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Ferrari F14 T: l'analisi tecnica

Il muso è la prima cosa che colpisce della F14T: tre erano le possibili interpretazioni per rimandere nei dettami del regolamento: chiamiamole “formichiere”, “tricheco” e “ornitorinco”. La McLaren appartiene alla prima famiglia, la Lotus alla seconda, la Ferrari alla terza. Quest’ultima è l’interpretazione più letterale delle regole. Abbiamo quindi un vistoso gradino, ma a differenza di altre vetture è tutto il muso che si abbassa fino all’altezza prescritta di 185 mm, non soltanto l’appendice anteriore. Abbiamo quindi, probabilmente, una maggiore semplicità strutturale, ma anche un diverso concetto aerodinamico, perché la parte bassa e larga del muso interferisce in modo diverso con il flusso d’aria che scorre al di sotto. Proseguendo verso indietro, si nota la sospensione anteriore che ha conservato - come da ultime indiscrezioni - lo schema a tirante pull-rod in uso fin dal 2012. La Ferrari “rischia” di essere l’unica vettura 2014 con questa soluzione. Il pull-rod resta ovviamente anche dietro. Le fiancate sono sorprendentemente snelle, rispetto alla F138 dell’anno scorso, nella vista in pianta, con una imboccatura leggermente diversa e forse più sporgente. Questo perché il motore V6 ha minori esigenze di raffreddamento rispetto all’otto cilindri. È vero però che ci sono da raffreddare i due motir elettrici e soprattutto c’è l’intercooler per il turbo. A prima vista, la Ferrari sembra avere fatto un lavoro di miniaturizzazione “estremo” sullo smaltimento del calore. Nella vista posteriore notiamo due sfoghi circolari ai lati dello scarico. L’ala dietro ha un doppio montante e anche sulla Rossa si nota lo sforzo per carenare elementi della sospensione in modo da ricreare - in parte - i vantaggi del profilo inferiore oggi abolito per regolamento. Infine i freni: la Brembo sta ancora lavorando al brake-by-wire posteriore, quindi vedremo a Jerez soluzioni non definitive.