Home

Formula 1

Mondo Racing

Rally

Pista

Foto

Video

Formula E

Autosprint

LIVE

Briatore boccia il rientro di Schumacher

Lo diciamo chiaro: stare fuori dall’ambiente gli ha fatto bene. Negli ultimi tempi trascorsi in F.1 come team principal della Renault, Flavio Briatore a volte era apparso un po’ stanco, altre volte persino appannato. Come uno che non si diverte più con il lavoro che sta facendo, che arriva ad averne fi no a qui delle riunioni, delle polemiche, delle discussioni eterne e sfi nenti sul sesso degli angeli. Poi nell’arco di un anno, il 2009, è cambiato tutto: certo, dopo le polemiche sui doppi diffusori, dopo la guerra Mosley-Fota dove lui ha pagato di persona per le sue posizioni, gli è piombato addosso il caso-Singapore. Poi la radiazione e infi ne la riabilitazione. Nel mezzo, un fi glio avuto da Elisabetta, una nuova vita. Dalla Sardegna, dove non fa vacanza ma continua a fare affari, Flavio si fa sentire come una persona nuova. Con tanta voglia di parlare di sé, ma anche di un ambiente al quale, per una ragione o per l’altra, ha continuato a stare insospettabilmente vicino anche quando sembrava del tutto da un’altra parte.
«Che cosa faccio adesso? Mi sveglio al mattino e vado in ufficio, come chiunque altro. Seguo le mie cose, ed era anche normale che, dopo tanti anni in cui me ne sono occupato molto meno, riesca a seguire un po’ tutto quanto».
- La famiglia come va? «Bene, benissimo, Quella è una roba fantastica ».
- Tanto per chiarire: anche con tutto quello che è successo in tempi recenti, tu hai continuato a seguire i tuoi piloti tramite la società di management, oppure no? «Sì, certo, per forza. Ho ancora Fernando, ho Mark Webber, e con la FB Management abbiamo ancora diversi piloti anche della Gp2. Di quelli però io non mi occupo proprio, ci pensa Matthieu Michel».
- Domanda d’obbligo: ti manca molto la Formula Uno?«Mah, ti manca la Formula Uno come quando ti manca qualcosa che sei abituato a fare da tanti anni. Quando smetti di fumare, ti manca la sigaretta. E per uno che fuma tanto, come me che ne fumavo sessanta al giorno, di sicuro è difficile. Sono stato 18 anni in Formula Uno ed è come smettere per uno che ne fumava ottanta. È una cosa che dà abitudine... Però devo dirti che sono sempre in contatto con tutti. Sento che mi manca e basta».
- Ma i Gran Premi, in televisione, continui a guardarli? «Sì, specialmente quando piove li guardo. Quando non piove un po’ meno».
- Bernie Ecclestone ha detto di recente ad Autosprint: io credo che Flavio non abbia nemici nel paddock, ma credo anche che non abbia voglia di tornare. Sei d’accordo con queste parole?«Certo, nel modo più assoluto. Oltretutto, quando ho preso gli accordi con Jean Todt, sono io che ho proposto questa soluzione. E poi non tornerei mai più a fare il team manager, questo sicuramente».
- Quindi non ti vedremo mai più a un muretto box?«No. Io credo che dopo avere vinto sette mondiali con due team diversi, aggiungere l’ottavo titolo non cambierebbe nulla. Penso che avere vinto con la Renault nel 2004-2005 (in realtà sarebbe 2005-2006, ma Flavio è sempre stato allergico alle date, ndr) sia stato un miracolo. E i miracoli non è che li puoi fare sempre. Visto com’è oggi, non mi diverte più, non c’è più l’adrenalina per farlo. Ecco, questa è una cosa che non mi manca, nel modo più assoluto».
- Comunque, tu ti sei accordato con la Fia di Jean Todt: quindi dopo il 2012 ti si potrebbe rivedere in qualche ruolo, diciamo così, istituzionale. Si è parlato di tante cose... «Mah, io credo che adesso sia il momento in cui dobbiamo divertirci, vedere la F.1 che c’è. Io sono contento, alla fine, di come ci siamo accordati. Da essere radiato a ribaltare completamente la situazione, a Parigi... Così va bene, siamo amici con tutti, anche se è stato un bel trappolone».
- Bella definizione, il trappolone. Sei amico con tutti, tranne che con i Piquet, immaginiamo... «Be’, adesso non esageriamo».
- Come ti sei sentito in questa vicenda? Deluso, tradito?«Sai, io credo che tutto sia partito dalla questione Fota-Fia. Io credo di aver fatto bene il mio lavoro alla Fota, senza secondi fini, senza guardare nel mio piccolo garage. E poi c’è stata questa indagine fatta dai commissari e da questa società, che poi era sotto controllo di Mosley, perché era la stessa che lui aveva assunto per difendersi (nel sexygate, ndr). Il rapporto riassuntivo, sia degli stewards che di questi, non mi vedeva assolutamente coinvolto. Lì, poi, sono scattate le vendette, le rappresaglie. Come è già successo atre volte, no? Quando ci sono i terremoti, la gente va a rubare nei negozi».
- Tu hai detto di Max Mosley: non fa più parte del mio futuro. Ti ha deluso, a livello personale?«Io non vorrei neanche parlarne. Abbiamo anche visto le sue ultime esternazioni a proposito della Ferrari riferite a fatti accaduti nel ‘99 (parla della “assoluzione” della Ferrari per le bandelle irregolari in Malesia, ndr). Mi sembra che, se è successo qualcosa, è successo sotto di lui, non è che ci fosse un altro presidente».
- Insistiamo su un argomento: è possibile vederti, un giorno, al posto di Bernie?« Mah, lasciamo passare un po’ di situazioni. La F.1 è molto confusa in questo momento, sicuramente ci saranno cambiamenti. Ci sarà un impulso per far cambiare le cose, perché così com’è adesso, io non vedo che abbia molto futuro».
- E dov’è il problema? «Il problema è un po’ tutto: la mancanza di spettacolo, di imprevedibilità in condizioni normali. E poi i costi: quando noi insistevamo per avere tre macchine a squadra, la Federazione ha invece aperto a dei team che non avevano nessun tipo di garanzie, di sicurezze, di budget. Non puoi, in via Condotti a Roma, avere i negozi di grandi marche accanto a chi vende i foulard contraffatti. O chi vende le copie di Vouitton, con tutto il rispetto per loro: è un fatto di immagine ma se lo fai in un negozio di cui poi non riesci a pagare l’affitto... Io credo che questa sia stata una mossa sbagliata. E poi credo che ci siano squadre in Formula Uno che oggi sono più veloci di uno o due secondi rispetto a un team di Gp2. Laddove, per essere un secondo o due più veloci, spendono comunque un minimo di 60-70 milioni. E la Gp2 ne spende tre. A questo punto, c’è qualcosa che non funziona».
- Un rimedio?«Bisogna partire dallo spettacolo per fare la tecnologia delle macchine, non tutto all’incontrario ».
- Tu saresti ancora favorevole alla tua vecchia idea di fare i Gran Premi su due manches? «L’importante è solo creare adrenalina fra gli spettatori. Quando ho visto le ultime gare, sotto la pioggia, sono stato davanti al televisore per un’ora e quaranta. L’unica gara in cui non pioveva potevi anche andarti a prendere un caffè, fare le tue telefonate, tanto non cambiava niente. Allora, io credo che siamo stati fortunati, perché se il tempo fosse stato normale e tutto fosse andato normalmente, la Red Bull sarebbe già quasi campione del mondo. Oltretutto, con il punteggio che hanno messo... Ti ritrovi un Rosberg che, senza avere mai vinto una gara, è quasi in testa al mondiale: è tutta una roba difficile da capire».
- E del ritorno di Michael Schumacher che cosa pensi? «L’ho sempre detto: per lui sarà difficile stare davanti a Rosberg. Non pui tornare in uno sport così competitivo dopo quattro o cinque anni. Abbiamo avuto Prost che lo ha fatto, ma era passata una stagione sola. Oggi, invece, si ritrova dei “clienti” importanti, perché mai in F.1 ci sono stati piloti bravi come quest’anno. C’è Hamilton, c’è Fernando, c’è Vettel, c’è Rosberg...».
- Ci sarebbe anche Button, se vuoi... Hai cambiato idea sul “ paracarro”? «Già, se voglio. Io non cambio idea: fra Button e Hamilton, vediamo a fine campionato. Jenson è stato bravo, ha vinto due gare sappiamo perché. Ha saputo gestire, ha avuto fortuna. Io non dico male di lui, dico solo che non è fra i primi cinque piloti più veloci della Formula Uno».
- Proviamo a sognare: chi avresti messo nella “tua” squadra se ti avessero permesso tre piloti? Uno come Valentino Rossi, una guest star?«Se la terza macchina serve per i punti, e se hai già uno come Fernando, avrei messo sicuramente un giovane. La regola che dovevamo fare era quella. Uno veloce, perché di giovani e basta c’è pieno. Per me Valentino non può fare la comparsa come terza macchina. Se avesse avuto la possibilità di guidare, doveva essere un pilota di punta. Non è che puoi mettere Rossi per fare lo show. Abbiamo già visto con Schumi che cosa succede, no? È stato fantastico per la pubblicità durante l’inverno, e lo è molto meno adesso».
- Non pensi che Michael riuscirà a tirarsi un po’ su, durante la stagione?«Al contrario, penso che per lui sarà sempre più difficile. Non capisco come possa tirarsi su. Io credo che la concorrenza sia spietata. Quella di ritornare è stata una decisione che lui ha preso senza pensare che, in quattro anni, sono cambiate tantissimo anche le macchine, e anche le gomme».
- Ci fai un pronostico per il mondiale? «Io credo che, se non succedono drammi, le Red Bull abbiano un vantaggio importante. Adesso dipenderà anche dallo sviluppo. Mi auguro che la Ferrari... la Ferrari ha già fatto qualcosa di importante, perché ha recuperato più di un secondo sulla Red Bull rispetto all’anno scorso. E adesso credo che tutto dipenda dall’evoluzione delle vetture che si farà in Europa. Ma vedo sempre favorite le Red Bull, vedo Ferrari, vedo McLaren... Vedi, più che i team, ci sono tre piloti che se la possono giocare. C’è Fernando, c’è Sebastian e c’è Hamilton».
- E tra Alonso e Massa? «Io dico Alonso»