Dall'inviato di Autosprint a Melbourne (Australia): Alberto Antonini
Australia, terra di
Ferrari. Non solo per l’entusiasmo degli appassionati (tanti di origine italiana), ma perché
la Rossa qui ha raccolto innumerevoli successi. Da quando si corre - 1996 - all’
Albert Park di Melbourne, ci sono stati sei trionfi: con
Irvine nel ‘99, tre consecutivi con
Michael Schumacher (continuamo a rivolgergli un pensiero) dal 2000 al 2002 e poi ancora nel 2004, e infine con
Raikkonen nel 2007. Sette anni. Era il
debutto di Kimi in rosso. Un po’ come oggi, al suo ritorno in squadra.
Iceman è anche il campione in carica di Melbourne, il vincitore dell’ultima edizione, un anno fa con la
Lotus. Ma parlando a una conferenza stampa organizzata dalla Shell,
Kimi è stato molto prudente:
«Per adesso, mi basterebbe salire sul podio».
Anche
Fernando Alonso ha dei buoni precedenti a Melbourne: vinse nel 2006, mentre nel 2010 al suo debutto con la
Ferrari, proprio come
Raikkonen nel 2007, conquistò la prima gara del campionato. Ma allora si correva in Bahrain. Oggi
Alonso è cauto:
«Non è proprio possibile predire un risultato qui. Non dobbiamo guardare gli altri, dobbiamo concentrarci sul nostro lavoro e cercare di ottimizzare tutte le componenti». Un po’ sui toni di quanto dichiarato dal direttore tecnico
Pat Fry:
«Nostro obiettivo per la gara sarà trovare l’equilibrio migliore fra i due tipi di potenza, termica ed elettrica, e i consumi».
Punti di forza della
F14 T: un buon controllo di
frenata con il suo sistema brake-by-wire, indispensabile su una pista dal ritmo spezzato come questa. E poi la velocità massima, che a sua volta è frutto di esperimenti sul miglior compromesso tra carico e penetrazione aerodinamica.
Punti deboli: una prestazione motoristica complessivamente inferiore rispetto ai
Mercedes. E alcuni problemi non del tutto risolti sull’affidabilità, legati proprio ai
motori elettrici.
Di sicuro c’è che la
Ferrari ha preso altre strade rispetto a
Mercedes e
Renault per la propulsione ibrida. In particolare per l’uso dello
Mgu-H (legato al turbo, che non trasmette potenza direttamente alle ruote) e della cosiddetta scalata di marcia “elettrica”, dove il motore cinetico
Mgu-K interviene al posto del classico colpo di gas.