Così la F.1 è più pallosa degli scacchi subacquei

Così la F.1 è più pallosa degli scacchi subacquei© sutton-images.com

La plurimescola con gomme ad alto degrado è quanto di peggio ci sia nei Gp dall’alba della categoria

25.10.2016 10:03

Posso dirlo sinceramente? La penso come la pensava Michael Schumacher e vado pure assai oltre. A me tutta questa cattedrale filosofica delle gomme ad alto degrado con tanto di plurimescole m’è andata altamente a stufo, esattamente fin dal primo minuto del primo giorno che fu adottata.

Perché? Perché ha contribuito a trasformare la Formula 1 in una disciplina più noiosa, macchinosa e moscia di una partita a scacchi subacquei e perché la trovo semplicemente oscena e non degna di uno Sport propriamente detto. 

Se ci pensate, fin dalla nascita nel Motorsport il tema è semplice. Dato un certo mezzo, si tratta di portarlo al limite, andando più veloce degli altri in un arco di tempo. 

Punto.

Invece no. 

Dal 2011 l’autorità sportiva ha deciso che le monoposto debbano correre con gomme ad alto degrado, tanto da assicurare incertezza, sorpassi a go go e spettacolo a ogni corsa. 

E la Pirelli non ha colpa, svolge solo un tema dato e lo fa al meglio.
È in sala professori che la confusione impera.

Da qui ciascuna gara si è trasformata sempre più in una complicatissima e misteriosofica sciarada tattica, che vede rarissimamente le monoposto misurarsi perfettamente a parità di condizioni, con ognuno che fa la sua gara con le proprie indecifrabili strategie. 

In poche parole, ancor peggio che nell’era delle benzine rabboccabili, è come ritrovarsi di fronte 22 monoposto che sono lì per disputare ciascuna la sua prova a cronometro con prerogative proprie, tanto che solo del tutto incidentalmente e casualmente ci si ritrova a battagliare in modo diretto con qualche sparuta rivale e, se accade, essa è il più delle volte in condizione di mescola diversa, quindi con prestazioni non omogenee e pertanto facilmente sorpassata o sorpassante.

E lo chiamate spettacolo, questo? 

Ma stiamo scherzando? 

No, si tratta solo della sola condizione in grado di garantire a 22 monoposto che corrono su toboga il più delle volte tortuosi, cunicolari e inguardabili, di superarsi artificiosamente grazie all’enorme differenza di prestazioni intercorrente tra le mescole più morbide e quelle più dure, oltre allo stato del rispettivo degrado. 

Tutto qui.

Ciò all’interno di meste processioni ispirate agli ansiogeni scopi di risparmiare carburante, energia, battistrada, motori, cambi, componentistica e quant’altro, come se si corresse con prezzi da mercato nero in tempo di guerra tra protestati con le pezze al culo, mentre i team principal in realtà viaggiano in elicottero, i proprietari di squadre hanno il panfilo e nel paddock il più piccolo motorhome costa più d’un ospedale metropolitano.

Ecco, siamo a questo da tanto, ma tutto va ancor peggio da un quinquennio esatto e viene accettato supinamente, come se si stesse vivendo nell’unico e nel migliore dei mondi possibili. 

Mutatis mutandis, è come se nel calcio facessimo calzare ai difensori per venti minuti dei doposci e per altri venti minuti scarpe da tacco sedici, obbligando i portieri a parare con le presine antiustioni al posto dei guanti, certi e giulivi che così facendo aumenterebbero a dismisura i gol, l’incertezza e lo show. Hip-hip, hurrà.

Ma su. Per cortesia.

Ecco, ai calciofili - tifosi e giornalisti compresi -, concedo un gran bel pregio. Quello di saper difendere il loro sport meglio di quanto sappiamo fare noi, amanti del Motorsport.

Se avessero provato a stravolgere il calcio così come hanno fatto con l’automobilismo e la Formula 1 in particolare, a quest’ora gli improvvidi legislatori sarebero stati appesi ai pali delle porte, bollati per le orecchie.

Noi invece pazientiamo. Subiamo. Sempre.

Per farci piacere un Gran Premio, ci scervelliamo a memorizzare chi sta correndo con le rosse, chi è partito con le gialle e chi mai sta azzardando le bianche, sentendoci anche in colpa se alla fin fine tutto ci sembra in realtà solo più triste e grigio.

Quando sarebbe umano e intelligente limitarsi a correre con due tipi di gomma, giusto se è sereno o piove: una slick da asciutto e un’intagliata da bagnato. Togliendo qualsiasi valenza alla variabile gommosa. 

Perchè lo Sport deve dare più spazio all’Uomo e meno al caucciù.

Punto. Riga. Fine. 

Vince chi ha più piede e testa, ai box ci va solo chi buca o si ritira e ve la smettete di rompere i coglioni ai meccanici con tutti questi cambi gomme sensazionalmente finti come una banconota da settanta euro e, soprattutto, ve la piantate di rompere i coglioni a noi appassionati, che abbiamo la sola pretesa di assistere a una gara non a tutti i costi bellissima, clamorosa e spettacolare, ma semplicemente vorremmo e vogliamo vederci in santa pace una corsa nuda, cruda e vera.


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