Sogno d’una notte di mezza primavera 

Sogno d’una notte di mezza primavera 

Un Gp di Cina mal digerito peggio di una parmigiana ispira la visione di cosa avrebbe fatto Enzo Ferrari con questa F.1 turboibrida

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16.04.2019 10:50

Questo articolo mi gustava tanto d’intitolarlo semplicemente “sogno di una notte di mezza primavera”, l’ho fatto e mo’ ve lo racconto.

C’entra il Gran Premio della Cina, che mi si ripropone come la parmigiana, e c’entra una certa voglia, un po’ romantica e un po’ nostalgica, di rivedere all’opera oggi Enzo Ferrari, per risolvere i problemi della Ferrari medesima con la sua testa e con la sua personalità.

Prendetelo come un semplice gioco, volutamente dolce ma anche no.

Vedete, torno ai giorni belli, ai miti fondanti, ma mica alla poesia, no, no, piuttosto, ai principi strutturali espressi dal padre fondatore del Cavallino Rampante.

Il Drake diceva che se le cose non andavano bene, prima bisognava provare a cambiare le macchine. 

Poi, se il problema non si risolveva, era ora di cambiare gli uomini, in pista e a bordo pista. 

Infine, di fronte a risultati ancora deludenti, bisognava prendere il coraggio a due mani, battere i pugni, fare il diavolo a quattro e cambiare le regole del gioco, evidentemente troppo favorevoli all’avversario.

Non sto dicendo che sia giusto, sportivo, auspicabile e dolce farlo, ma non c’è altra via.

Ho come la sensazione - pur provando fiducia per Mattia Binotto in quanto tale -, che di questo passo non si vada da nessuna parte. 

 

Bilancio turboibrido monocolore

Dal 2014 a oggi dei 123 Gp turboibridi, 81 ne ha vinti la Mercedes, a segno in dieci mondiali su dieci. E adesso (ri)eccola, con tre doppiette in tre gare.

Di cosa altro vogliamo parlare? Il problema non è tecnologico, umano, di teste da rasare, appuntire o tagliare, ma di forza sistemica della Ferrari, di licenza d’incidere nel suo mondo, nel brodo primordiale della F.1.

Il sogno, dicevo. Oppure, per dirla tra lo sciamanico e il manageriale, la visione. Ovvio, impossibile, ma a suo modo significativa, di cosa avrebbe fatto Enzo Ferrari a proposito di questa F.1 turboibrida.

Okay, l’ho avuta e ve la racconto.

La visione del Drake con Gozzi

Il Drake, in sintesi, avrebbe preso Chase Carey o chi per lui di Liberty Media, e, inviatatolo a Maranello, insieme a emissari della Federazione gli avrebbe detto davanti a sontuosi piatti di tortellini in brodo, con rispetto parlando e con un Franco Gozzi costernato, ma ficcante nela traduzione: «Guardi, io del semi elettrificato, della F.1 che guarda al futuro e all’ecosensibile, nonché del turbo ibrido e della Mercedes messa fin dall’inizio in condizione di stravincere, ne ho totalmente e sinceramente i coglioni pieni. Le Ferrari di F.1 non devono mica andare a elettricità, così come Charlize Theron non va in giro con burqa e i cosciali da pescatore. Me ne frego di sostenibilità, segnali politically correct e anime belle per regalare festa, premi e gloria sempre ai soliti. Bravi ma anche così furbi da esser e sembrare  bravi solo loro. Da cinque anni avete stravolto completamente e sterilmente il concetto di motore trasformandolo in power unit e, di fatto, al di là delle chiacchiere delle anime belle, regalando a chi era strutturalmente più prontissimo, prossimo e preparato a quel salto nel buio, ossia alla Mercedes, un vantaggio immenso, quasi incolmabile sugli avversari e a oggi difficilmente quanto duramente fin solo pareggiabile. No, ora basta. Azzeriamo tutto, tornino i V12 aspirati, tornino i test senza calmiere, torni la mia pista di Fiorano, altrimenti da fine anno la Ferrari se ne va a correre altrove. Lei si tenga la sua F.1 diventata una specie di simpatica Smart Cup per semielettriche tutta kartodromi e simulazioni e, tranquillo, ordini pure anche una bella bistecca, ché il conto di oggi lo offro io».

Cose sognate

Mio Dio, quanto sto meglio solo a pensarle e a sognarle, queste cose. Che mi e ci fanno compagnia molto più di un’auspicabile riscossa Ferrari in quel di Baku.

Perché dopo tutto, passati questi altri anni di digiuno, me ne frega e spero sempre di meno su una Ferrari che batta la Mercedes, ma vorrei tanto - più semplicemente, profondamente e orgogliosamente - una Ferrari che sul piano politico, della pura realpolitik, del potere sportivo e della capacità di farsi ascoltare, tornasse ad essere davvero e per sempre la Ferrari.


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