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Rosberg e gli sbagli in qualifica

“Ho sbagliato tutto!”. È laconico Nico Rosberg nel riassumere la sua peggiore qualifica del 2015. Ancora una volta battuto dal compagno (e sono 4!) e ancora una volta battuto dalla Ferrari di Vettel, come in Malesia. “In Bahrain ho fatto la pole per due anni di fila ma stavolta ho sbagliato tutto”, commenta. “Un errore strategico il mio: ho pensato troppo alla corsa e ho sottovalutato la velocità di Vettel sul giro e quello che mi sarebbe costato”. Che significa? Lo spiega meglio lui stesso: “Significa che sono andato troppo piano in Q2 e non ho trovato il ritmo. mentre nella Q3 ho sbagliato ancora una volta a adoperare un set di gomme usate all’inizio. Uno sbaglio. Sono deluso. Il mio giro non era male, ma non avevo ritmo”. Poi ai microfoni di Sky userà nel suo perfetto italiano un termine ancora più chiaro: “Sono stato uno scemo. Ma arrabbiarsi non serve a niente: devo pensare positivo”. Quello di Rosberg non è stato un errore di guida, uno svarione di quelli che si notano in tv, ma un errore di strategia. Uno sbaglio invisibile che però si ripercuote nel cronometro. Per capire l’errore di Rosberg bisogna comprendere come funziona la guida di una F.1. L’aderenza in curva - e quindi anche il momento in cui il pilota imprime la sterzata per portare l’avantreno alla corda o pesta sul gas in uscita di curva - dipende molto dal grip della gomma. Da medie a soft c’è una gran differenza; ma anche da soft usata a soft nuova. Ma i piloti, durante il giro, sono anche tenuti specie in Q2 a preservare le gomme soft nel loro giro veloce senza maltrattarle al massimo perché poi dovranno usarle anche in gara. Però se uno guida troppo dolcemente e non maltratta abbastanza macchina e gomme nel giro con gli pneumatici usati, poi rischia di non riuscire a trovare il ritmo e i riferimenti giusti quando dovrà poi montare la gomma nuova e sfruttarla al massimo nel giro della pole. Ecco, Rosberg si lamenta di quello: di esser stato "troppo conservativo” in Q2, per cui quando doveva fare il giri veloce in Q3 gli mancavano i riferimenti ideali per andare il più forte possibile. Anche questo però dimostra che Nico sia un campione “costruito” perché Hamilton, a questi limiti naturali passando da una gomma all’altra, ci sa arrivare subito grazie al suo istinto di corridore puro. a.s.

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