Bernie Ecclestone non fa mai niente per caso. Ha annunciato assieme alla Cvc, la società-madre che detiene i diritti della F1, che
si dimette da presidente della società che gestisce la F1, dove manterrà però tutti gli
incarichi operativi. Quindi formalmente
non sarà più il capo ma continuerà ad agire come tale.
Attenzione però, perchè
le sue decisioni saranno soggette a "maggior controllo" da parte del
Presidente del Consiglio d'Amministrazione,
Brabeck e del
co-fondatore Donald MacKenzie, che avranno voce in capitolo anche nella firma di contratti e
"altri accordi commerciali".
Non è casuale la scelta di tempo, perché proprio in questi giorni
la Procura di Monaco di Baviera ha annunciato l’
avvio dell’azione legale contro di lui e quindi il gesto serve a privare la società che organizza la F1 da eventuali conseguenze legate a una possibile condanna di Ecclestone. Secondo fonti tedesche, l’accusa avrebbe convocato ben
39 testimoni, fra i quali figurano nomi illustri, come l’ex presidente della Daimler,
Jürgen Hubbert, e l’ex ministro delle finanze dela Baviera,
Faltlhauser. Secondo le stesse fonti il processo inizierà a fine aprile. Sarebbero quindi falliti i tentativi degli avvocati di trovare una
mediazione extragiudiziale.
L'accusa è sempre quella di
corruzione mediante dei
44 milioni di dollari che il capo della Fom avrebbe versato a
titolo di bustarella al banchiere Gribkowsky, per facilitare il passaggio di consegne della
holding F1.
Passa così in secondo piano la notizia che proprio
Bernie, due giorni fa, ha annunciato di avere fatto un’offerta per rilevare il circuito del
Nürburgring. Ma davvero non c’è correlazione tra i fatti?
Pensiamoci:
Bernie non compra niente se non c’è da guadagnare. E acquisire la proprietà di un circuito, per giunta
gravato di debiti, oggi non è quasi mai un buon affare. E se fosse, allora, un tentativo per ingraziarsi l’opinione pubblica tedesca?
(a.a.)