dal nostro inviato a Montreal: Alberto Antonini
È sempre
Mercedes, e su una pista così c’erano pochi dubbi. Ma rispetto al tipo di pista, stavolta è stata sorprendentemente dura. Contro le
Williams nelle fasi iniziali, almeno finché
Hamilton e Rosberg non hanno usato profusamente il “bottone magico” che dona un surplus di potenza (lo stesso usato in gara da Nico In Bahrain e da Lewis in Spagna, contro il volere del team). Ma anche contro
Vettel nel Q3. Sebastian è staccato “solo “ di sette decimi dalla
pole di Rosberg, nonostante la Red Bull paghi al duo d’argento circa
nove chilometri all’ora nel rilevamento in rettilineo.
Vettel infatti il suo “miracolo” lo costruisce nel secondo settore, in pratica una doppia esse, dove riesce a essere secondo solo a Nico. Nello stesso punto invece, fra le curve 8 e 9,
Hamilton ha perso le speranze per la pole.
Incredibile che, con il vantaggio che ha di motore la
Williams non sia riuscita a battere il campione del mondo nelle qualifiche; comunque
Bottas e anche
Massa sono ben piazzati per la gara, in condizioni di passare
Vettel in rettilineo e anche di batterlo sul passo gara, visti i bassi consumi della FW36. Sprofonda invece la
Ferrari, con
Alonso relegato al settimo posto e
Raikkonen in fondo alla Q3 dalla mancanza di gomme fresche, visto che aveva il solo treno extra di super soft per la fase finale. Come ha riconosciuto
Alonso, i segnali incoraggianti delle prove libere sono soprattutto dovuti a programmi diversi da quelli degli altri, “con meno benzina e assetti differenti”. In sintesi: si lavora di più per la qualifica solo che poi la qualifica va quasi sempre peggio della gara. Perché?