Ecclestone studia la Premier League

Il sistema di ripartizione dei proventi in F1 potrebbe cambiare in futuro e diventare più equo. Prima occasione per intervenire, il 2020

27.06.2016 12:38

Sarebbe un radicale cambio di prospettiva, semmai dovesse raggiungersi l'accordo intorno a una suddivisione dei proventi generati dalla Formula 1 in stile Premier League. Un caso-Leicester nella massima formula probabilmente non è possibile, per le differenti dinamiche che caratterizzano i due sport, certo si darebbero maggiori risorse a chi, oggi, è in grave difficoltà economica e con minime possibilità di competere sullo stesso piano dei top team.

Con il ricorso di Sauber e Force India ancora pendente in capo al Commissario europeo per la concorrenza, nato proprio dalla critica del sistema con cui vengono suddivisi gli introiti tra tutte le scuderie, tale da eliminare, di fatto, la possibilità di un'equa concorrenza, Bernie Ecclestone anticipa una possibile modifica degli accordi che regolano fino al 2020 il business. Sarà allora che andrà sottoscritto il nuovo Patto della Concordia e, insieme alle questioni di governance della Formula 1, si deciderà quale assetto, sotto il profilo economico, caratterizzerà il futuro dello sport.

Oggi non solo si dà peso al risultato sportivo ottenuto di anno in anno, ma viene amplificata la forbice delle differenze tra scuderie di primissima fascia e tutte le altre riconoscendo bonus milionari sulla base dell'importanza storica delle squadre e dei risultati ottenuti in passato: Red Bull, Ferrari, McLaren, Mercedes beneficiano di un surplus consistente, da soli assorbono oltre 180 milioni di euro.

«Ho detto a Toto Wolff di non pensare troppo ad accantonare soldi in banca. Darò un'occhiata a come funzionano le cose, per vedere se posso far saltar fuori qualcosa di più equo per tutte le squadre», ha spiegato in un'intervista al Times. E il riferimento sembra sia il campionato di calcio britannico, «la Premier League ha un buon meccanismo di distribuzione dei premi, forse potrebbe funzionare anche per noi». 

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Incidere in modo netto su quelle che oggi sono considerate rendite di posizione per i grandi team porterà inevitabilmente mal di pancia al contrario: soddisfatte le richieste delle squadre minori, andrebbe gestito il problema sull'altro fronte: «Ci saranno persone a cui piacerà e ad altri no e ci sarà chi ne soffrirà».

Mancano quattro anni prima che dalle parole e dalle idee si passi a una concretizzazione degli accordi tempo sufficiente per registrare ancora ripensamenti e reazioni a quella che, oggi, sembra solamente un'ipotesi da vagliare e sulla quale non va escluso il peso che potrebbe avere una pronuncia della Commissione europea favorevole all'istanza di Sauber e Force India. 

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