Prima delle prove di questa domenica, i "rookie" della più famosa delle gare Endurance devono sottoporsi anche ad altri tipi di "lezione"
Nello scorso mese abbiamo avuto modo di constatare, seguendo il debutto di Fernando Alonso alla 500 Miglia di Indianapolis, come ai neofiti di gare così famose - ma altrettanto pericolose - sia richiesto un "percorso di avvicinamento" piuttosto graduale e rigoroso, in modo da prendere confidenza con certe particolarità senza per forza rischiare la pelle imparando il tutto a proprie spese (e quelle del team, che si ritroverebbe una macchina distrutta) per errori banali e ingenuità evitabili.
Anche per la 24 Ore di Le Mans avviene qualcosa di simile: non è assolutamente possibile, insomma, debuttare direttamente in gara sui 13,6 km del tracciato francese. Anche in questo caso le regole sono ferree, e solo motivi seri e incontrovertibili possono causare eccezioni. Così, ad esempio, per poter prendere il via alla gara, i piloti che non vi hanno corso negli ultimi 5 anni o che fanno parte della lista "Bronze" e non hanno corso nel 2016, devono prendere parte al test day di domenica 4 giugno, giornata alla quale sono obbligate a partecipare tutte le 60 vetture iscritte.
I piloti anzidetti dovranno completare almeno 10 giri, 5 dei quali cronometrati, ma non solo: nella giornata di venerdì scorso, chi ancora non l'aveva già fatto ha dovuto sottoporsi a un test con il simulatore AOTech messo a disposizione dagli organizzatori dell'ACO, che oltretutto si riservano il diritto di rifiutare qualsiasi pilota non ritenuto "all'altezza" di certi standard. Così non conta se hai corso 322 GP in Formula 1 e detieni tuttora la pole più veloce a Monza: devi sottoporti a questi esami. Perché diciamo così? Perché uno degli ultimi a doverlo fare è stato Rubens Barrichello, che quest'anno è iscritto in LMP2 con la Dallara-Gibson n.29 del Racing Team Nederland (assieme a Jan Lammers e Frits Van Eerd).
«Se sto facendo qualcosa di nuovo, in effetti sono un "rookie" - ha commentato ridendo il brasiliano - e questo mi fa sentire un po' più giovane». Del resto, seppur abbia compiuto da poco i 45 anni, l'ex ferrarista aveva avuto il coraggio di mettersi in gioco, l'anno scorso, con la categoria a quattro ruote più "giovane" che c'è: il mondiale karting in Svezia, per correre poi anche la finale Rok a Lonato. Tornando su questi test al simulatore per Le Mans, sono state ipotizzate varie condizioni di traffico e neutralizzazione, anche notturne, compresi alcuni incidenti indotti dall'improvviso calo del grip.
Alla fine Barrichello ha commentato così le simulazioni: «Ora posso avere un'idea della pista, del traffico e così via. Le "slow zone" sono utili perché non ti fanno perdere 3 minuti in un giro, ma alcune volte non ho fatto le cose nel modo giusto: meglio quindi sbagliare al simulatore piuttosto che quando sei sulla pista reale. I ragazzi addetti al simulatore sono davvero preparati, ti danno i suggerimenti giusti, così da poter affrontare poi la gara stando nelle regole». E per quanto riguarda le aspettative sulla gara in sé? «La 24 Ore è sempre nel mirino di qualsiasi pilota da corsa, per cui sono davvero contento di essere qui e penso che andremo bene».
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