Il sogno si sta pian piano dissolvendo. Robert Kubica probabilmente non tornerà a correre in F1. L’annuncio ufficiale non c’è ancora ma è questione di giorni, forse di ore. La Williams ha scelto Sirotkin. La speranza di rivedere al via dei Gran Premi uno dei piloti più forti e più sfortunati svanisce contro un ostacolo chiamato denaro. Quel denaro che Sergey Sirotkin, 22enne pilota russo di buon livello, è riuscito a raccogliere nell’entourage del suo paese per finanziarsi il posto in Williams che Kubica sperava di ottenere.
I test ad Abu Dhabi a fine novembre erano stati positivi anche se Kubica qualche difficoltà l’ha incontrata nell’uso delle mescole supersoffici. Ma la concorrenza di Sirotkin è diventata temibile nelle ultime settimane quando attorno al nome del pilota russo si è coalizzata una cordata capeggiata dal proprietario del forte gruppo bancario SMP che ha messo sul piatto una valanga di milioni di dollari. Molto di più della cifra che Kubica era riuscito a mettere insieme con i suoi sponsor per garantire un buon ritorno commerciale alla Williams. E questo farà pendere il piatto della bilancia a favore del pilota russo.
Il fatto è che un certo entourage politico/economico vuole a tutti costi un pilota russo in F1. Faceva comodo. Da tempo i russi inseguono un forte protagonismo internazionale a tutti i livelli: dalla politica allo sport. Nelle corse, dove oltre al talento conta anche il denaro per diventare protagonisti, sarebbe stato più facile recuperare credibilità ed immagine. Per cui il mondo imprenditoriale russo, uscito di scena Kvyat, si è mosso con decisione per trovare i capitali per finanziare Sirotkin, l’unico dei piloti russi giovane e veloce che poteva avere i numeri per giocarsi la carta F1. Si dice che anche il capo dello stato Putin abbia appoggiato il tentativo mettendoci una parola decisiva con le imprese russe. Così Sirotkin è riuscito a convogliare una quantità di denaro notevole che ha spinto la Williams a scegliere lui piuttosto che Kubica. Nonostante le parole positive spese per Robert dopo i test da Paddy Lowe e dal suo ingegnere di pista e le impressioni favorevoli lasciate dal polacco.
Ma allora perché la Williams preferisce i soldi di Sirotkin al talento e al cuore di Kubica? Ne potremmo parlare all’infinito. La prima risposta è che la Williams preferisce avere a disposizione più soldi da investire nello sviluppo tecnico della propria monoposto che nel 2017 ha dimostrato di essere veramente a un livello molto basso dal punto di vista tecnologico. Spendere più soldi possibile nella macchina può consentire loro di ottenere un risultato anche senza un pilota di prestigio e notorietà. La decisione insomma è stata di mettere i soldi nella macchina e non negli uomini, sperando che il progresso tecnico, più che il talento e l’esperienza di una squadra giovanissima, aiuti poi i piloti a fare punti. Poi forse influisce anche il ruolo di Stroll, primo pilota del team con un ruolo importante nella proprietà della squadra, che forse vedeva in Kubica una personalità così forte da potergli fare ombra.
Certo è che questa decisione di creare un team giovanissimo e con pochissima esperienza (Sirotkin è esordiente, Stroll ha sulle spalle 20 soli GP) cozza contro la storia della Williams che ha sempre voluto puntare su piloti di nome e soprattutto di esperienza. Fin dai tempi della coppia Mansell-Patrese, 76 anni in due quando dominarono la stagione F1 1992. Ma anche in epoche più recenti, basti pensare alle scelte di Hill, Webber, Wurz, Barrichello, Massa che di volta in volta con la loro esperienza affiancavano il giovane del momento; che fosse Villeneuve, Rosberg Maldonado oppure Bottas.
Dispiace che ancora una volta i soldi in F1 finiscano per pesare più del talento e della personalità. E che l’ingaggio di Sirotkin rappresenti la fine della bella favola di Kubica. Che si era risollevato dalla disgrazie del 2010 come l’araba fenice e aveva dimostrato al mondo che con sacrificio e abnegazione si può battere la cattiva sorte e che tutti i traguardi possono diventare possibili se si è capaci di stringere i denti. Kubica aveva ritrovato la fiducia in se stesso dopo anni bui, la capacità di tornare a guidare ad alto livello un F1. E per sostenere il quale aveva speso la propria parola e il proprio impegno anche Nico Rosberg.
Prima del disgraziato incidente nei rally Kubica era considerato un talento assoluto. Il migliore pilota della sua generazione con Hamilton e Vettel. Portato in palmo di mano da Alonso che non è prodigo di elogi verso i colleghi. Avrà anche perso parte della funzionalità del braccio destro, ma l’abnegazione con cui si era preparato al rientro in F1 e i buoni tempi spiccati nei test dimostravano che avrebbe saputo dire la sua nel mondiale 2018. E di sicuro la sua esperienza sarebbe stata utile allo sviluppo della monoposto. Sicuramente più di un pilota debuttante come Sirotkin, che ha dimostrato di andare forte nelle categorie minori dove ha vinto diverse gare (ma non campionati) ma che in F1 è una incognita assoluta.
Senza nulla togliere a Sirotkin, che si merita la possibilità di debuttare in F1, un Kubica al volante della Williams-Mercedes nel 2018 sarebbe stata anche una bella pubblicità per la Formula 1 in cerca di belle storie per emozionare i tifosi un po’ freddini verso una categoria troppo appiattita dal punto di vista umano. E magari nel tempo il suo ritorno avrebbe generato più attenzione, visibilità e sponsor sulla Williams. Ma gli inglesi hanno preferito i dollaroni russi e la strategia del “prendi tutto e subito”.