Cosa ne pensate del
film “Senna” che Italia Uno ha trasmesso lunedi 28 aprile in prima serata? Il
bellissimo documentario del regista indiano Asif Kapadia traccia la storia di
Ayrton Senna dalle origini, quando correva in karting (con una squadra italiana, la Dap) fino ai suoi anni di
Formula Uno.
Si tratta, come avrete visto, di un
documentario che usa moltissime sceme di gara ufficiali fornite dalla tv di
Ecclestone, ma anche di lunghi spezzoni di interviste in cui Senna si racconta.
Interviste raccolte qua e là dalle trasmissioni di Rete Globo (la tv nazionale brasiliana) e commenti della tv americana Espn. Ci sono anche lunghi brani tratti dalle conferenze stampa ufficiali in cui
Senna dava le proprie impressioni su alcuni argomenti scottanti del momento.
Il
film sorvola in fretta gli anni della
Toleman e della
Lotus e si sofferma invece a lungo sul
dualismo fra Ayrton e Alain Prost, raccontando attraverso inedite immagini tv dei briefing dei piloti il contrasto esistente fra le posizioni di
Senna e quelle di
Prost e del
presidente Fia Jean Marie Balestre che lo combattevano politicamente. La
tragedia di Imola è ben raccontata, fin dalle ansie della vigilia, con gli
incidenti di Barrichello e Raztenberger, e le preoccupazioni di
Ayrton.
Se vogliamo trovare un difetto al
film, è che è raccontato da una prospettiva troppo anglosassone, perciò un po’ “fredda”. Il film, di produzione inglese, fa ricorso esclusivamente a interviste rilasciate da
Senna alla tv brasiliana o a quelle anglosassoni. S
i coglie la presupponenza della cultura inglese di ritenere degno di nota solo quello che accade nella loro sfera. Manca l’
Ayrton Senna “italiano”, quello che i giornalisti italiani conoscevano bene perché
Senna si esprimeva meglio nella nostra lingua; forse per affinità di sentimenti, con noi italiani si lasciava
andare di più alle proprie emozioni: dal rapporto mai concretizzato con la
Ferrari, ai suoi sentimenti verso l’amicizia e al rapporto con la fede cristiana.
Manca insomma quel lato più “intimista” di
Senna che con noi italiani veniva fuori e con gli inglesi no. Avendo il regista scelto solo materiale video di provenienza brasiliana e inglese, non esistono eprciò alcune scene chiave importanti per comprendere la personalità di
Senna e i
tormenti che stava vivendo: ad esempio tutta la
scena della finta pace Senna-Prost, con
tanto di stretta di mano maturata in conferenza stampa al
Gp di Monza 1990 e le dichiarazioni un po’ ipocrite dei due; manca perché il dialogo (che paralizzò all’epoca la sala stampa) avvenne tutto in italiano e come abbiamo detto il regista ha usato solo filmati in altre lingue.
Per lo stesso motivo
manca anche - grave assenza perché importante ai fini dei sentimenti reciproci e per cpaire i veri rapporti tra i due - lo spezzone di
affettuoso saluto in griglia di partenza fra il campione brasiliano e
Prost, ormai ritirato dai Gp, a
Imola ‘94 pochi minuti prima del fatale incidente. Fu un dialogo radio fra i due, fra
Ayrton seduto in macchina in griglia di partenza e
Prost dalla cabina di commento tv dove era commentatore per la tv francese TF1. Con quella emozionante frase “Alain, mi manchi” pronunciata da Senna ai microfoni della tv francese. Un dialogo esclusivo e chiarificatore chissà perché dimenticato dal regista.
Ma a parte queste mancanze, il
film “Senna” di 106 minuti, è uno
spaccato eccellente della vita agonistica di Ayrton, con
bellissime immagini, alcune davvero inedite, che a
distanza di 20 anni dalla tragedia è in grado di
emozionare fortemente i telespettatori che hanno vissuto quei giorni. Ed è in grado di chiarire ai più giovani, che
Senna non l’hanno mai visto correre,
perché il brasiliano sia entrato nella leggenda del motorsport.