Il ritorno di Zanardi, Alex si racconta

Il ritorno di Zanardi, Alex si racconta

La vittoria al Mugello e le difficoltà a ritrovare feeling con un'auto da corsa. Alex racconta il suo rientro alle corse e il suo nuovo sogno: correre con la BMW nel WEC.

Alberto Sabbatini

16.10.2016 09:52

Non guidava un'auto da corsa da più di un anno (24 ore di Spa 2015). Ma il talento e classe di Alex Zanardi sono rimaste intatte. Al suo rientro (estemporaneo) in pista con le quattro ruote, al Mugello nel GT italiano, il bolognese ormai cinquantenne, ma con la grinta e la forza fisica di un ventenne, ha fatto vedere che razza di atleta sia. Terzo tempo in qualifica sul bagnato, sesto in gara1 e spettacolare vittoria in gara2 dove ha sfruttato l'assenza di penalità per passare in testa nella fase del pit stop obbligatorio.

Zanardi nel suo week end al Mugello ha lottato e duellato da leone. E con l'entusiasmo di un ragazzino e il sorriso di sempre. Senza rinunciare alle sue battute sdrammatizzanti, tanto che per spiegare la voce roca frutto di un mezzo mal di gola, ha detto: “Mi sono preso un malanno venerdi camminando a piedi nudi sul bagnato...”. La vittoria in gara2 è stata emozionante, costruita con una gara di attacco sempre in terza posizione alle spalle della Ferrari 488 di Schirò e della Audi R8 di Mapelli, sempre a meno di 2" da loro. Nella loro scia Zanardi ha guadagnato circa 10" sui rivali alle spalle (la Lambo di Venturini, la Ferrari 488 di Gai e l'altra BMW di Comandini) sapendo che poi si sarebbe ritrovato al comando dopo i pit stop perché non scontava penalità. E poi una volata fino al traguardo resistendo alla rimonta furiosa della Ferrari di Melo alle spalle che gli è arrivata in scia.

Nel suo ritorno in pista Zanardi ha trovato un po' di tutto. In qualifica il bagnato e l'asfalto viscido, situazione peraltro in cui era andato meglio: aveva arpionato un incredibile terzo tempo (per la griglia di gara-2) e meno di 8 decimi di dalla pole di Bortolotti. Mentre in corsa è stato in parte penalizzato dal dover partire dalla quarta fila, in base alle qualifiche del mattino dove aveva ottenuto solo il settimo tempo. In più poiché era debuttante in campionato quest'anno, ha dovuto scontare anche 15" di penalità al pit stop che viene assegnata a tutti i debuttanti che gareggiano a campionato già iniziato (una norma introdotta per impedire i giochi di squadra troppo smaccati a fine stagione).

Perciò il sesto posto finale per Zanardi in gara-1, maturato in condizioni così particolari, è davvero eccellente. Meglio di tutti parlano i numeri: i suoi tempi sul giro. Velocissimo in qualifica sul bagnato, più cauto in gara sull'asciutto. Ma alla fine il distacco accumulato in gara-1 (prima della safety car che ha neutralizzato la corsa negli ultimi due giri) non era enorme. Zanardi a 2 giri dalla fine si trovava a circa 30” dalla Ferrari vincitrice di Gai-Venturi. Se togliamo i 15" di penalità scontata ai box (che la Ferrari vincitrice non ha pagato) la prestazione cronometrica complessiva di Zanardi è di tutto rilievo. Ma Zanardi si schermisce: "Se devo giudicare la mia corsa, non penso di aver fatto un gran gara. Posso fare meglio e ci proverò in gara-2 di domenica dove scatterò dalla seconda fila (grazie al 3° tempo delle prove). Io in gara-1 ho pagato lo scotto di chi torna a correre dopo un po' di tempo. Non conoscevo la macchina e certe sue reazioni al limite che ho dovuto scoprire giro dopo giro. Addirittura nel week end non ho praticamente mai fatto un giro su asciutto con la BMW M6 prima della corsa perché al Mugello ha piovuto sia nelle prove libere di venerdì che nelle qualifiche di sabato mattina".

Quello che dá più valore alla gara di Zanardi al Mugello, è il fatto di essersi dovuto misurare contro un pacchetto di otto-dieci macchine guidate da piloti velocissimi del campionato italiano GT e soprattutto allenati a questa categoria e a queste vetture. Mentre lui doveva anche scoprire praticamente da zero la BMW M6 Gt3 con cui ha corso.

"Quello che fa la differenza per un pilota nel portare la macchina al limite - continua Zanardi - è proprio scoprire i limiti fisici della macchina e le sue reazioni nella messa a punto che possono innalzarne o peggiorarne il potenziale. Come reagisce a certe variazioni di camber, come si comporta modificando le altezze da terra e così via. Io questa possibilità di messa a punto nel dettaglio non l'ho avuta perché non conoscevo la macchina mentre i miei avversari ci avevano corso tutto l'anno. Ho provato a far una messa a punto dopo le qualifiche ma sarebbe stato meglio se avessi lasciato la macchina come era assettata quando l'abbiamo scaricata dal camion. Perché abbiamo peggiorato la situazione".

Sembra incredibile sentire Zanardi parlare di "gara non eccezionale". Invece è il suo carattere puntiglioso e preciso che lo porta ad analizzare in modo spietato i propri errori. "Sul bagnato abbiamo regolato in modo estremo il camber (l'inclinazione delle ruote posteriori) per compensare il lavoro che svolgeva la sospensione. Ma così facendo la macchina nel misto delle prime curve non aveva molta trazione: infatti nel mio giro di qualifica ho preso 9 decimi solo nel primo intermedio, fatto di curve ne cambiamenti repentini di direzione e riaccelerazioni, perché non riuscivo a scaricare a terra la potenza in quanto, con il camber elevato, lavorava solo una porzione dello pneumatico. Nel resto del giro invece la macchina andava benissimo tanto che alle curve dell'Arrabbiata ero il più veloce e nel tratto finale avevo il parziale migliore".

In gara poi il team è andato su una strada sbagliata nel fare l'assetto. "L'abbiamo peggiorata - spiega Zanardi - in curva la macchina "grattava", girava peggio e poi era troppo piatta. Forse avevamo anche tarato troppo bassa la pressione delle gomme e nei primi giri credevo di stallonare la gomma". Nonostante questo Zanardi è andato in progresso nella sua corsa migliorando i tempi dopo una partenza un po' incerta.

"Non conoscere le regole non scritte del gioco in cui ti cimenti è un po' una fregatura. Quando corri in un campionato che non conosci, ti informi dagli altri piloti sulle cose basilari. Io ho chiesto: com'è la partenza? Mi hanno detto: si scatta praticamente sotto al semaforo, i piloti sono rispettosi. Invece non è andata proprio così. Devo dire che gli altri piloti sono stati rispettosi con me. Sono io invece che ho un po' dormito al via. Avevo il piano di partire tranquillo e tenermi un po' di margine e poi progredire con il passare dei giri. Invece mi hanno colto di sorpresas perché sono tutti scattati come proiettili e a inizio gara non avevo il ritmo. Complice anche l'assetto da scoprire".

"La prima gara mi è servita per approfondire la conoscenza dell'auto: nei primi giri mi mancava la confidenza per osare al massimo: fare una staccata lunga, andare sul cordolo, usare un traiettoria diversa. E quando non riesci a fare questo, non sei in grado di superare”. Infatti quando ha iniziato a recuperare sul gruppetto davanti a lui, ha raggiunto rapidamente la Lambo di Venturini ma poi non riusciva a portare l'affondo in staccata per scavalcarlo. “Ero un po' passivo nella prima parte di corsa – spiega - poi nella seconda sono andato meglio".

Poi Zanardi racconta come è nato il progetto di questa gara estemporanea in GT. "Il presidente di BMW Italia, una sera con un bicchiere di vino rosso in mano, di quelli che ti fanno parlare apertamente, mi ha detto: l'anno prossimo saranno i 50 anni di BMW Italia, tu compi 50 anni e BMW pure. Dobbiamo inventarci qualcosa per pubblicizzare questa ricorrenza. Io gli ho detto: proponi ai tedeschi di darci una macchina per correre una gara di campionato italiano. È così è stato”

Tanto che la sua BMW M6 portava sul cofano le scritte “50&50” a simboleggiare il mezzo secolo di vita di Alex e della BMW Italia. Zanardi nel suo ritorno alle corse è stato seguito da due motoristi tedeschi venuti a mettere a punto il motore turbo della sua M6, mentre la macchina è stata gestita dagli uomini del team Roal-BMW Italia. “Era un anno e mezzo che non guidavo un'auto da corsa – spiega - ma il carattere di questa auto mi ha aiutato. Perché la M6 è un po' più facile da guidare di quanto fosse la Z4 che era più nervosa, aveva reazioni improvvise perché a passo più corto. Questa è più lunga ma stabile, si può guidare forte anche senza conoscerla a fondo. Ti avverte nelle sue reazioni. E poi il motore ha una coppia è una spinta formidabili. Mi sono subito trovato bene".

Adesso a Zanardi è bastata una gara per prenderci gusto e ritrovare il piacere delle auto da corsa. E già accarezza un sogno: correre in futuro nel WEC, il mondiale Endurance. Classe GT. Dove la BMW ha annunciato di voler tornare nel 2018. "Se la BMW ci prende gusto, chissà non si possa davvero fare. Se mi viene chiesto di fare un equipaggio con quell'auto io non mi tirerei certo indietro. Tra l'altro credo che la M6 del WEC sarà equipaggiata con un motore V10 aspirato, e che dovrebbe avere un sound eccezionale e la cosa mi fa venire i brividi di piacere. E se non si potrà fare, pazienza. Ho anche tanti altri progetti. Voglio tornare a fare la sfida Ironman, non ho certo rinunciato alle prossime Olimpiadi del 2020, anche se avrò 54 anni. Non pongo limiti alla provvidenza. Non sono mai stato allenato come adesso, il mio preparatore atletico è bravissimo e mi ha impostato tabelle di recupero che mi permettono anche adesso a 50 anni di avere le prestazioni atletiche di 4 anni fa. Solo al vista da vicino causa l'età è calata: per fare la convergenza alla handbike ora devo mettere gli occhiali...".


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