Prima vittoria per la
McLaren nella
12 Ore di Bathurst, quest’anno valida come prima delle tre prove dell’
Intercontinental GT Challenge. Un successo giunto al termine di una gara che ha visto ben 29 cambi di leadership, quello ottenuto dall’equipaggio della Tekno Autosports formato da
Alvaro Parente, Jonathan Webb e Shane van Gisbergen.
Quest’ultimo era stato autore in qualifica di una strepitosa pole con cui ha demolito il record del
circuito australiano di Mount Panorama, fermando i cronometri sul responso di 2’01”286, oltre un secondo inferiore a quello stabilito nel 2015 dall'Audi di Laurens Vanthoor. Il neozelandese ha sostenuto l’ultimo stint, tenendo a bada la
Nissan Gt-R Nismo che Katsumasa Chiyo ha “ereditato” dai suoi compagni Rick Kelly e Florian Strauss.
A decidere tutto sono stati gli ultimi giri, quando il vantaggio tra la vettura giapponese e la 650S Gt3 di
van Gisbergen (balzato in testa a 50’ al traguardo) si è sensibilmente assottigliato, traducendosi alla fine in 1”276. Terza la
Bentley Continental di Kane-Smith-Bell. Quarta la prima
Audi, quella della Phoenix Racing affidata a Davison-Vanthoor-Winkelhock.
Un problema alla ruota posteriore destra (a causa di un detrito) ha messo kappaò l’Audi R8 di
Marco Mapelli durante la seconda ora, mentre si trovava al terzo posto dopo che Chris Mies l’aveva qualificata in quarta posizione. Unica consolazione, aver comunque fatto in tempo a ottenere il miglior crono fra i piloti Audi. Poca fortuna anche per la Ferrari 458 che
Andrea Montermini divideva con Benny Simonsen, Tony Defelice e Roberto Lonato, all’arrivo 17ª dopo che il modenese è stato danneggiato da un doppiato e che i compagni avevano "baciato" i muretti di Bathurst un paio di volte. .
Dario Lucchese