Conta solo la vittoria in sé, poter dire di aver vinto la gara inaugurale. A Città del Messico si correrà senza più nulla da decidere,
i titoli iridati sono in archivio e l’interesse è tutto verso una gara che rappresenta un’incognita assoluta. Ci
sarà la prima volta dei motori turbo dell’era moderna in alta quota, e le sfide tecniche che ciò
comporta. Affidabilità da tenere d’occhio e non solo, come spiega
Paddy Lowe nell’anticipare il
Gran Premio del Messico.
«Avremo velocità di punta tra le più alte della stagione, sebbene con un carico aerodinamico superiore a Monza, ad esempio». Andranno bilanciate le esigenze di velocità sui 1300 metri di rettilineo con il tratti guidati e lenti presenti nel secondo e terzo settore. L’altitudine, però, influirà anche sul versante
aerodinamico,
«a oltre 2.200 metri, riduce la resistenza aerodinamica. Inoltre, la minore densità dell’aria renderà il raffreddamento una sfida importante», aggiunge il direttore tecnico esecutivo
Mercedes.
Già detto del
turbocompressore, del carico superiore che dovrà sostenere per erogare una potenza equivalente a un circuito dall’altitudine inferiore. Ultimo ma non meno importante, l’asfalto nuovo steso sul circuito: quali livelli di grip troveranno i team? Chi riuscirà ad adattarsi al meglio?
Conta solo la vittoria e, per motivi diversi,
Hamilton e Rosberg hanno la fame giusta per non tirare i remi in barca, l’uno dopo aver agguantato la terza corona iridata, l’altro dopo aver gettato alle ortiche un successo chiaro a Austin.
«La lotta per il mondiale è finita ma restano tre gare per spingere al massimo e finire la stagione su alti livelli e rifarmi delle delusioni recenti», commenta
Rosberg.
Non gli farà sconti
Hamilton:
«Potrò attaccare le ultime tre gare senza dover dimostrare niente e senza nulla da perdere, per cui l’obiettivo è quello di mettere il mio nome nell’albo d’oro del Gran Premio del Messico ed essere il primo vincitore nell’era moderna. Dopo il berretto Ushanka in Russia e il cappello Stetsons negli USA, spero in un enorme sombrero se sarò sul podio».
Fabiano Polimeni