Da
Monza a
Singapore, ovvero da rotazioni a 50 giri al secondo a problemi del tutto diversi. La
Pirelli ha affrontato la trasferta di Singapore con le mescole più tenere. E subito è emersa la
differenza abissale fra la Soft e la Supersoft: due secondi e mezzo al giro nelle prove libere, circa due secondi durante le qualifiche. Una caratteristica che ha costretto tutti a utilizzare la specifica a banda rossa già dalla Q1.
Paul Hembery, responsabile della Casa milanese, ha spiegato così la differenza di prestazione:
«È dovuta a due fattori distinti: uno è il “socketing”, la capacità della gomma di “riempire” le rugosità dell’asfalto, deformandosi. L’altra è una caratteristica di adesività, che aiuta sulle superfici di asfalto più lisce. La supersoft ce l’ha, è dovuto a un fattore chimico, le altre specifiche quasi niente. Ci ha sorpreso la durata di questi materiali plastificanti: si potrebbe pensare a un surriscaldamento immediato, invece le gomme hanno tenuto».