Anche stavolta è andata male: le sofisticate (e costose)
sonde della Gill, prodotte per conto della
Fia e montate sulle nuove
F.1, hanno fatto cilecca. Nel caso della
Red Bull di
Ricciardo, però, questa volta la Fia ha acconsentito a prendere per buona la misurazione del team, rivista con un fattore di correzione calcolato dagli stessi tecnici federali.
Resta però un dubbio: come mai la stragrande maggioranza - il 95 per cento secondo ‘auto motor un sport’ - dei
guasti ai rilevatori si ha su monoposto motorizzate Renault? A Sepang, a parte
Ricciardo, ci sono stati problemi anche su entrambe le
Toro Rosso e sulla
Lotus di
Maldonado.
Non si può dare la “colpa” alla
benzina, perché non è la stessa per tutti.
I modelli di calcolo si basano su un
campione di carburante di 50 Kg fornito dalla stessa squadra, ma mentre
Red Bull e
Lotus usano
Total, la
Toro Rosso “fa il pieno” alla
Cepsa. Né si possono chiamare in causa le
vibrazioni del motore, almeno a sentire gli esperti
Fia:
«Non sono un fattore di disturbo», dice l’ingegnere ex Renault
Fabrice Lom, oggi in Federazione.
Allora si fanno strada due ipotesi. Primo, che la sonda - installata nel serbatoio proprio sopra il recupero di energia - sia
soggetta a campi magnetici non adeguatamente schermati su certe vetture. Secondo, che le
modifiche apportate dalle squadre in questione abbiano
compromesso la funzionalità delle sonde. L’
allacciamento al flusso del carburante, infatti, è stato modificato, a quanto pare per
ragioni di peso (anche se tutta la sonda pesa appena 300 grammi...).
All’interno del sensore ci sono infatti dei cilindretti di vetro. È la velocità con la quale una certa quantità di benzina passa da un corpo all’altro a dare la misura del flusso, rilevata con ultrasuoni. Possibile che la Fia non abbia dato istruzioni per il corretto
montaggio delle sonde?
(a.a.)