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F1, Sauber: la ricerca sui motori la paghino i costruttori

Esiste un problema di indirizzo tecnico per la Formula 1 oltre il 2016. Non è un mistero che ci sia la fazione dei favorevoli al ritorno ai motori aspirati V8, rappresentata da Ecclestone essenzialmente, mentre i motoristi vorrebbero continuare con le attuali power unit ibride. Le chance che si vada nella direzione auspicata da Ecclestone sono pressoché nulle, con una Formula 1 destinata ad apportare cambiamenti allo schema odierno, identificati in una maggiore potenza massima, da ottenere intervenendo sul flusso orario di carburante. Non si tratta di un intervento “indolore” per le finanze, o almeno così sembra prospettarsi. Incrementare i cavalli vorrebbe dire lavorare sui componenti interni del motore termico, da rivedere per adeguarli alle maggiori sollecitazioni alle quali verrebbero sottoposti, senza intaccare l’affidabilità, come sottolineato nei giorni scorsi da Toto Wolff. Chi teme un innalzamento ulteriore dei costi sono anzitutto i piccoli team clienti, oggi vessati da forniture che incidono sui budget per 20 milioni di euro l’anno e in caso di ulteriori modifiche potrebbero azzerare l’ammortizzamento inizialmente previsto nel medio lungo periodo, considerando il 2017 rispetto alla data di introduzione dei V6 ibridi. «In quanto team cliente, per noi il fattore più importante relativamente ai motori è il costo e siamo riusciti ad allontanare per molti anni il problema, ma sfortunatamente ora siamo tornarti al punto di partenza», spiega Monisha Kaltenborn. «Comprendiamo da clienti che un costruttore abbia bisogno di mettere in mostra le proprie capacità tecnologiche, ma dovrebbe farlo a un livello sostenibile. Non credo che dovrebbero usarci per finanziare la loro ricerca e sviluppo, perché quel motore loro lo farebbero a prescindere». Una fornitura, quindi, “ripulita” del costo della ricerca, affrontata unicamente dal team ufficiale, sembra essere la strada auspicata dal team principal Sauber ad Autosport. Fabiano Polimeni