Lo chiamano l'"ingegnere dei campioni", e non potrebbe esserci epiteto più azzeccato per Giorgio Ascanelli. Perché ha lavorato con tantissimi assi della Formula 1, e se gli fai l'elenco guai a scordarsene uno: ci tiene, a sottolineare di aver lavorato con tutti quelli che incontrato. Ovvero Nelson Piquet, Ayrton Senna, Mika Hakkinen, Nigel Mansell, Michael Schumacher, Sebastian Vettel.
Tra le squadre invece ha lavorato per Ferrari, Benetton, McLaren e Toro Rosso, attualmente l'ultima pagina in F1 prima di divenire direttore tecnico della Brembo, un'altra eccellenza, senza dimenticare la parentesi in Maserati, dove ha partecipato al concepimento della stupenda MC12, imbattibile per sei anni nel Campionato FIA GT. Insomma, uno così potrebbe fare solo fatica a scegliere una vittoria piuttosto che un'altra quale preferita, se non fosse che a Donington 1993, la leggendaria gara sul bagnato di Ayrton Senna, Ascanelli era il suo ingegnere di pista.
Donington 1993, ma anche Monza 2008
Per cui, a domanda precisa, sul palco dei Caschi d'Oro 2024, dove ha ricevuto il casco "Legend", Ascanelli non ha potuto che mettere al primo posto quella corsa consegnata alla storia. Ce n'è tuttavia un'altra che gli sta molto a cuore, ed è quella di Monza 2008, pure quella con la pioggia, vinta con la piccola Toro Rosso di Faenza e con un giovanissimo Sebastian Vettel. Ed una cosa che inorgoglisce molto Giorgio è sottolineare questo aspetto: in tanti, per dire, hanno vinto con McLaren o Ferrari, ma nessuno prima di lui aveva saputo vincere con la Toro Rosso fu Minardi. Con quella STR3, che poi altro non era che una RB4 ridipinta e con la sola differenza del motore (un V8 Ferrari al posto del V8 Renault), lui in qualità di direttore tecnico riuscì a fare faville, ovvero battere la casa madre Red Bull. Orgoglio aggiunto ad altro orgoglio, fu il primo successo ottenuto dalla galassia Red Bull in F1, oltretutto dopo aver sviluppato (e migliorato) un progetto firmato nientemeno che da Adrian Newey.
Una carriera da "Legend"
Dei campioni che ha incontrato ha sottolineato una cosa semplice, ma non per questo banale: una caratteristica che gli accomunava, era la voglia di vincere. Quel senso di competizione che inevitabilmente ha colpito anche lui, peraltro già incline alla parola "vittoria", con quel senso di competizione che in F1 e nelle corse è comunque non solo ai piloti, ma anche ai loro ingegneri. Oggi, della sua carriera Giorgio Ascanelli può essere soddisfatto: "Legend" non per caso.