Partiamo dal risultato finale: le due
Mercedes davanti a tutti, le
Ferrari a seguire, però con una
Williams inserita fra loro anche per via della scarsa posizione di partenza di
Raikkonen. Tutta normale routine, verrebbe da dire. Oltretutto
Vettel ha lasciato solo 3 punti a
Hamilton, in questa occasione. Ma in realtà la gara della
Ferrari ha lasciato adito a parecchie e per tanti versi comprensibili
critiche in merito alle scelte operate, sia tattiche che tecniche. E non parliamo solo della gara, ma pure delle prove.
Bisogna però anche essere
realisti e non ragionare solo con il "senno del poi", specialmente in questo caso. Se infatti è lecito poter giudicare anche a posteriori
eventuali errori nella gestione della gara, come successo per esempio in merito al ritardo nei
pit-stop di Raikkonen nel GP in Bahrain, stavolta si rischia di fare l'effetto di un loop alla "serpente che si morde la coda". Per chiarire, troviamo poco corretto, se non illogico, criticare la scelta di
differenziare le novità sulle due vetture, proprio sulla base dei differenti
riscontri di Vettel e Raikkonen: dopotutto, se non si fosse fatto così, questi riscontri non sarebbero mai saltati fuori…
Per questo è da giudicarsi positiva e logica anche la scelta - che "imputiamo" a pari responsabilità sia a Kimi che alla squadra - di riportare la SF15T del finlandese alla configurazione "pre-Barcellona" o quasi. Non bisogna dimenticare che solo la
Red Bull ha portato una
quantità di aggiornamenti paragonabile a quella della
Ferrari, qui. Un lavoro di applicazione e valutazione che sarebbe stato assolutamente arduo già in una situazione normale. Ma venerdì le
condizioni della pista hanno reso difficilissima, per non dire impossibile, qualsiasi verifica. Non solo per la Ferrari, beninteso, ma per quasi tutti. A maggior ragione per chi doveva valutare nuovi elementi o, come Raikkonen, ha pure avuto altri problemi. A questo punto è stata una scelta logica quella di poter valutare le novità tecniche
a parità di condizioni "istantanee", differenziandole sulle due vetture. Oltretutto con
Kimi che non si trovava con la macchina del venerdì e dunque ne preferiva una più a punto come assetto anche se con pezzi "vecchi".
Poi si è proseguito, ottenendo una quantità di
dati "reali e utilizzabili" per effettuare le opportune valutazioni da qui al prossimo GP (Montecarlo, per inciso). In caso contrario, il rischio più che concreto era di ottenere dati di nessuna effettiva utilità, perché sarebbe stato
impossibile capire se gli aggiornamenti erano davvero più lenti "di proprio" o no. In questo modo non si è sacrificata una gara, ma solo metà, per così dire. Con tutto che se non si agisce così in una situazione
come questa, quando tanto ormai le Mercedes avevano preso un vantaggio arrivato fino a 8 decimi, allora quando? E poi, siamo sicuri che una gara in cui si è fatto 3° e 5° sia davvero da considerare buttata via? Oltretutto per un lavoro che servirà in un futuro nemmeno distante.
A questo punto si arriva alla
strategia di gara vera e propria. Questa talvolta è parsa un po' caotica, ma più che altro da parte di chi già non si raccapezzava sui motivi delle differenze tecniche e voleva a tutti i costi "fotocopiare" le
tattiche altrui in tempo reale. Le critiche maggiori sono andate appunto al fatto di
non aver "seguito" Hamilton con Vettel, e di aver fatto montare gomme dure a
Raikkonen nello stint centrale. Non siamo d'accordo, e non soltanto perché pure
Arrivabene, che non è certo accomodante, ha detto a fine gara:
«Nessun errore di strategia: con 3 soste niente podio». Infatti se Vettel è riuscito a fare
ostruzione su Hamilton fino al momento della seconda sosta ai box, è solo perché nella prima i meccanici Mercedes avevano perso tempo con una ruota.
Ma dopo la seconda sosta,
Lewis a gomme fresche (sebbene fossero dure) ha recuperato immediatamente
3 secondi e mezzo in un giro. Visto che il suo distacco precedente variava da 0"5 a 0"8, non serve nemmeno un pallottoliere per capire che anche sostando subito Sebastian sarebbe rientrato in pista
alle spalle dell'inglese. Non era nemmeno possibile prevederne in anticipo le mosse (chi si aspettava la sosta dopo soli 19 giri con gomme nuove?) a meno di non avere la classica sfera di cristallo (o software equivalente, ammesso esista…). Anzi, cambiare strategia a quel punto non solo non sarebbe servito, ma avrebbe esposto
Vettel a un attacco da parte di
Bottas.
Parlando di finlandesi, passiamo dunque ad analizzare la corsa di
Raikkonen: in termini puramente velocistici, la sua gara è stata da 4° posto, pur partendo dal 7°. Non è stato possibile solo perché "bloccato" dietro a
Bottas quasi impossibile da superare per i
problemi aerodinamici in scia. Si pensa sarebbe stato meglio effettuare il secondo stint con le Pirelli medie anziché le dure. Ma a parte che la differenza fra le due mescole in gara non è stata così marcata come in prova, e a parte che l'alternanza Option-Prime-Option è più "nelle corde" di Kimi, in quel momento c'era pure la possibilità che la strategia Williams fosse su
tre soste, quando invece Raikkonen era stato
fra gli ultimi a cambiare le gomme del via. Oppure si poteva cadere nella situazione di trovarsi già dopo poco ancora in scia di Bottas, anticipando semplicemente il problema.
Insomma, non è che alla fine il semplice fatto di "
fare diverso" avrebbe davvero consentito anche di "
fare meglio", anzi quasi sicuramente l'opposto. E dopotutto non dobbiamo dimenticare un fattore di fronte al quale tutte le strategie possono ben poco: quando vai più piano di 7 decimi al giro,
non c'è tattica che tenga. E se infatti vogliamo vedere la classifica, non è che i risultati non rispecchino la velocità propria delle varie monoposto in gara, no? Però con la "novità" di
Rosberg davanti a tutti che si spera possa tenere un po' più aperto il mondiale rispetto a quanto pareva finora.
Maurizio Voltini
La fotogallery del GP di Spagna