Immaginare che si potessero
rastremare le forme al retrotreno come sono stati in grado di fare in
Ferrari, con la
SF16-H, senza un contributo decisivo dei motoristi era impensabile.
Simone Resta ha sottolineato il lavoro congiunto con l’equipe diretta da
Mattia Binotto. Già lo scorso anno la
power unit si era segnalata per aver compiuto un balzo in avanti sorprendente, sviluppando il motore fino ad arrivare “in scia” a Mercedes.
Per il 2016 si è continuato il progresso naturale, passando però a un piano ulteriore. Posteriore avvolgente e stretto, merito del
nuovo motore a basamento stretto, omologato sul finire della scorsa stagione ma con in mente il
progetto 667. Masse radianti spostate, MGU-K pure, intercooler, così si è snellita l’area del retrotreno.
«Rispetto allo scorso anno abbiamo lavorato soprattutto su due fattori, anzitutto gli ingombri dell’architettura, abbiamo provato a compattarla per avere una ricaduta positiva sull’aerodinamica.
La macchina è più stretta rispetto alla SF15-T e abbiamo provato a spostare tutti gli accessori, gli ingombri sono stati ridotti», specifica
Binotto.
Ottimizzazione dello spazio e non solo.
«Non abbiamo lavorato solo sull’architettura, ma per migliorare la combustione, l’aspirazione, il turbo; rappresenta un primo passo in avanti rispetto al passato. Abbiamo compiuto scelte tecniche molto importanti e innovative», dichiara il
direttore della power unit. La corsa a chi avrà più cavalli, l’ha lanciata
Andy Cowell, annunciando una
power unit Mercedes da 900 cavalli e passa. In
Ferrari sono pronti a rispondere.
Fabiano Polimeni