Dopo il buon risultato di
Romain Grosjean in India a seguito di una gara
con un solo pit-stop, ci si aspettava che qualcun altro avrebbe optato per questa scelta anche nella corsa di
Abu Dhabi, sul cui tracciato è oltretutto più facile gestire le gomme. Invece questa strategia è stata seguita solo dalla
Force India, che ha piazzato
Paul Di Resta 6° e Adrian Sutil 10°: un risultato apprezzabile per un team non di vertice assoluto, anche se i piloti hanno avuto da fare per difendersi da
Hamilton (niente di meno) e
Maldonado. Non si ha la controprova
di Button e di Raikkonen, uno costretto a cambiare quasi subito le gomme medium del via per la sostituzione del musetto danneggiato, l’altro fuori gara già dopo una curva e anche lui partito con le medie.
Chi poteva provarci era peraltro la
Ferrari, in gara più in forma del previsto, tanto da essere in grado di effettuare il primo cambio gomme da soft a medie al 17° e al 19° giro (prima Alonso e poi Massa) quindi con 39 e 37 giri restanti:
non impossibile. Tuttavia hanno effettuato entrambi un secondo pit-stop, in cui fra l’altro Alonso ha avuto
l’episodio con Vergne che potrebbe costargli parecchio (stiamo ancora aspettando eventuali decisioni dei commissari) mentre a Massa sono state montate di nuovo le gomme a mescola media quando invece
erano meglio le soft (era il 39° giro sui 55 totali). Analizzando però
la gara di Alonso, si vede come alla fine sia arrivato a 32”3 da chi lo precedeva, Grosjean: quindi anche nel più favorevole dei casi
una sosta in meno non sarebbe stata sufficiente a recuperarlo. Oltretutto sul finire lo spagnolo con le soft ha invece girato fortissimo ottenendo infatti il crono top della gara. Insomma, l’unica “tattica alternativa” che gli avrebbe permesso un risultato migliore, era quella di partire più avanti...
Allora alla fin fine viene da dire che sul traguardo resta comunque rispettata quella che è semplicemente
la competitività delle varie monoposto, a prescindere dalle strategie adottate. E se vogliamo non è solo questa gara a dimostrarlo, pur se lo ribadisce con le
Red Bull sempre irraggiungibili, mentre
Ferrari, Mercedes e Lotus sono sempre lì che se la giocano. A questo punto, dunque, siamo davvero sicuri che favorire un alto numero di cambi gomme renda
davvero più vivaci e sportivamente interessanti le gare? O piuttosto che non le renda
artificiosamente caotiche e quindi poco comprensibili per il grande pubblico? Anche perché non tutti hanno a disposizione
il tablet della Pirelli con i relativi grafici prestazionali e le proiezioni di risultato secondo la situazione...
Forse per rendere più aperta la competizione basterebbe che le gomme non andassero subito in “pappa termica” non appena un pilota
pesta un po’ di più con il gas. Poi per forza che non si vedono più le
intraversate in accelerazione alla Peterson o Villeneuve (padre). Questo a prescindere dalla durata.
Voi cosa ne pensate?
Maurizio Voltini