dal nostro inviato a Monza: Alberto Antonini
Dal 2010, da quando cioè sono stati aboliti i rifornimenti in gara,
a Monza vince chi fa la pole position. Nel 2009 la Brawn Gp si “inventò”, con
Barrichello, una tattica a sorpresa. Ma oggi è impossibile. Pneumatici a mescola dura, “di cemento” come dice
Hulkenberg, e il lunghissimo tempo di percorrenza della pit-lane congelano le strategie possibili
a una sola sosta. Da fare quasi a piacere, perché anche le medium ieri tenevano la distanza, anche se qualcuno (vedi
Williams, vedi
Alonso) si trova quasi meglio con le hard, in teoria più lente di mezzo secondo al giro.
Nessuno, però, è al sicuro. Perché anche se parliamo di una pista dai sorpassi difficili, quest’anno il
gioco delle scie può essere determinante. Ieri alla “speed trap” si sono toccati, con
Rosberg, i 353 km/h. Potenzialmente, si può crescere di altri 10-12, inseguendo da vicino un avversario con il Drs aperto e sfruttando l’effetto-risucchio. Aiuta, quest’anno, il fatto che nessuno rischia di andare a
limitatore con l’extra-velocità. Perché l’ottava marcia è lunga e il limite regolamentare dei 15mila giri di regime non viene mai neppure avvicinato.
Questo potrebbe favorire la
Williams, che conta sul passo gara messo in mostra da
Bottas venerdì e aveva previsto di cedere alle
Mercedes la prima fila. Per la
Ferrari, però, sarà difficile battere le due
McLaren, qualificate davanti ad
Alonso, in velocità. Lo abbiamo visto già a Spa, la F14 T non ha l’allungo dei motorizzati Mercedes. Al massimo Fernando potrebbe tenere a bada, in rettilineo, la
Red Bull, a cui stavolta un’ala posteriore super-piatta non ha giovato più di tanto. Ma parliamo, a scanso di sorprese e/o miracoli, di una
lotta ai piedi del podio.