monza. Così a Maranello si deve essere probabilmente deciso di estremizzare la prestazione di alcuni componenti del motore n.4 e di ritardarne fino all’ultimo l’introduzione per potenziarlo il più possibile. Di certo per sfruttare quei due mesi più (agosto e settembre) per lavorarci su, tenendoselo per le ultime gare della stagione. Chissà, magari si erano anche manifestati guai di affidabilità al banco che si è cercato nel tempo di risolvere. L’incremento di potenza dal punto di vista motoristico c’è stato, ma qualcosa si è rotto sul delicato equilibrio prestazioni-affidabilità. E i componenti accessori, forse perché non evoluti allo stesso modo, hanno cominciato a cedere. Ripetiamo: è un’ipotesi, ma basata su fatti avvenuti.

C’è anche il sospetto che questa vicenda sia in qualche modo legata all’avvicendamento che c’è stato a inizio estate al reparto motori: quando il responsabile, Lorenzo Sassi, ha improvvisamente lasciato la squadra F1 per passare a quella GT. Questo può aver avuto qualche ripercussione sulla crisi di affidabilità iniziata due mesi dopo. Magari il tecnico non voleva certe evoluzioni e la direzione tecnica sì. O viceversa, magari aveva insistito lui per farle e si è scoperto troppo tardi che non era la strada giusta. Chissà, difficilmente sapremo come sono andate le cose e se c’è davvero un legame tra questi due episodi: lo spostamento di ruolo del capo motorista a giugno e la crisi di affidabilità scoppiata ad ottobre. Ma certo due coincidenze fanno sempre pensare...


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