Più si va avanti e più appare chiaro che la
Ferrari SF15-T è una macchina molto buona e che ha soprattutto fra i suoi indubbi punti di forza il fatto di
sforzare meno degli altri i pneumatici. Allo stesso tempo, tuttavia, è altrettanto evidente che la
Mercedes W06 è e resta
la monoposto più veloce nel parco macchine F1 del 2015. Così se da un lato è ovvio che i tecnici di
Maranello cerchino di sfruttare il vantaggio del minor degrado di gomma con opportune strategie, è altrettanto naturale che quelli di
Brackley non vadano certo a gettare alle ortiche il gap cronometrico che riescono ad esprimere al meglio sul "giro secco".
E così come la
Ferrari ha impostato la propria strategia di gara a
Shanghai in un ben preciso modo per avvantaggiarsi del miglior sfruttamento gommistico, allo stesso modo la
Mercedes non è stata a
subire passivamente e ha contrattaccato proprio su questo fronte con una sorta di "marcatura a uomo". In soldoni,
ha fatto la sua gara proprio sulle Ferrari (che già è una sorta di riconoscimento). Per cui se era prevedibilissimo che queste avrebbero montato nuovamente un set di gomme soft gialle al primo pit-stop (quello salvato in Q3) e quelle medie bianche solo nell'ultimo stint, ecco che la
Mercedes non ha fatto altro che copiare pari pari
la medesima tattica (avendo pure loro un set risparmiato in Q1).
Certo, non è che sia tutto così facile: i
problemi di degrado restavano, mica sparivano d'incanto, anzi il rischio peggiorava proprio per la scelta di usare due volte la mescola più morbida e "critica". Per questo
la Mercedes ha adottato una strategia attendista: vale a dire, ha detto ai suoi piloti di non spingere al massimo. Non prendiamola in modo offensivo e/o sarcastico, è sempre tutto relativo al fatto di avere comunque
Vettel e Raikkonen subito dietro, eh! Però la parola d'ordine per
Hamilton e Rosberg è stata quella di pensare soprattutto a
gestire le gomme e il margine prestazionale, "spingendo" giusto quel tanto che serviva
a stare comunque davanti. Dopotutto, i 5-9 decimi di vantaggio sul giro mostrati in prova potevano consentire questo margine di gestione-controllo.
Ecco così che
si giustificano tante situazioni viste in pista: dalle capacità e possibilità di
Hamilton di "sparare" dei crono pazzeschi ogni qualvolta serviva, alle rimostranze di
Rosberg per il presunto dolo del compagno nel rallentare un po' troppo e favorire il
recupero di Vettel sul tedesco, come pure le preoccupazioni di Nico che non voleva "farsi sotto" al capofila
per non rovinare le gomme (per via dell'instabilità aerodinamica causata dai vortici di chi sta davanti) che era la prima cosa su cui concentrarsi. Insomma,
le Mercedes hanno corso "di (relativa) conserva".
Ora, prima che i
ferraristi si straccino le vesti o comincino a ironizzare,
analizziamo la cosa anche dal punto di vista opposto: le Mercedes non hanno forzato quanto potevano, certo, ma perché farlo avrebbe potuto
compromettere la gara. Potevano andare più veloci, sì, ma a costo di
rovinare le gomme e rischiando quindi un epilogo "malese". Quindi non si pensi che abbiano fatto semplicemente quello che volevano e "giocato come il gatto col topo": hanno saputo sfruttare al meglio le proprie possibilità (bravi) ma la paura che
qualcosa potesse andare storto o si spezzasse l'equilibrio fra prestazione e risparmio gomme, è sempre stata presente. E lo dimostra il fatto che anche in questa occasione si sia imposta a
Rosberg la medesima tattica di
Hamilton e non sia stato lasciato libero di correre o impostare sue strategie differenti, proprio per impedire che la situazione potesse sfuggire di mano.
Insomma, nell'occasione di
Shanghai la competizione è stata "sottile" ma presente, per quanto non abbia giovato granché allo spettacolo - al quale hanno contribuito ben di più
Maldonado o la lotta fra
Ricciardo ed Ericsson - e soprattutto va a confermare la
Ferrari come solida seconda forza in campo, oltretutto
non tanto in là rispetto alla Mercedes anche su una pista non "amica". La prestazione Ferrari va valutata anche su un
evolversi sfavorevole della situazione in gara: per cominciare, con la
tattica Mercedes impostata in quel modo, si è cercato di passare all'
undercut in alternativa, anticipando cioè i cambi gomme specie con Vettel. Non ha funzionato, e oltretutto così si è pure
vanificato gran parte del vantaggio nel possibile
sfruttamento prolungato delle gomme soft.
In più, una volta preso atto che nell'ultimo stint con le gomme medie non si poteva più
tenere il passo dei capofila,
Vettel ha un po' tirato i remi in barca. Per questo non si deve prendere troppo negativamente il distacco sulla ventina di secondi rimediato prima dell'ingresso della
safety car, ma considerare piuttosto che la Williams era a oltre il doppio dalle Mercedes. Insomma, la macchina e
tutta la squadra hanno dimostrato di "esserci" anche in questa occasione, fermo restando che occorre
continuare a lavorare per ridurre il gap dalle vetture tedesche. Ma ci pare sia quello che in
Ferrari stanno già facendo, no?
Maurizio Voltini
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