Più italiano di così il weekend di Melbourne non avrebbe potuto essere.
La Ferrari degli ingegneri italiani e di Vettel torna alla vittoria e comanda il mondiale, guai ignorarlo. Pure le Toro Rosso a punti, eh. E comunque, con un pizzico di gusto non meno tricolore, sarà il caso di analizzare e plaudire, dati alla mano, anche un altro exploit molto, anzi, tutto italico.
F1 Australia, analisi di una vittoria Rossa e completa
Dopo cinque stagioni piene di digiuno - correva il 2011 quando Trulli e Liuzzi fecero ciao ciao - un pilota italiano, Antonio Giovinazzi, è tornato a disputare e concludere un Gran Premio, portando a casa una dignitosissima 12esima posizione su tredici arrivati, davanti alla McLaren di Vandoorne.
Prestazione che va considerata interessante anche alla luce del giro più veloce che ha fato segnare in gara: 1’29”052, di solo mezzo secondo meno veloce dei giri più veloci di Hulkenberg con la Renault e di Ocon, boy della Force India e ultimo in zona punti.
Non solo: Bon Giovi s’è levato pure la soddisfazione di rifilare un secondo pieno al giro più veloce di Fernando Alonso, che si è poi fermato a 7 giri dalla fine per un problema a una sospensione.
Andando a ritroso, il ragazzo pugliese nelle qualificazioni, segnatamente in Q1, era finito a un solo decimo dal caposquadra Ericsson e dalla Q2, malgrado avesse preso in mano la Sauber solo dalla mattina, saltando a piè pari tutta la giornata di venerdì nella quale aveva girato Pascal Wehrlein, peraltro beccando dallo stesso Ericsson - che per la cronaca è tutt’altro che un paracarro -, un secondo abbondante in FP1 e mezzo secondo in FP2.
Questo ingigantisce ancor di più anche la prestazione sul giro secco di Antonio, che svegliato, fatta la doccia, sceso dalla camera e salito sulla Sauber, in FP3 era a un secondo da Ericsson, prima della simulazione delle qualifiche che è alfine saltata, causa la botta a muro dell’altro debuttante, il canadese Lance Stroll, quello ben più preventivamente preparato, tecnicamente fornito (by Williams) e che, va detto senza tema di smentita, quanto a affidabilità, adattabilità, velocità e consistenza è stato letteralmente sverniciato da Bon Giovi.
In sintesi, senza i preziosissimi 52 giri di allenamenti del venerdì, il ragazzo di Martina Franca si è espresso come meglio non avrebbe potuto, facendo contenta assai la Sauber anche perché tra i primi test collettivi e tutto il weekend di Melbourne, ha condotto sempre in porto la monoposto con prestazioni eccellenti, senza neppure una riga in carrozzeria.
«Giovinazzi è il pilota italiano più freddo che io abbia mai avuto. Impressionante» - ha commentato dall’australia il suo manager Enrico Zanarini.
Quindi, ciò detto e tutto considerato, voto 10.
Adesso non resta che sperare in un’altra opportunità. I prossimi giorni saranno cruciali per sarere se Bon Giovi potrà correre con la Sauber pure in Cina. Fosse della partita a Shanghai, sarebbe automaticamente sicuro rivederlo in gara anche in Bahrain.
Bisognerà vedere se Wehrlein quando ha dichiarato che non era allenato abbastanza per resistere agli sforzi del Gp australe era sincero fino in fondo o se i problemi sono di natura diversa.
Per ora wait and see e godiamoci i fatti certi.
Gli italiani sono tornati in F.1 e dalla porta principale.
E grazie a Antonio Giovinazzi perfino in modo molto italiano. Riuscendo a sfruttare gli eventi e a improvvisare con talento e creatività.
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