Quando se n’era andato dalla
Ferrari, a fine 2013, qualcuno aveva addirittura festeggiato: ormai per i tifosi
Felipe Massa non era più il pilota che nel 2008 fu
campione del mondo per pochi secondi (concludendo comunque 2°) bensì il simbolo di ciò che a Maranello non funzionava più. Ma il brasiliano ha saputo ripartire (quasi) da zero e
approdato alla Williams, dove ha trovato una macchina e un motore Mercedes che l’hanno supportato, ha dimostrato di essere ancora veloce, ritrovando serenità e credito.
Siamo chiari: l’unica
pole position “non Mercedes” dell’anno è sua, in Austria, e se sei davvero “senza più piede” è qualcosa che non avresti mai avuto la possibilità di ottenere. Certo, resta il fatto che a fine campionato Felipe ha meno punti di
Valtteri Bottas, il suo compagno di squadra che peraltro è una delle rivelazioni dell’anno, e pure dell’ex compagno
Fernando Alonso. Ma in questo risultato finale entra in gioco una “componente” che non sembra averlo abbandonato:
la sua proverbiale sfortuna.
L’elenco delle avversità parte subito alla prima curva della stagione, quando allo start di
Melbourne viene travolto da
Kamui Kobayashi a ruote bloccate. Prosegue con l’incomprensione su
Sergio Perez a
Montreal; quindi con la carambola di
Kimi Raikkonen a
Silverstone che coinvolge pure lui; infine con il capottamento di
Hockenheim per aver incrociato malamente la traiettoria con
Kevin Magnussen. Incidenti che non l’hanno visto direttamente responsabile, pur se un paio di volte non ha magari fatto tutto il possibile per evitarli. Ma va pure rilevato come nelle ultime partenze della stagione
Massa abbia cambiato registro, evitando di “chiudere” se non era sicuro di avere la traiettoria libera: dimostrando così di non avere l’atteggiamento di chi si considera già “arrivato”, ma piuttosto quello di chi sta iniziando una (nuova) carriera.
Insomma, una stagione per
Felipe che alla fine ha fatto dire a
Pat Symonds:
«È risultato più veloce di quanto pensassi». E il direttore tecnico della
Williams aggiunge:
«Certo, sapevamo bene come non molto tempo fa avesse quasi vinto il campionato. Ma io non lo conoscevo molto bene prima del suo arrivo, invece si è dimostrato una gran persona e un gran giocatore di squadra. Ora è nel posto ideale e lo stesso può dire il team sui piloti: penso sia l’esempio di come certe persone abbiano bisogno dell’ambiente giusto per dare il massimo. Gli abbiamo dato la libertà di cui aveva bisogno, e lui in ritorno ci ha dato tanta credibilità, velocità e punti (quelli che hanno permesso alla Williams il 3° posto nel campionato costruttori, ndr).
Sono solo frustrato - conclude
Symonds -
quando guardo indietro e conto tutti i punti che avremmo potuto incamerare senza certi incidenti, ma ci sono cose che non si possono evitare».
Maurizio Voltini