Inizi dai
kart, passi alle
monoposto, fai la trafila nelle serie minori e poi, se sei vincente, sbarchi in
Formula 1. Dovrebbe essere il percorso “regolare” per arrivare al vertice ma da qualche parte c’è un cortocircuito e
David Coulthard mette in guardia dai rischi che si corrono. La
GP2 dovrebbe essere l’ultimo gradino, quello in continuità con la Formula 1, la realtà è che in tanti, pur vincendo il titolo, hanno dovuto (nella migliore delle ipotesi) mettersi in attesa. Lo farà anche
Stoffel Vandoorne nel 2016, ultimo esempio lampante.
«C’è un problema di fondo nella scalata alla Formula 1. Stiamo perdendo i campioni delle formule minori, in passato la Formula 3000, o anche il vincitore della Formula 3, si spostavano in Formula 1, ma questo non accade più», rileva
Coulthard.
Appena 20 monoposto in griglia, troppi team con problemi economici, ed ecco che la selezione non necessariamente passa dal curriculum sportivo o dal talento:
«Ci sono meno opportunità e, alla fine, qualcuno deve pagare. Tutto ciò rende difficile per gran parte dei giovani piloti farcela, in un momento nel quale non ho mai visto tanta partecipazione in Formula 3», racconta a Motorsport.com.
Guarda anche al
DTM, dove il vincitore del campionato è destinato a trovare un sedile in
Manor, ma l’equazione in questo caso non può prescindere dal
fattore Mercedes, essendo
Wehrlein pilota della casa di Stoccarda e fornendo i motori la stessa nel 2016 al team inglese.
«Il DTM sembra essere la serie che raccoglie i piloti dalla Formula 1 o consente di arrivarci, ma ti aspetteresti che fossero le categorie delle monoposto la strada ovvia».
Fabiano Polimeni