Intendiamoci: sono ormai parecchi anni che il
fuoco ha finito di terrorizzare come una volta, quando cioè
bastava un incidente per ricordare al pilota come fino a quel momento avesse corso quasi “fasciato” dai serbatoi del carburante. Ma gli
incendi sono tornati a farsi vedere più di una volta in questa stagione 2014. E pur se manifestatesi in modo meno preoccupante rispetto al passato, non sempre le
fiamme sono rimaste confinate all’uscita dello scarico. Così ogni tanto il pilota coinvolto ha dovuto affrettarsi a lasciare la monoposto, pungolato dal calore che arrivava alle sue spalle.
I motivi sono stati molteplici e non hanno risparmiato molti protagonisti, ma al tempo stesso sono tutti riconducibili a un unico fattore “scatenante”:
le nuove power unit 2014. E non sempre perché i motori - intendendo la parte meccanica dell’apparato propulsivo - talvolta superavano i propri limiti strutturali, sparando in giro metallo rovente e olio bollente; questo anche perché spremuti al limite della loro
affidabilità nel tempo, per via delle regole che limitano il numero di componenti durante l’anno. Infatti in altri casi è stata la loro stessa
complessità a causare surriscaldamenti e incendi, in particolare per batterie e componenti elettriche arrivate ai limiti dell’incandescenza.
Ma di riflesso questa
complicazione ingegneristica ha pure, in certi casi,
sviato la concentrazione dei tecnici da apparati solitamente molto meno problematici. Da quanto non si sente di
benzina che “sfugge” dal sistema di iniezione, sebbene a elevatissima pressione? Eppure è ciò che è capitato nelle qualifiche ungheresi a
Lewis Hamilton, facendo seguito al rogo precedente, in Germania, patito dalla Toro Rosso di
Daniil Kvyat (questo per olio finito sugli scarichi, invece). Per non parlare, più verso fine stagione, dei falò di
Fernando Alonso e di
Pastor Maldonado (quest’ultimo addirittura applaudito dal meccanici Lotus) altrettanto coreografici pur se confinati all’uscita del turbo. Peccato solo che gli appassionati non si riferissero a questo, quando chiedevano delle competizioni più accese…
Maurizio Voltini