Settant’anni compiuti lo scorso 17 aprile, 256 Gp disputati dal 1977 al 1993, tra Shadow, Arrows, Brabham, Alfa Romeo, Williams e Benetton, con 6 vittorie, 37 podi, 9 pole e 6 giri più veloci, oltre che vicecampione del mondo nel 1992, peraltro ultimo pilota italiano a ruscire nell’impresa gloriosa, a tutt’oggi.
La grande notizia è che Riccardo Patrese smette d’essere uno stupendo curriculum e la somma di tutte le interviste rlasciate in carriera, per trasformarsi in apprezzabile e apprezzato io narrante, grazie anche all’aiuto del nostro Giorgio Terruzzi, coequipier di sicuro livello in un’autobiografia che è la grande novità di questo fine stagione, alla voce letteratura da corsa. Il titolo è "Riccardo Patrese - F.1 Backstage, Storia di uomini in corsa", Rizzoli editore.
Per saperne di più, niente di meglio che dare la parola a Riccardo, reduce assieme a Giorgio da un intenso lavoro di analisi e selezione del suo vissuto agonistico.
- Allora, ci hai fatto aspettare qualche decennio, ma alla fine ce l’hai fatta!
«Guarda, appena ho deciso che era il momento di realizzare il mio libro, mi sono messo al lavoro e in sei mesi eccolo qui. E sono anche molto contento di aver scelto Giorgio Terruzzi nel ruolo di partner, perché lo conosco da una vita, addirittura da quando da ragazzo frequentava i paddock della mia F.2. Quindi tutto mi è venuto spontaneo, ed è stato anche molto piacevole tornare indietro con la memoria».
- Perché proprio ora e non prima?
«Appunto, il 17 aprile scorso ho compiuto 70 anni e ho pensato fosse il momento buono per raccontare la mia carriera. A volte le cifre tonde danno segnali, ti spiegano che ora di aprirti e io l’ho fatto. In modo sincero, naturale».