Si può e si deve fare prevenzione con la medicina, ma non certo con le stroncature. Se c’è una cosa che non sopporto, che ritengo scorretta, poco rispettosa della carriera altrui e totalmente priva di autorevolezza e fondamento, è la critica per la critica, ovvero la recensione negativa prima ancora che il film sia uscito nelle sale.
Parlo di Kimi Andrea Antonelli, il quale, senza muovere un solo centimetro dallo spegnimento dei semafori del suo futuro primo Gp iridato, nel giro di pochi mesi s’è beccato due secchiate d’acqua gelata a mo’ di gavettone, peraltro del tutto gratuite, da due personalità molto autorevoli e stimate del mondo dell’automobilismo, rispettivamente Jacques Villeneuve e Juan-Pablo Montoya.
JACQUES CONTRO
Inizia lo scorso agosto Jacques Villeneuve intervistato da InstantCasinò.com, dicendo: «Non abbiamo visto abbastanza risultati in F.2 per poter prevedere come si comporterà Antonelli in F.1. La Mercedes lo ha esaltato, affermando che nei test è stato più veloce di Russell. Ma se fosse davvero così, perché non è ancora stato ufficializzato? La Mercedes conosce il suo livello, ma è significativo che nessun altro team sembri interessato a ingaggiarlo, e questo mi sembra strano. Antonelli potrebbe avere il potenziale per diventare un grande pilota di F.1, ma probabilmente non è ancora pronto».
PURE PABLO NON LA TOCCA PIANO
Pochi giorni fa al club degli amiconi di Antonelli si iscrive Juan-Pablo Montoya, con un’altra amabile dichiarazione, ossia questa: «Antonelli si troverà sotto i riflettori di uno dei team più competitivi, accanto a un compagno di squadra che sta ottenendo ottimi risultati - dice a CasasDeApuestas.bet - Viene presentato come il prossimo Verstappen, ma se non sarà all’altezza delle aspettative, le difficoltà potrebbero diventare insormontabili. Con l’ingaggio di Valtteri Bottas come terzo pilota, la squadra ha creato una rete di sicurezza. Se Antonelli non dovesse confermare le aspettative, avranno un’opzione pronta per sostituirlo e lui è consapevole di questa situazione».
Bene. Appunto. Siamo alla pre-pagella. Alla sfiducia che aleggia in anticipo, rispetto alle telemetrie di gara. Alla vergine accusata di far male l’amore. Al voto pronto il giorno prima del compito in classe, addirittura ai rimedi già esaltati senza che ci sia minima traccia del male.
Mai vista tanta negatività verso un pre-debuttante. Addirittura perfino Bottas viene glorificato come eventuale salvagente Mercedes al possibile buco nell’acqua dell’ingaggio di Kimi.
Ma, dico, stiamo scherzando? Tanto per cominciare - e commentare quanto detto dal pur sveglio, intelligente e solitamente calibrato Jacques - la Mercedes ha poi ufficializzato l’ingaggio di Kimi poco dopo le sue parole e se nessuna altra squadra si è contesa Antonelli o ha minimamente e lontanamante provato a ingaggiarlo, è perché il ragazzo di Bologna resta blindatissimo da un contratto decennale inscalfibile, a tutti noto: quindi di cosa mai stiamo a parlare?
A PROPOSITO DI BOTTAS
Ma questo è niente. Peggio ha fatto Montoya col suo teorema di Bottas quale salvavita Mercedes. Bottas è lì perché Toto Wolff, oltre a esser stato suo manager, gli è amico. Ed è lì dopo un’annata catastrofica alla Sauber, dove ha ampiamente dimostrato di andar più piano del non favoloso Zhou, peraltro evidenziando motivazioni, grinta e combattività prossime allo zero idrometrico. Non solo. Quando, nel finale di stagione, la Sauber evoluta s’è messa ad andare decentemente, punti belli pesanti al team li ha portati Zhou e mica Bottas, il quale all’ultimo Gp, ad Abu Dhabi, il giorno, anzi, la sera della sua prestazione migliore, ha rovinato tutto inchiodando e franando addosso a Magnussen, rovinando la corsa di entrambi e buttando all’aria punti che valevano milioni di dollari. Altro che Antonelli out nelle libere di Monza.
Bottas sì che al mercato proprio non andava via. E se lo ha preso Toto Wolff, è per avere in squadra un uomo di esperienza - nei cinque anni d’oro a Brackley, dove arrivò nel 2017, ha accumulato dieci vittorie, 20 pole position e 58 podi -, garantendo anche la sua disponibilità a correre per i clienti Mercedes McLaren e Williams, se solo ce ne fosse temporaneamente bisogno. Ma nessuno s’è sognato di dire perché Norris, Piastri, Albon o Sainz potrebbero fare flop.
Lo stesso Montoya, farebbe meglio a occuparsi delle prestazioni a oggi non esattamente irresistibili del figlio Sebastian - che sarà in F.2 alla Prema -, più che di fare le pulci ad Antonelli.
LO STILE DI LEWIS
La verità è che c’è stile e stile. Da una parte ci sono quelli che con Kimi si comportano così e dall’altra c’è uno come Lewis Hamilton, nell’ultimo gesto compiuto in Mercedes, prima di volare in Ferrari.
Hammer, al minuto finale trascorso nella stanza del debriefing del motorhome Mercedes, dopo che per una vita aveva vissuto lì, ha preso in mano un pennarello e sulla parete ha scritto un lungo messaggio indirizzandolo e dedicandolo al giovane successore italiano.
In esso Lewis accoglie Kimi nel suo nuovo spogliatoio, gli augura di cuore buona fortuna e gli dice che non dovrà preoccuparsi, perché la squadra gli consentirà di dare il meglio del suo talento, del quale tutti sono certi.
Ebbene, la Mercedes dal canto suo ha deciso di preservare questo messaggio, proteggendolo con una lastra di vetro, a imperitura memoria di un piccolo, grande, immenso gesto. La cui distanza dalle parole fredde, asettiche e inutilmente e immotivatamente aspre pronunciate da altri, resta siderale.
La verità è che da qui all’inizio vero e proprio della carriera in F.1 di Kimi Antonelli e fino a che non avrà un minimo d’esperienza per mostrare quanto vale davvero, c’è uno stupendo regalo che tutte le personalità più stimate, autorevoli e sagge della F.1 posso fargli. Ed è quello di non rompergli i coglioni.