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Formula 1 Belgio: Ricciardo spiega l'addio a Red Bull

© sutton-images.com

Quello della conferenza stampa piloti del giovedì a Spa, è stato il primo momento utile per incontrarsi dal vivo con i piloti protagonisti del mercato estivo. Tra questi anche Daniel Ricciardo, il cui abbandono del team Red Bull a favore di quello Renault ha evidentemente stupito tanti. Così è stato tra i più subissati di domande, per capire quali fossero state le sue motivazioni, che nell'immaginario di chi non aveva potuto sentire prima l'australiano spaziavano da maltrattamenti nel team a chissà cos'altro.

«In realtà sono già stato abbastanza "bombardato" dalle domande sul mio futuro da un anno - puntualizza Ricciardo - cioè da quando Max ha annunciato il suo prolungamento di contratto con il team, e da quel momento così hanno cominciato a puntare i riflettori su di me». Ciò nonostante, la sua decisione di passare alla Renault ha colto molti di sorpresa, anche all'interno del team anglo-austriaco, tanto che ci si chiede quanto sia stata improvvisa anche per lui. «È stato un processo molto lungo di riflessione, sicuramente, mi sono preso del tempo perché non è stata affatto una decisione semplice».

E per quanto riguarda le motivazioni di questo cambio di squadra? «Sono arrivato a un punto, almeno per come mi sentivo, che mi sentivo pronto per un cambiamento. Per farla breve, credo di essere pronto per una nuova sfida e a livello personale queste sono motivazioni nuove e fresche per me. Detta così sembra semplice, ma come ho detto non lo è stata affatto. Ho cercato la miglior conclusione per me stesso e una volta che ho preso questa decisione, quando "ho premuto il grilletto" diciamo, mi sono sentito a mio agio, mi è sembrata la giusta decisione da prendere per l'anno prossimo».

Qualche dato più preciso sulle tempistiche di questa decisione e su come sia stata comunicata al team? Dopotutto fino a pochi giorni prima Helmut Marko si era detto sicuro che Daniel avrebbe firmato per Red Bull, e invece non è andata così. «Mah, direi che sia stato un po' tutto alla scadenza, non era una cosa che sapevo già da settimane o mesi. Sostanzialmente è stato appena prima della pausa estiva. Sicuramente Renault faceva parte delle mie alternative già da un po' di tempo, non è una cosa saltata fuori dal nulla o all'ultima ora. Ero molto combattuto su cosa fare e ci è voluto del tempo, anche a Budapest non ero ancora sicuro di cosa avrei fatto. Mi sono preso del tempo per pensarci dopo i test del martedì, nelle 48 ore successive, e alla fine ho preso la mia decisione».

Ricciardo vuole comunque ribadire come il fatto che si sia deciso tutto nel giro di pochi giorni non debba passare per una scelta affrettata: «Come ho detto non è stato semplice, ci sono state tante variabili e tanti fattori che ho dovuto soppesare, ma l'aspetto chiave a livello personale è l'aver sentito che fosse il momento di fare un cambiamento. La prima parte di quest'anno, direi fino a Monaco, è stata una stagione fantastica, con molti aspetti positivi. Poi però ho perso un po' quello slancio, quell'energia, mi sentivo insoddisfatto ma non per cose successe all'interno del team. Così quando ho riflettuto su tutti questi aspetti ho capito che la risposta di cui probabilmente avevo bisogno era di provare una nuova sfida».

Restano tuttavia parecchi dubbi su quale possa essere stato l'elemento scatenante per decidere di lasciare la Red Bull: forse la decisione di passare al motore Honda nel 2019? Dubbi sul potenziale della motorizzazione nipponica? «Credo che ci siano parecchie incognite da questo punto di vista, in effetti - risponde Ricciardo - ma è un po' tutto un'incognita: è chiaro che c'è un elemento di rischio anche nella mia mossa per l'anno prossimo, quindi nulla è sicuro al momento. Alla fine quello non è stato un fattore chiave rispetto ad altri: è stata semplicemente una decisione mia di voler cambiare aria, è questa la motivazione principale, e non è dipesa dal contratto per la fornitura del motore o da questioni economiche. Semplicemente ero arrivato a un punto, dopo 5 anni con il team Red Bull e 10 anni con questa azienda, anni grandiosi, che sentivo fosse arrivato il momento di affrontare qualcosa di nuovo».

Possibile che tra questi fattori non vi fosse anche la "presenza ingombrante" di Max Verstappen in squadra, il fatto che sembra che il team punti tutto su di lui? «Direi proprio di no, per rispondere in breve», replica Daniel. Che però in realtà non se la sente di esaurire l'argomento in così poche parole, e prosegue: «Forse dall'esterno qualcuno pensa che sia questo il motivo, ma vista dall'interno anche se c'è stato un problema a Baku con l'incidente e ci sono stati un altro paio di episodi in pista, riguardava noi due. Però per quanto riguarda la parità di trattamento all'interno del team, come ho sempre detto, non c'è mai stata alcuna preoccupazione da parte mia, nessun segnale che vi fosse disparità. Quindi, no, non è questo il motivo».

In tutto questo resta comunque la curiosità di conoscere cosa abbia proposto la Renault per convincere Ricciardo a passare dalla sua parte. In particolare un collega rammenta come un paio d'anni fa Daniel stesso avesse dichiarato che lui si riteneva pronto per vincere un campionato e correva per quello: quindi cosa lo ha convinto che la Renault possa essere in grado di fornirgli una macchina che gli permetta questo obiettivo? «So perfettamente a quale intervista ti riferisci - risponde Ricciardo - era dopo Montecarlo 2016, lo ricordo chiaramente, ed è ancora così. Ovviamente, se siamo realisti, sarà improbabile succeda l'anno prossimo, perché Ferrari e Mercedes stanno vincendo con continuità, anche se noi di Red Bull ci siamo riusciti qualche volta quest'anno, quindi anche per l'anno prossimo partiranno in posizione di netto vantaggio. Però per quello che riguarda i piani a medio termine, i progressi che hanno fatto in Renault negli ultimi due anni mi hanno incoraggiato tantissimo. Gli sviluppi che stanno facendo in fabbrica e su cui stanno lavorando, ma anche quello che stanno facendo a livello finanziario, cioè quanto stanno spendendo e come lo stanno facendo, mi dimostrano che vogliono vincere, che vogliono arrivare alla vittoria nel più breve tempo possibile. Chiaramente tutti vogliono vincere e vogliono cercare il modo per farlo, però ho trovato in Renault una situazione molto convincente per quanto mi hanno mostrato. Mi hanno convinto non di poter vincere a Melbourne l'anno prossimo, anche se mi piacerebbe: ci vorrà un processo di lavoro per arrivarci, però un processo che secondo me potrà essere piuttosto rapido».