A dire la verità, magari ve ne sarete accorti, il Gran Premio dell’Emilia Romagna e del made in Italy si è disputato eccome. Semplicemente, con la complicità del destino e di una natura stavolta assai più matrigna di quanto le rinfacciava Giacomo Leopardi, la faccenda s’è svolta su contesti e binari completamente diversi. Particolare la trama, diverso il format e drammatico nelle conseguenze, mentre altrove, poco lontano, tutto degenerava in tragedia. La competizione, in ogni caso, era sempre contro il tempo, ma senza cronometri e a suon di riunioni e decisioni da prendere attimo per attimo, cercando di non sbagliare niente.
GP Imola annullato, cosa è successo
Tutto è cominciato mercoledì mattina, quando dalla FIA arriva una mail a tutti noi giornalisti accreditati, che prega di non recarsi per nessun motivo a ritirare il pass, invitandoci a pazientare e ad attendere nuove istruzioni. Intanto paddock 2 non viene allestito e paddock 1 riceve l’ordine perentorio di sgombero. Una cosa mai vista in 73 anni di F.1. Poi l’acqua si manifesta, maledizione. Altrove troppo, una catastrofe. A Imola in zona circuito poco, tanto che, volendo, il Gp si potrebbe addirittura disputare, magari facendo correre la sola F.1. Ma ecco arrivare la decisione di rinuncia. Per rispetto e solidarietà. E per far mobilitare uomini e mezzi in favore di chi ne ha davvero bisogno e per utilizzare le strutture del circuito quale centro di prima accoglienza per sfollati e vittime dell’alluvione. Eccola, la zona podio ideale, che si aggiunge a quella materiale.
Come i team sono riusciti a partire per Monaco
Nel frattempo la F.1 tutta, quella dei bilici e delle strutture, comprese Red Bull, AlphaTauri e McLaren - con queste tre squadre restate bloccate in un hotel di una Faenza in gran parte allagata -, riusciva, grazie alle indicazioni date dal procedimento d’emergenza, a evitare del tutto danni e a prendere la strada di Montecarlo, alla volta del prossimo Gp. Certo, sono stati coinvolti tre ministri, autorità regionali e locali più Stefano Domenicali e altri soggetti preposti, ma qui e ora a podio credo che vadano mandati e applauditi i veri play maker, il Presidente di Formula Imola Gian Carlo Minardi e il Direttore del Circuito Pietro Benvenuti, perché, grazie alla gestione perfetta dello stato di crisi e dei momenti più drammatici e a rischio, sono riusciti a mettere in sicurezza tutte le zone del tracciato. Specie quelle più vulnerabili, ricorrendo preventivamente a centinaia di sacchetti di sabbia i quali, se non hanno del tutto fermato l’acqua, l’hanno filtrata e domata a sufficienza da evitare le conseguenze disastrose della precedente alluvione della pista imolese, nel 2014.
Tanti rischi corsi
La verità è che a Imola a rischiare è stato anche l’intero Circo del mondiale, ché se non fosse stato messo in sicurezza con la spettacolare evacuazione d’emergenza avrebbe potuto subire tanti di quei danni da mettere in pericolo anche la prossima gara sul circuito salotto. Sì, Minardi, Benvenuti &C si sono comportati alla stragrande e dall’inondazione che ha sconvolto l’Emilia Romagna, l’intera F.1 ne è uscita senza fulminare neanche una lampadina. Chapeau.
Perché Tsunoda ha vinto
E poi, rullo di tamburi, al primo posto di questo Gp immaginario c’è Yuki Tsunoda, 23enne pilota di AlphaTauri, 47 Gp disputati in due stagioni e mezzo, che da due anni vive e risiede a Faenza. In un luogo fortunatamente solo sfiorato dall’alluvione, ma non importa. L’acqua è arrivata quasi davanti alla sua casa e lì s’è fermata, ma il giapponese ha deciso d’andarle incontro. Dopo che l’inferno acquatico ha fatto il suo corso, Yuki se ne va in centro, con Josh, ovvero il digital della squadra, che si occupa di comunicazione nei weekend dei Gp. I due sono amici e di solito escono insieme, come due post-adolescenti qualsiasi. Il giapponese si guarda attorno sgomento e dice chiaro all’amico: «Non possiamo stare qui con le mani in mano». A quel punto, di giovedì, il primo giorno senza pioggia, i due prendono una pala in mano e danno man forte ai lavori di soccorso.
Ma sottotraccia, senza clamore o voglia d’esposizione. Il punto è un altro: Yuki è molto conosciuto a Faenza. Dove, da due anni e mezzo, ogni volta che vedi una bella Honda NSX guidata da un giapponese piccoletto, stai sicuro che è lui. Per questo qualcuno lo riconosce e lo fotografa, mettendo le immagini sui social, che subito diventano virali. E allora in prima posizione è giusto finisca lui, in questo strano Gp dell’emergenza e della solidarietà, perché vedere uno dei più giovani piloti del mondiale darsi da fare in mezzo alla gente per aiutare è stato bellissimo. Senza retorica e con immenso cuore.
La solidearietà della Ferrari
Certo, la cifra stanziata dalla Ferrari è un’altra delle cose da sottolineare, ma in questo caso il comportamento di Tsunoda è qualcosa d’altro e di diverso. Essendo personale, spontaneo, immediato, coraggioso e fattivo. Chi lo conosce bene lo racconta e lo dipinge come un giapponese anomalo, apertissimo, affettuoso, verace, istintivo, assai passionale e sempre più nippo-romagnolo, sotto il guscio fatto di timidezza e cortesia. E, francamente, vederlo e saperlo così lascia una volta di più a bocca aperta. Se ne poteva stare a casa sua, ben protetto, a fare esercizi in palestra con gli speaker blutooth a intrattenerlo, oppure a giocare alla Play ad Apex, da appassionatissimo di giochi sparatutto qual è, a portare avanti la sua Battle Royale da nerd del joystick, invece no. Olio di gomiti a via. Altro che paddock club, miliardi, sceicchi e scenari da sogno. Fango, pala, piccone e via. Non c’erano le monoposto, no, zero pole o DRS. È stata una gara anomala, con protagonisti diversi dai soliti e aventi meriti inattesi e inorgoglienti. A podio Tsunoda, Minardi & Benvenuti. Grazie, per questo. Siete stati grandi. Ciascuno nel suo. E Yuki, del tutto inaspettatamente, in maniera del tutto speciale.