Non è la Rai... che vuole perdere la Formula 1

Non è la Rai... che vuole perdere la Formula 1© sutton-images.com

Poche le speranze di vedere la F1 2018 sulla tv pubblica. Ma prima di dare colpe alla Rai bisogna analizzare la situazione

Alberto Sabbatini

08.01.2018 17:46

Ancora una settimana di flebile speranza per sperare di vedere la F1 2018 sulla RAI. Entro metà gennaio si dovrebbe tenere un incontro chiarificatore sul futuro dei Gran Premi in chiaro sull’emittente pubblica. Ma al momento la situazione è fortemente negativa: ci sono poche probabilità che il mondiale F1 2018 venga trasmesso sulla rete pubblica italiana.

È una vicenda complessa che rischia di lasciare a bocca asciutta molti appassionati che non vogliono o non possono sobbarcarsi la spesa di abbonarsi a SKY; ma prima di scaricare le colpe solo su mamma RAI, come verrebbe istintivo fare, è meglio far luce su alcuni aspetti.

Prima di tutto è giusto fare chiarezza: non è la RAI che vuole rinunciare alla F1, ma è Liberty Media (la società che ha comprato da Ecclestone il business F1 l’anno scorso) che vuole un solo acquirente esclusivo dei diritti televisivi F1 per l’Italia. E SKY stessa preferisce a sua volta ottenerli in esclusiva e non spartire più i GP con la RAI. Liberty ritiene che una tv commerciale sia più adatta di quella pubblica per ottenere la massima cifra possibile dalla vendita dei diritti Tv. Non si può biasimarli: Liberty Media è una società privata, insegue il profitto e vuole monetizzare ben bene il business F1 che ha comprato l’anno scorso per 6,7 miliardi di euro. Liberty Media è convinta che vendendo i diritti in esclusiva a un solo acquirente potrà ricavare più soldi piuttosto che spezzettandone l’offerta a due televisioni rivali. E la pay-tv italiana è disponibile a caricarsene i costi. Quindi ci sono ben poche alternative.

Ma di quanti soldi parliamo? Presto detto: circa un’ottantina di milioni. Tanto è quello che Liberty Media vuol monetizzare vendendo i diritti Tv e che Sky è disposta a pagare. Ma attenzione: questa cifra va moltiplicata per i 3 anni di contratto e si arriva perciò alla bellezza di 250 milioni (comprese le rivalutazioni contrattuali dopo il primo anno) per avere l’esclusiva della F1 in televisione in Italia. 

Ovvio che la RAI attuale, quella che ha rinunciato ai diritti dei mondiali di calcio in Russia che sarebbero costati circa 60 milioni innescando scioperi a raffica dei suoi giornalisti sportivi, non è certo in grado di spendere tutti quei soldi per strappare la F1 a Sky. Parliamo di un’azienda televisiva che in questi ultimi anni ha un’attenzione maniacale al bilancio, specie in un anno di elezioni politiche in cui non può permettersi passi falsi dal punto di vista economico. I milioni che la RAI ha da spendere li centellinerà per gli eventi più nazional-popolari, come il festival di Sanremo (costo circa 15 milioni) e soprattutto per la Champions League, che costa molto di più della F1 ma garantisce anche un’audience nettamente superiore. Con buona pace per la Ferrari e i tifosi di F1.

Tra l’altro la RAI non può nemmeno pensare di recuperare i soldi extra investiti nella F1 raccogliendo più pubblicità in occasione dei GP perché la legge televisiva fissa per la TV pubblica un tetto al 4% dell’affollamento pubblicitario, limite che una tv commerciale o una pay-tv non ha. Queste problematiche economiche limitano l’azione del servizio pubblico nel comprare i sempre più cari diritti tv degli eventi sportivi: calcio, Olimpiadi o F1 che sia.

Ma allora perché fino all’anno scorso, quando la F1 era di Ecclestone, RAI e Sky trasmettevano entrambi la F1 in Italia? Perché Bernie, che è inglese e quindi conosceva bene la logica televisiva europea, sapeva bene che mandare una parte della F1 in chiaro sul servizio pubblico sarebbe stato determinante ai fini della popolarità della categoria presso il grande pubblico. Il servizio pubblico (RAI 1 in particolare) dà accesso a una platea di telespettatori maggiore. Per cui aveva abilmente diviso i diritti in due parti accettando di guadagnare un po’ meno piuttosto che vendere in esclusiva il pacchetto a una sola Tv. E aveva convinto Sky ad accettare una spartizione della torta. Ma così facendo Ecclestone aveva ottenuto due piccioni con una fava: con le dirette vendute a Sky (per circa 50 milioni) aveva rimpinguato le casse della FOM; con i diritti ceduti alla Rai (per circa 20 milioni, tanto valevano la metà dei GP in diretta e il resto in differita) aveva ottenuto invece una maggior visibilità presso il pubblico generalista. Parliamo di circa 4 milioni di audience contro il milione e mezzo scarso di Sky.

Ora il dubbio è: perché Liberty Media non fa lo stesso? Forse perché Liberty Media è un gruppo americano che non ha dimestichezza con i delicati equilibri delle televisioni europee e non conosce la cultura del servizio pubblico televisivo per aumentare l’audience complessiva. In fondo negli Stati Uniti ci sono soltanto tv private. Quindi Liberty Media fa un ragionamento puramente commerciale: vendo a chi mi dà di più. Teniamo anche presente che il gruppo ha sborsato ben 6,7 miliardi di euro a Ecclestone per acquisire il business F1 e la vendita dei diritti Tv rappresenta una delle due principali linee di ricavo per recuperare i soldi spesi (l’altra è la vendita dei GP agli organizzatori di ogni paese). E quindi vorrà monetizzare il più possibile.

La cosa strana è che in Francia, invece, Liberty Media ha accettato di cedere alla TV pubblica francese TF1 - dopo tanti anni di esclusiva della pay tv Canal Plus - le dirette di 4 GP Formula 1, tra cui il ritrovato GP Francia al Castellet e quello di Monaco. Sono solo 4 GP, meno della metà di quelli che trasmetteva la RAI nel 2017, ma abbastanza per entusiasmare i telespettatori francesi. Sembra che anche in Italia fosse stata avviata una trattativa simile per soli 4 GP ma si è arenata probabilmente per via dello svantaggioso rapporto fra costo complessivo e numero di gare. E per l’intransigenza di Liberty Media (e Sky).

Che succederà quindi? Che a meno che Liberty Media o Sky non tornino sui propri passi e nel corso dell’incontro risolutivo di gennaio accettino di cedere alla RAI un pacchetto di pochi GP (magari 4 come in Francia) non vedremo la F1 sulla rete pubblica italiana. A parte il GP d’Italia di Monza che la RAI trasmetterà comunque, perché una legge della comunità europea prevede che all’organizzatore nazionale di un evento sportivo internazionale, anche se coperto da diritti, sia concesso di irradiare sulla propria rete il GP casalingo.

E chi non vuole o non può pagare l’abbonamento F1 a Sky che farà? Potrà vedere i GP F1 in chiaro (probabilmente metà in diretta e metà in differita) sulla rete digitale terrestre di Sky che si chiama TV8. La stessa dove Sky già trasmette in chiaro le corse di MotoGP di cui detiene allo stesso modo i diritti televisivi. Ma per quanto TV8 sia in chiaro, quanti andranno a cercarsi sul digitale terrestre il canale giusto? La F1 perderà quindi la platea del pubblico generalista.


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