dal nostro inviato a Kuala Lumpur (Malesia): Alberto Antonini
Mercedes inarrivabile, ma che fatica. Ci voleva
Lewis Hamilton per domare la W05
sull’asfalto fradicio di Sepang, con un distacco minimale - 55 millesimi di secondo - sulla
Red Bull di Vettel, che recrimina anche di aver preso bandiera prima dell’ultimo giro “buono”. Ma, forse, la Mercedes ha giocato troppo in difesa, consapevole di avere un vantaggio di vettura che al mattino, sull’asciutto, superava il secondo.
«Sì, con il sole abbiamo ancora un grosso margine, con la pioggia meno», dice
Nico Rosberg. Un margine che si può ascrivere ancora alla “power unit” molto più a punto dei motori avversari. Sull’asfalto secco, questo si traduce in potenza. Sul bagnato, in gestione della coppia motrice. Va notato come la
Red Bull fosse più in difficoltà nelle ultime libere rispetto alla qualifica. La RB10 in condizioni di maltempo può già contare su un
carico aerodinamico (aderenza, quindi) molto elevato. Mentre la pioggia diminuisce l’importanza dei cavalli motore.
Non a caso,
Kimi Raikkonen ha lamentato proprio questo problema sulla
Ferrari, decisamente in crescita ma ancora un po’ immatura nella gestione di motori e centraline. La prestazione di
Fernando Alonso - e quella dei
meccanici Ferrari - andrà trattata a parte.
«Se avessimo avuto ancora gomme da usare - sorrideva
Stefano Domenicali -
potevamo tentare la prima fila». Invece, all’ultimo momento Rosberg è riuscito a portare via a Fernando il podio del sabato.
La
pioggia ha dimostrato quanto critico sia il
controllo di queste monoposto, con motori a volte scorbutici e meno carico alare. Adesso il discorso si sposta alla gara, sempre con previsioni di
possibili temporali. La
strategia Ferrari era di occupare la seconda fila e bruciare le
Mercedes in partenza, per poi tenersele dietro... finché si può, nei primi giri. Una macchina, nei primi quattro, l’hanno piazzata. Ma è più facile che domani
Alonso possa - e debba - giocarsela con
Vettel.