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Ci vediamo da Mario: Costruttori, classe quasi estinta

Vi siete accorti? Nel mondo delle corse i Costruttori sono sempre di meno. In F.1 ce ne sono solo dieci e vogliono pure blindare e incatorciare la porta, mettendo una cifra di cauzione d’entrata a millemila fantastiliardi. In F.2, F.3 e F.Indy c’è il monotelaio. Addirittura nel Wec, l’ultima riserva gioiosa di creatività, le LMDH Hypercar (non le LMH tra le quali la Ferrari) devono per forza farsi realizzare il telaio prescatolato da un’altra azienda tra quattro appositamente designate, così pure la Porsche corre con una macchina che geneticamente non è tutta Porsche. E questo vale a caduta per quasi tutte le categorie racing, ma in special modo per le monoposto. 

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Ormai i monomarca, i monomarca mascherati o, peggio ancora, le formule che solo apparentemente sono libere, hanno letteralmente sterminato quella che era la fiorente, opulenta, stratificata e ricchissima idealmente e culturalmente, anche se per certi versi economicamente povera, civiltà dei costruttori di auto da corsa medi e piccoli. Nelle librerie specializzate interi volumi di storia sono dedicati ai racer che sfornavano monoposto nelle categorie minori o maggiori, fino agli Anni ’90. Da lì in poi, per riassumere tutto, ahimé, basterebbe un ciclostilato o un pieghevole, altro che libroni. Vi piace questa cosa? La ritenete bella e giusta? Frutto dell’opulento mondo dell’economia selvaggia e delle razionalizzazioni elettroniche? Siete davvero sicuri che va bene così e che non ci siamo persi qualcosa, anzi tantissimo? Secondo me, più semplicemente, ci siamo persi il meglio delle corse. La parte più creativa, pulsante e passionale. Peccato.