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Verstappen boccia l'esperimento due soste: "Cos'altro faremo, renderemo Monaco una gara di Mario Kart?"

© Getty Images

L’effetto “prima volta” avrà anche funzionato televisivamente, perché c’era l’incognita di come le squadre avrebbero letto la corsa di Montecarlo con l’obbligo dei due pit-stop. Il risultato è stata una gara, di fatto, come se vi fossero due “Classi” separate, per dirla in termini di WEC. I primi 5 al traguardo e poi l’intelligentissima strategia di Racing Bulls, copiata da Williams, che ha spezzato il gruppo e regalato strategie differenti rispetto ai top-5.

Meglio, peggio dei GP di Monaco del passato? Sportivamente non ha aggiunto nulla, se non una lettura tattica varia e con potenzialmente ancora altre letture da sommare in caso di pista bagnata o incidenti.

Cambiare a tutti i costi e il rischio Mario Kart

Boccia l’esperimento - in un’opinione che è stata diffusa tra i piloti - Max Verstappen. “I due pit-stop obbligatori non hanno funzionato. Obbligare anche a una finestra per fermarsi? Non so, poi finiremmo a fare quasi come una gara di Mario Kart. Cos’altro faremo, monteremo cose sulla macchina? Lanceremo banane in pista? La renderemo scivolosa?

Qui non si può battagliare in ogni caso, non importa cosa fai, se un pit-stop o 10. Anche a fine gara, quando ero in testa e con gomme completamente finite, comunque non riesci a superare chi sta davanti. Oggi a Monaco, guidando una Formula 1, puoi passare solo una Formula 2.

Ho capito l'esperimento che si è tentato ma non penso che abbia funzionato”. Semplice e chiaro.

Nulla da perdere e la speranza di una bandiera rossa

Da un lato Racing Bulls, Williams, in parte la Haas, sono stati gli interpreti che meglio hanno letto le opzioni tattiche e giocato a loro favore. Dall’altro, questo ha diviso il GP di Monaco in due corse distinte tra top-5 e resto del gruppo, al punto che Red Bull ha provato con Verstappen una carta a costo zero: ritardare fino all’ultimo il secondo pit-stop, sperando che intervenisse un evento esterno, una bandiera rossa a regalare il cambio gomme obbligatorio residuo. Così non è stato.

“Sinceramente non avevamo molte chance di migliorare la posizione e alle mie spalle potevo contare su un grandissimo gap (Hamilton è giunto a 31” da Verstappen; ndr).

Abbiamo provato a restare fuori il più a lungo possibile, sperando in una bandiera rossa, era l’unica opzione. Avremmo potuto fermarci prima, però saremmo comunque rimasti lì in quarta posizione”, spiega Verstappen, che pure ha avuto l’occasione di fare un over-cut su Piastri ma estremamente incerto, sul filo dei decimi, per provare a prendersi il podio dopo i due pit-stop del pilota McLaren.

Monaco indigesta a Red Bull, grandi speranze su Barcellona

“Avrei potuto fare quattro pit-stop e restare nella stessa posizione, questa è Monaco e la qualifica resta importantissima. Quando non succede nulla di negativo non recuperi e se fai pit-stop normali conservi la tua posizione. È quanto è successo oggi. Inoltre non avevamo la velocità per sfidare i piloti davanti, ogni volta che ho provato a farlo ho usato troppo le gomme e spuntava graining.

Semplicemente Monaco non è la nostra pista, spero che in Spagna vada meglio, che sia come a Imola, vedremo”.