Lorenzo, dopo la MotoGP sogna la 24 Ore di Le Mans

Concentrazione tutta sulla MotoGP al momento, non esclude una "seconda carriera" al volante dopo il ritiro

Fabiano Polimeni

11.01.2017 17:47

Della sorpresa assoluta di Jorge Lorenzo dopo il primo assaggio al volante di una Mercedes di Formula 1, la W05 del 2014 provata nei mesi scorsi a Silverstone, abbiamo già raccontato«Irreale», così definì il livello di aderenza in curva garantito dal carico aerodinamico. Ma non ha alcuna velleità di passare alle quattro ruote, perlomeno non in Formula 1. Un giorno, forse, altre categorie potrebbero catturarne l'attenzione. E guarda a una delle gare che conserva intatto il proprio fascino, la 24 Ore di Le Mans.

«Correre in macchina è qualcosa che potrei fare con maggior frequenza e meglio una volta che mi ritirerò dalla MotoGP. Tre anni fa ho corso ad Abu Dhabi con una Ferrari 458, è il massimo con cui abbia corso, ma mi piacerebbe un giorno disputare la 24 Ore di Le Mans. Sarebbe più realistico che non una stagione in Formula 1», ha raccontato.

Disputare un'uscita promozionale al volante di una Formula 1 è una cosa, essere competitivo anche per un solo week end di gara è missione completamente diversa. Lo sa bene Lorenzo, che ammette: «Una cosa è fare un giro singolo, con gomme nuove, altra è correre un'ora e mezza con altre macchine intorno e il grip delle gomme che cala. E' la cosa più complessa per un motociclista quando prova ad abituarsi alle auto».

Più "semplice" gestire la transizione verso il mondo GT e Le Mans. Resta una prospettiva ancora lontana per il maiorchino fresco di contratto con Ducati. Intervistato da Crash.net, torna però alle sensazioni di quella Formula 1 provata appena eppure in grado di impressionare immediatamente: «Non sono potuto arrivare al limite, avevamo solo 4 o 5 ore, ma per essere un pilota di MotoGP non sono andato piano, ero veloce e ho fatto un gran tempo. La squadra è rimasta impressionata e anch'io perché ero più veloce del tempo di Nico, ma non conosco le condizioni del test, perché Nico aveva guidato per la prima volta in inverno e forse c'erano delle chiazze di bagnato.Tuttavia, essere vicino a quel livello mi ha reso fiero, avendo solo poche ore d'esperienza».

C'è, infine, il concetto di competitività da esaminare con altri occhi. Limare l'ultimo secondo, i decimi, stabilizzarsi su un nuovo limite è il compito più arduo da centrare quando si passa da un mondo all'altro, dalle due alle quattro ruote o anche solo da una categoria all'altra dell'automobilismo. «Mi ha sorpreso il carico aerodinamico sui curvoni, vai sempre più veloce e quando torni ai box vedi la telemetria e scopri che Nico o Lewis andavano 30 km/h di più e ti chiedi come sia possibile. Provi a essere più veloce ma il piede non sta giù, la testa ti dice "ok, spingi a fondo l'acceleratore", ma il piede va nel senso opposto. E' questa la cosa più difficile», ha aggiunto Lorenzo.


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