Col senno di poi, seguire la
strategia di Rosberg sarebbe stata la migliore delle alternative per
Hamilton. Ad Abu Dhabi non viene imposta la
tattica e la scelta operata è stata chiaramente lontana da quella ottimale. Un
Hamilton che con le
gomme morbide era stato in grado di portarsi sotto a
Rosberg prima della seconda fermata, indizio di un
feeling potenzialmente vincente. Certo, avrebbe dovuto passare Nico in pista, operazione tutt’altro che semplice a parità di macchina. Lo era stato a Interlagos, figurarsi a Yas Marina.
Anche
Toto Wolff interviene per spiegare il quadro strategico a fine gara:
«Ci avete criticato tutti dicendo che controlliamo troppo dal muretto. Stavolta c’erano due strategie che avrebbero potuto funzionare e abbiamo lasciato decidere lui, il suo ingegnere di pista e il suo lato del box, quale tattica preferiva», dice sulla scelta di
Hamilton. Lewis ha accennato del
tentativo di andare fino al traguardo con una sola sosta, poi rivelatasi strada non percorribile, sia per le 44 tornate che avrebbe dovuto fare, sia per le prestazioni in calo, con circa 18 secondi di margine su Rosberg dopo il pit di quest’ultimo.
Restava l’opzione di affrontare con le supersoft lo stint finale:
«Erano un po’ preoccupati che non sarebbero durate fino alla fine. Avevamo visto nel primo stint che erano durate per 8-9 giri con il pieno di benzina. A fine gara sarebbero dovute durare 15 giri con il rischio di un repentino crollo delle prestazioni e un risultato che sarebbe stato ancora peggiore», analizza
Wolff.
Vettel ne ha fatti 16 di giri con le supersoft, ma già dal venerdì si era apprezzata la
competitività delle Ferrari con il compound più soffice rispetto alle
Mercedes.
L’unica alternativa, secondo
Wolff, per andare decisi sulle
Pirelli rosse sarebbe stata quella di allungare ulteriormente lo stint centrale,
«ma le gomme non sono durate abbastanza e ha scelto la terza migliore opzione». A quel punto, giro 41, più che un’alternativa era una strada obbligata.
Fabiano Polimeni