dal nostro inviato: Alberto Antonini
In una sessione di
qualifica in cui
Van der Garde passa la Q1 con il terzo tempo assoluto, e
Paul Di Resta rimane a lungo in “pole virtuale” negli ultimi minuti, la
Ferrari aveva l’occasione d’oro per riaprire il mondiale, con una bella qualifica. Tanto più che
Alonso era stato primo nella Q1 e secondo nella sessione seguente. La
F138, su una pista a carico aerodinamico medio-basso,
era competitiva sia con l’asciutto che col bagnato. Eppure
Alonso e Massa domani scatteranno dalla
quinta fila, ultimi dei “top ten”.
Tante voci dopo la qualifica hanno detto:
strategia sballata. Ma
non è vero, o non completamente. Nel caso di
Massa, è stato preso un
rischio - uscire subito nella Q3, come
Di Resta - legato a una “scommessa” sul meteo. Prevedendo cioè che la pioggia continuasse. Così non è stato, ma non si può parlare di errore. L’
errore, quello vero, lo ha compiuto
Alonso. Che poteva addirittura partire in pole senza il
testacoda alla curva 14 Stavelot, nel primo giro lanciato.
Ma per quanto
Fernando abbia cercato di fare cortina fumogena, resta il fatto che l’uscita di traiettoria, da sola, non giustifica i
10 secondi persi. 2’13”157 nel giro “incriminato”, 2’03”482 in quello successivo.
«Ho recuperato tre secondi nel giro dopo, quindi ho avuto fortuna», ha tentato di spiegare
Fernando. Ma non è vero: quel ritardo gli è costato l’
ultimo giro, quello in cui tutti gli altri hanno migliorato, perché
la pista si stava asciugando.
E probabilmente - ma questo la
Ferrari non lo può certo confermare - se il pilota avesse spinto un po’ di più dopo l’errore, ce l’avrebbe fatta a
non prendere bandiera, visto che quando è passato sul traguardo la sessione era ufficialmente
conclusa da appena
cinque secondi. Quindi quello di
Alonso sarebbe un
doppio errore, in un momento in cui non poteva permetterselo. Almeno per questa volta, le
colpe sono più del pilota che della squadra.