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Maldonado, la vera storia

Mentre Pastor Maldonado era ancora impegnato nella lunga serie di interviste televisive a cui deve sottostare il vincitore di un Gran Premio di Formula 1, nei box Williams c’era un altro Pastor Maldonado, questa volta senior, che faceva fatica a trattenere l’emozione. Il padre del vincitore di Barcellona ha terminato l’ennesima telefonata di complimenti con le lacrime agli occhi, e a bassa voce ha informato i presenti: «Il Presidente Hugo Chavez ha detto che in Venezuela ci sarà un giorno di festa nazionale per onorare la vittoria di Pastor».

Quello di Barcellona va in archivio come tutti i Gran Premi che lo hanno preceduto, ma per capire la portata dell’impresa di Maldonado bisogna pensare ad un pilota che da quando ha mosso i primi passi nell’automobilismo lo ha sempre fatto con un forte spirito nazionalista ed un altrettanto forte supporto economico dell’azienda petrolifera di stato (la Pdvsa). Un aiuto che gli permesso di programmare una carriera senza pensare al budget, ma che in Formula 1 lo ha troppo frettolosamente bollato con il poco nobile appellativo di “pilota pagante”. Un’ingiustizia al suo palmares, perché Maldonado è un pilota che il gradino più alto del podio lo ha frequentato in tutte le categorie nelle quali si è cimentato.

Si è laureato campione Italiano di Formula Renault nel 2004, ha sfiorato il titolo in World Series nel 2006 e ha fatto centro in Gp2 nel 2010. «Possono dire quello che vogliono, non mi interessa – spiegò subito dopo l’annuncio del suo contratto con la Williams - . Credo di meritare un posto in Formula 1 e se adesso, senza le grandi Case, i team hanno bisogno di supporti economici non è certo colpa dei piloti. Arrivo in Formula 1 come campione Gp2. Poi starà a me cancellare subito questa definizione che proprio non mi piace». {...}

Roberto Chinchero

Continua su Autosprint n° 20, in edicola da domani.