Dal nostro inviato a Sepang (Malesia): Alberto Antonini
Ormai tra
Fia e
Red Bull è guerra. Anche nella prima giornata di
prove in Malesia il team ha denunciato
irregolarità nella misurazione del flusso. Le stesse che, volutamente “ignorate” dalla Red Bull, avevano causato la
squalifica di Ricciardo in Australia.
In Malesia, sulla vettura di
Daniel è stata rimpiazzata una delle ormai famose
sonde a ultrasuoni.
«Non sono fluttuazioni, valori incostanti», spiegava
Christian Horner.
«C’è una variazione fissa rispetto alla vera portata di carburante».
La
Fia ha risposto con una conferenza stampa nella quale
Charlie Whiting, il delegato tecnico, ha affermato:
«Se un sensore funziona male, ce ne accorgiamo subito. Se funziona, è sempre preciso». E ha ribadito che
«le sonde della Gill sono gli unici sensori omologati dalla Fia».
In teoria, se queste sonde non funzionano, potrebbe essere il
modello di telemetria del team a fare riferimento per il consumo istantaneo, la portata non superiore a 100 Kg/ora (da NON confondere con il consumo totale di 100 chili a gara). Ma l’ingegnere della Federazione,
Fabrice Lom (ex
Renault) si è spinto oltre affermando:
«È il sensore che deve tarare il modello, non viceversa». E un’altra sua frase,
«se ci vengono forniti dati onesti, li possiamo correggere», fa capire quale sia il clima tra
Fia e
Red Bull.
Ma c’è davvero la possibiità di
barare sul flusso di benzina? Probabilmente sì. Perché
sulla Red Bull le sonde leggono effettivamente valori sballati, e la causa più probabile sono i
campi magentici generati dal Kers. Però i sensori sull’impianto di iniezione sono estremamente precisi. Difficile che Red Bull non sappia davvero quanto sta consumando in ogni istante. Il sospetto, inutile negarlo, dilaga.