        Avrebbe potuto essere la 500 Miglia di tanti e tante cose. Avrebbe potuto essere la 500 Miglia di Marcus Ericsson, ad un passo dal compiere un'impresa riuscita solamente a cinque piloti; poteva essere la 500 Miglia di Alex Palou, l'uomo pi&ugrave; veloce nella storia di Indy per almeno un altro anno, se solo Rinus VeeKay non avesse commesso un errore da principiante; avrebbe potuto essere la 500 Miglia del dramma, se quella gomma fosse finita nel pubblico anzich&eacute; su una Chevrolet bianca, ed avrebbe potuto essere la 500 Miglia della McLaren, davanti a lungo ma non quando contava. E cos&igrave;, &egrave; stata la 500 Miglia di Josef Newgarden, vittorioso in un finale inaspettato.  Fight. To. The. Finish.@josefnewgarden wins on the last lap. #INDYCAR // #indy500 pic.twitter.com/PDMvvp2X77 &mdash; NTT INDYCAR SERIES (@IndyCar) May 28, 2023    La prima di Josef, la beffa di Marcus  Josef Newgarden si era laureato campione IndyCar gi&agrave; due volte (2017 e 2019), ma non era mai riuscito a portare a casa il Borg-Warner Trophy ed a gustarsi il latte pi&ugrave; dolce del mondo. Ce l'ha fatta in un'edizione strana, pazza per certi versi, con quelle tre bandiere rosse finali che hanno allungato a dismisura la narrazione di una 500 Miglia di Indianapolis che si sarebbe potuta concludere molto prima e con un esito diverso. Invece la trama si &egrave; sviluppata in modo imprevedibile, a cominciare dal grossolano errore di VeeKay,&nbsp;che ci ha privato di un Palou in formato campione dopo l'eccezionale pole position conquistata pochi giorni prima. Fin l&igrave; era stata una corsa lineare, azzardiamo pure tranquilla (per quanto tranquillo pu&ograve; essere andare a 370 orari), ma si sa che sul catino dell'Indiana le cose cambiano spesso ed in fretta, e non a caso &egrave; la corsa pi&ugrave; veloce del mondo. Dopo 91 giri senza inciampi, con la prima caution per Sting Ray Robb, sono passati pi&ugrave; di 50 giri per averne un'altra, stavolta per mano di Romain Grosjean. Ma &egrave; stato al giro 184 che la corsa &egrave; cambiata, con il botto di Rosenqvist colpito poi da Kirkwood. Il dio delle corse non si &egrave; girato dall'altra parte, ha fatto s&igrave; che la gomma volasse in un parcheggio e grazie al cielo Indianapolis ha potuto proseguire nella sua sceneggiatura, fatta di altre due bandiere rosse prima dell'ultimo giro, tutto d'un fiato. Era Ericsson contro Newgarden, ha vinto il secondo con l'amarezza del primo, che 21 anni dopo Helio Castroneves (biennio 2001-2002) stava per riuscire a compiere l'impresa di portare a casa due Indy consecutive. Non che non lo meritasse, Marcus: ma Indianapolis &egrave; questa, dolce o atroce a seconda che tu sia dietro di 0"0974 oppure davanti.  Champion. #INDYCAR // #Indy500 pic.twitter.com/E8veA9HZzi &mdash; NTT INDYCAR SERIES (@IndyCar) May 29, 2023    Un sogno che si realizza Il bello della domenica di Newgarden &egrave; stato anche il dopo gara. Umanissimo, nostalgico e struggente. Il bagno di folla che si &egrave; regalato dopo aver lasciato la macchina in mezzo alla pista, &egrave; stato un voler rendere partecipi tutti quanti. Perch&eacute; che tu sia un pilota, un meccanico, un ingegnere, un qualsiasi addetto ai lavori o anche solo uno spettatore, la Indy 500 unisce, tutti fanno parte di questo grande evento. E' quello che ha detto Josef, perch&eacute; Indianapolis senza le migliaia di persone che fanno da sfondo non sarebbe la medesima cosa. Per Josef era anche un omaggio a s&eacute; stesso, al Josef che, da bambino, andava proprio sugli spalti: &egrave; partito dalle gradinate di Indianapolis e ci &egrave; tornato adesso, da vincitore. Abbracciando tutti, divertendosi con tutti: e chiss&agrave; che la ciclicit&agrave; della storia non abbia fatto anche stavolta il suo corso, permettendo ad un bambino di abbracciare il Newgarden di oggi prima di diventare il Newgarden di domani.&nbsp; E poi il ringraziamento alla moglie, Ashley, che con le cuffie in testa sembrava ancora pi&ugrave; emozionata di lui. L'ha ringraziata, Josef, perch&eacute; a volte ci si dimentica che per chi rientra negli affetti pi&ugrave; stretti di un pilota le gare sono anche pi&ugrave; difficili che per i piloti stessi. Quelle parole tinte di rosa sono state un tocco in pi&ugrave; che non ha commosso solo i romantici, ma tutti gli appassionati di corse. E poi l'immancabile bacio ai mattoncini del traguardo, il tocco tra storia e tradizione, sempre stupendo in una giornata cos&igrave;.  Life changing moments.#INDYCAR // #Indy500 pic.twitter.com/vE0EqjSwcB &mdash; NTT INDYCAR SERIES (@IndyCar) May 29, 2023    Indy, la terra delle possibilit&agrave; Marcus Ericsson, che ha sperato in una bandiera gialla lunga fino alla bandiera a scacchi, dovr&agrave; farsene una ragione. Ma per lui che in F1 veniva ed a volte viene ancora ricordato "solo" come il primo compagno di squadra di Leclerc, &egrave; la certificazione di uno status di pilota di prim'ordine conquistato nei territori a Stelle e Strisce. E' il bello dell'America, la terra delle possibilit&agrave;. Soprattutto le seconde, quelle che concede a chi, battuto un anno, ci vuole riprovare l'anno successivo. Sar&agrave; cos&igrave; per Palou, sar&agrave; cos&igrave; per una McLaren che, dopo aver condotto la gara per ben 76 giri, lascia l'Indiana con un 5&deg; posto come miglior risultato. Quella possibilit&agrave; che, invece, non avr&agrave; pi&ugrave; il veterano Tony Kanaan: dopo averci corso 22 volte vincendo una (2013), TK ha lasciato con un 16&deg; posto. Niente di che, come piazzamento, ma dopo aver fatto vedere, a 48 anni, il fegato che ci vuole per gare cos&igrave;, con un sorpasso sull'erba che &egrave; roba da mitologia. Buona vita, Tony. Per tutti gli altri, invece, arrivederci Indianapolis: all'anno prossimo.       

Avrebbe potuto essere la 500 Miglia di tanti, e invece alla fine &egrave; stata la 500 Miglia di Josef Newgarden, in una giornata fatta di intrecci, delusioni, errori e drammi sfiorati

500 Miglia di Indianapolis: fra tanti, Josef Newgarden

Ecco gli scatti più belli della gara vinta da Josef Newgarden davanti a Ericsson e Ferrucci

Indy 500, le foto della 500 Miglia di Indianapolis 2023

        Il pi&ugrave; veloce di sempre. Pole position con tanto di record per Alex Palou, che si &egrave; preso il miglior tempo nelle qualifiche della 500 Miglia di Indianapolis. Battuti Rinus VeeKay e Felix Rosenqvist, rispettivamente al secondo e terzo posto. Per il pilota di Chip Ganassi si tratta della prima pole position della carriera sul catino dell'Indiana, ed &egrave; una pole position storica appunto, perch&eacute; arrivata battendo il record del 2022 appartenente a Scott Dixon. Lo spagnolo ha realizzato la media pi&ugrave; alta mai registrata ad Indianapolis, pari a 234,117 miglia orarie, pari a 376,902 chilometri orari. Battuto VeeKay per soli 6 millesimi di miglio.&nbsp; Palou pronto all'assalto della 500 Miglia Ovviamente euforico Palou a fine sessione: "Significa molto per me e per i ragazzi della squadra. Sapevamo che sarebbe stato difficile, lo &egrave; sempre, ma l'equipaggio dell'auto ha fatto un lavoro straordinario. Il team mi ha dato la macchina pi&ugrave; veloce oggi, sono super felice. Sono super orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto. Quell'ultimo giro &egrave; stato troppo! Sapevamo di dover settare la macchina per essere aggressivi nel primo giro, ma anche di dover essere costanti, e nel quarto giro &egrave; stata molto dura tenere il passo. Stiamo cercando di terminare in bellezza questo mese. La gara sar&agrave; lunga ed &egrave; la gara pi&ugrave; importante, per ora festeggiamo e poi ci prepareremo per la prossima settimana!".  La gioia ha raggiunto anche Salvatore Gandolfo, presidente della Monaco Increase Management, la societ&agrave; che gestisce la carriera di Alex Palou. Dopo aver confidato a Gandolfo di essere fiducioso in vista della qualifica, Palou ha stampato una pole che non pu&ograve; riempire di gioia tutto lo staff della MIM: "Alex ed io abbiamo fatto molta strada insieme - ha detto Gandolfo - e oggi sono davvero, davvero orgoglioso di lui". La griglia di partenza  Row 1#INDYCAR // #Indy500 pic.twitter.com/Y97e3dnDcP &mdash; NTT INDYCAR SERIES (@IndyCar) May 22, 2023          

Lo spagnolo di Chip Ganassi ha portato a casa la pole position nelle qualifiche della 500 Miglia di Indianapolis, stampando il record di pole pi&ugrave; rapida di sempre: battuti VeeKay e Rosenqvist

500 Miglia di Indianapolis: Palou, una pole position da record

        E dire che &egrave; diventato pilota cos&igrave;, un po' per caso. Bast&ograve; una giornata sui kart per cambiargli la vita, per fargli capire che correre in macchina era il suo desiderio pi&ugrave; grande e, soprattutto, il suo destino. Solo che Marcus Ericsson rischiava di essere uno dei tanti, poi invece &egrave; arrivata la 500 Miglia di Indianapolis 2022. Ma quanto vale davvero Marcus Ericsson? La domanda &egrave; lecita, e forse qualcuno nel mondo della F1 dovr&agrave; chiedergli scusa. Di certo, quando a fine 2018 fu fatto fuori dall'Alfa Romeo-Sauber, nessuno pens&ograve; che un pilota cos&igrave; sarebbe potuto mancare al Circus. Non &egrave; cattiveria, solo la verit&agrave;: perch&eacute; in quattro anni aveva fatto alcune cose buone ma tante altre, diciamo cos&igrave;, rivedibili. E poi stava finendo fuori dal giro per far posto a Kimi Raikkonen, mica uno qualunque, uno per il quale tra l'altro aveva corso nella Formula 3 inglese di qualche anno prima, quando Marcus aveva 20 anni e sognava la F1. Quella stessa F1 che sarebbe arrivata nel 2014, in una Caterham senza ambizioni e, si scopr&igrave; poi alla fine di quella stagione, senza soldi, tanto che le ultime tre gare Marcus se le guard&ograve; dal divano. Ma per sua fortuna, il futuro se lo era gi&agrave; assicurato: per il 2015 aveva pronto un contratto con la Sauber. Verstappen: "Tripla Corona? Non mi serve rischiare la vita" In F1 Marcus non ha brillato Ed &egrave; qui, probabilmente, che si inizia a far fatica ad inquadrare questo pilota. Come se ci fosse la sensazione che Ericsson non si sia mai tolto di dosso quella scomodissima etichetta di pilota pagante, neanche quando le prestazioni buone sono arrivate. Perch&eacute; qualche prestazione buona, del resto, c'&egrave; stata. Il problema era il confronto con i compagni di squadra: le prese quasi sempre da un Kamui Kobayashi (anche se finirono entrambi a quota zero in classifica causa scarse prestazioni della CT05) ormai rassegnato all'addio alla F1, fece un terzo di punti di Felipe Nasr (bravino, ma non era Senna) nel 2015 e di punti non ne fece l'anno dopo, quando Nasr di punti ne port&ograve; a casa 2 ma fondamentali per garantire alla Sauber la top 10 tra i Costruttori; la squadra ringrazi&ograve; il brasiliano licenziandolo e tenendo, senza apparente logica sportiva, Ericsson per il 2017 insieme al nuovo arrivato Pascal Wehrlein. Fu qui, probabilmente, che l'etichetta di pilota pagante si attacc&ograve; in maniera viscerale, perch&eacute; era sotto gli occhi di tutti come, tra lui e Nasr, a meritare il posto fosse Felipe. Quindi il confronto, perso, con Wehrlein (5 punti Pascal, 0 Marcus), anche se per il 2018 a rimanere in Sauber, da allora con gli adesivi Alfa Romeo, fu lui e non il tedesco. Arriv&ograve; niente meno che Charles Leclerc con cui confrontarsi: e nel 2018 che rester&agrave; l'ultima annata in F1 dello svedese, dopo qualche difficolt&agrave; iniziale il monegasco lo baston&ograve; regolarmente, chiudendo sul 39-9 il confronto in termini di punti. Il contratto da terzo pilota per il 2019, alle spalle di Raikkonen e Giovinazzi, era solo un contentino. Marcus lo sapeva ed intelligentemente si guard&ograve; intorno: decise che la sua nuova vita sarebbe stata in America. Ed alla quarta stagione, dopo due vittorie nel 2021, il colpaccio di Indianapolis. Una nuova vita in America Dunque, la domanda ritorna: quanto vale Marcus Ericsson? Negli ultimi due anni in F1 non ha avuto compagni di squadra accomodanti, Wehrlein e Leclerc, e probabilmente ha vissuto a lungo con la pressione tipica di chi ha la valigia, che se da una parte ha il posto sicuro, dall'altra vive nella perenne ansia di dover dimostrare di meritare il posto. Pure la gavetta giovanile lasciava qualche dubbio: aveva vinto "solo" Formula BMW Inglese e Formula 3 Giapponese, troppo poco rispetto ad altri. Ma la nuova avventura in America ha fatto capire una cosa: guai a smettere di sognare. E guai pure a smettere di impegnarsi, anche dopo le delusioni. Nella IndyCar Marcus &egrave; arrivato in punta di piedi, in silenzio, riscontrando un disinteresse piuttosto marcato dall'altro lato dell'Oceano per chi arriva in F1 dopo tanti GP spesi nelle retrovie. Ha lavorato sodo per raddrizzare una carriera che, a 29 anni, non poteva aver gi&agrave; vissuto il meglio. Ci ha creduto fino alla fine, anche quando, dopo i guai di Palou e Dixon, era diventato l'ultima carta per Ganassi; ha continuato a crederci quando ha visto la bandiera rossa annullargli quel cuscinetto di vantaggio che sarebbe stato decisivo a pochi passaggi dalla fine; non ha sbagliato quando ha dovuto spiegare a Patricio O'Ward che il Messico, per quella giornata, poteva consolarsi con la vittoria a Monaco di Sergio Perez. Ed alla fine ha vinto, andandosi a prendere il sorso di latte pi&ugrave; dolce della sua vita. Insegnando a tutti che puoi anche non essere il talento pi&ugrave; cristallino tra quelli che prendono il via insieme a te: ma bisogna saper lottare, rialzarsi e sfruttare le occasioni. Del resto, anche questo &egrave; un talento. Lo ha insegnato Marcus Ericsson.       

Scaricato dalla F1 dopo anni deludenti, lo svedese si &egrave; ricostruito una carriera in America, dove &egrave; riuscito a centrare una delle vittorie pi&ugrave; mitiche nel panorama mondiale delle corse

500 Miglia di Indianapolis: la rivincita di Marcus Ericsson

        L'uno-due Monaco-Indianapolis &egrave; una sovrapposizione di date ricorrente e, mentre nel Principato trovava la vittoria Perez, la 500 Miglia sorrideva - poche ore pi&ugrave; tardi - a Marcus Ericsson. Ex Formula 1, impegno di magre soddisfazioni salvo il riconoscergli un'ultima stagione nella quale, in Sauber accanto a Leclerc, non sfigur&ograve; affatto. Il parallelo F1-Indianapolis torna nel dopogara di Montecarlo per dire delle voglie di Tripla Corona. Tornata d'attualit&agrave; l'abbinata con Fernando Alonso in anni di lontananza dalla Formula 1, &egrave; qualcosa che non cattura le attenzioni dei piloti. Certo non quelle di Max Verstappen.&nbsp;  Rischiare a Indy non vale la pena "Non ho alcun desiderio di inseguire la Tripla Corona, perlomeno non la Indycar", dice Max. Sterzi a parte: Montecurling, che pena questa F.1! Racconta di una prospettiva, una percezione del mondo dei superspeedways ancora ad altissimo tasso di rischio: "Apprezzo quel che fanno, &egrave; pazzesco, ho massimo rispetto per quel che riescono a fare i piloti ma per quanto mi riguarda -&nbsp; tanto pi&ugrave; non essendo in Formula 1 gi&agrave; da moltissimo tempo - non mi serve andare e rischiare l&igrave; la vita, potenzialmente subire un infortunio, alle gambe o qualsiasi altra cosa... Diciamo che non ne vale la pena", ancora Max. Il fascino Le Mans Il rischio in Formula 1 &egrave; stato sempre pi&ugrave; anestetizzato, limitato, circoscritto. Un lavoro enorme sulla sicurezza di piste e monoposto che rappresenta un patrimonio assoluto ed &egrave; bene cos&igrave;.&nbsp; Tripla Corona che &egrave; un simbolo del successo alla 500 Miglia, in Formula 1 - titolo mondiale o vittoria a Montecarlo - e vittoria alla 24 Ore di Le Mans. Sulle gare di durata si dice possibilista, Verstappen: "Forse Le Mans... Mi piacciono le gare endurance e probabilmente ne far&ograve; qualcuna, speriamo preso; ma a ogni modo non mi importa davvero. Ovviamente provo a essere bravo in Formula 1, in qualsiasi cosa faccio, per&ograve; il desiderio della Tripla Corona non c'&egrave;, non sono interessato".       

La Indycar degli ovali &egrave; percepita ad alto rischio da molti piloti in Formula 1. Verstappen esclude ogni interesse nell'inseguire la Tripla Corona&nbsp;

Verstappen, Indy e Tripla Corona no grazie: "Non mi serve rischiare la vita"

        L'America &egrave; un po' l'altra faccia delle corse, il modo pi&ugrave; appariscente di viverle. Daniele Audetto il motorsport lo ha vissuto a tutto tondo, attraverso le varie epoche e con ruoli diversi: dai rally alla Formula 1, dalla Lancia alla Ferrari prima di gettarsi a vivere le varie sfaccettature del Circus tra Arrows, Renault, Super Aguri ed HRT. Oggi invece, da consulente della Monaco Increase Management di Salvatore Gandolfo, tifa Alex Palou, raggiunto nel fine settimana della 500 Miglia di Indianapolis. Anche gli incidenti fanno parte dello show Tornare in America, per l'iconica gara a Stelle e Strisce, &egrave; stato un modo per confrontare le corse americane con quelle europee. E sul confronto, Audetto ha le idee chiare: "Sono due mondi completamente diversi - ha detto a noi di Autosprint -, la F1 &egrave; l'apice della tecnologia, Indianapolis l'apice dello spettacolo. Diciamo che la percezione del pubblico americano &egrave; diversa da quella del pubblico europeo. Vedere vetture che vanno a quasi 400 all'ora per 500 Miglia &egrave; una cosa grandiosa, e diciamo la verit&agrave;, lo &egrave; anche per gli incidenti che si verificano, i quali sono spettacolo puro visivamente parlando. In F1 oggi, e per fortuna dico perch&eacute; non &egrave; che sono contrario, le misure di sicurezza, i disegni dei circuiti sono diversi, se c'&egrave; uno spigolo fuori norma fanno sciopero. E' una filosofia diversa. Qui accettano molto di pi&ugrave; il rischio, mentre la F1, giustamente perch&eacute; i piloti hanno la loro pelle da salvare, &egrave; tutto molto pi&ugrave; sicuro, sebbene anche ad Indy la Dallara abbia fatto un grandissimo lavoro. Assistere al doppio carpiato di Hertha e vedere che &egrave; rimasto illeso vuol dire che anche qui in America grazie alla Dallara sono stati fatti grandissimi progressi sulla sicurezza. Certo che le Formula 1 come adesso, con tutti i crash test che ci sono, sono indistruttibili e le piste sono molto sicure, quindi lo spettacolo &egrave; pi&ugrave; legato all'azione dei sorpassi. E' la filosofia ad essere completamente diversa. Quindi direi che la tecnologia svetta in Europa e lo spettacolo in America". Una F1 sempre pi&ugrave; americana Al di l&agrave; delle immagini della pista, ad Audetto non dispiace neanche il modo in cui Liberty Media ha deciso di aprirsi, puntando pi&ugrave; sulla spettacolarizzazione dell'evento: "Sulla spettacolarit&agrave;, teniamo presente che Liberty Media sta un po' 'americanizzando' la F1. Lo si vede dal fatto che ci saranno tre gare in America, con tutto quel contorno organizzato a Miami. Per merito o per colpa, che dir si voglia, di Liberty, la F1 sta diventando sempre pi&ugrave; americana. Non dico che sia diventata pi&ugrave; spettacolo che tecnica, ma &egrave; chiaro che si stia dando sempre pi&ugrave; importanza allo show rispetto all'epoca di Bernie Ecclestone. Ci si &egrave; aperti di pi&ugrave; ai media, in pi&ugrave; &egrave; arrivato Netflix con la serie Drive to Survive, e bisogna dire che stanno avendo successo perch&eacute; mai come quest'anno stanno raggiungendo record di partecipazione di pubblico, di interesse nel mondo. Il fatto che Liberty stia portando la F1 in questa direzione probabilmente &egrave; positivo".       

Daniele Audetto, oggi consigliere della Monaco Increase Management, in esclusiva ai nostri microfoni si &egrave; lasciato andare ad un confronto diretto tra F1 ed Indianapolis, dove insieme a Salvatore Gandolfo ha raggiunto Alex Palou per la 500 Miglia

Audetto: "F1 apice della tecnologia, Indy dello show: ma il Circus è sempre più americano"

Scott Dixon ha centrato la sua quinta pole per la 500 Miglia di Indianapolis, battendo il giovane compagno di colori Alex Palou e tornando prepotentemente in auge con la seconda velocit&agrave; pi&ugrave; alta della storia in qualifica, dietro solo al record assoluto di Arie Luyendyk nel 1996. Inoltre, si &egrave; trattato della velocit&agrave; pi&ugrave; alta registrata per la conquista della pole position.  A realizzare l&#39;impresa, il quarantunenne neozelandese si &egrave; avvalso di una vettura velocissima come tutte quelle di casa Ganassi. La scuderia ha infatti piazzato cinque vetture nel &quot;Fast 12&quot;, a tutti gli effetti il Q2 dell&#39;evento tenutosi la domenica con i migliori 12 piloti del sabato. Anche la terza sessione, il &quot;Fast Six&quot;, ha visto protagonisti gli uomini di Chip Ganassi, quattro su sei. Palou si &egrave; accomodato al secondo posto, mentre solo le due vetture dell&#39;Ed Carpenter Racing di Rinus VeeKay e del patron Ed Carpenter si sono inserite. Il giovane olandese, primo nella qualifica del sabato, &egrave; riuscito a guadagnare l&rsquo;esterno della prima fila, assistito tra gli altri proprio dal connazionale Luyendyk.    Tutte le notizie dell&#39;IndyCar  Da Grosjean a Malukas: altro che rookie  Pi&ugrave; staccati Marcus Ericsson e Tony Kanaan, comunque autori di una prova di qualit&agrave; che li ha portati in seconda fila. Fuori dal Q3 le due vetture di casa McLaren che al sabato erano sembrate potenziali contendenti con Pato O&#39;Ward ancora di poco davanti a Felix Rosenqvist, e lo stesso destino &egrave; toccato a Romain Grosjean. L&#39;ex pilota Haas F1, cos&igrave; come il duo della squadra inglese, aveva approfittato di un sorteggio fortunato al sabato, che l&#39;aveva mandato in pista con temperature pi&ugrave; basse e senza vento. Comunque, la sua prova al debutto assoluto a Indy &egrave; degna di nota, a evidenziare una classe &ldquo;universale&rdquo; .  A seguire, Takuma Sato, Will Power e Jimmie Johnson. Il giapponese ha recuperato l&#39;accesso al Q2 nonostante un contatto con le barriere nella prima qualifica, mentre il campione Nascar &egrave; ha rischiato grosso la domenica causa l&#39;inesperienza, avendo a che fare con condizioni diverse e pi&ugrave; complesse di grip rispetto alla mattina. Ha concluso dodicesimo.  Anche se di fatto Johnson e Grosjean sono rookie di Indy, il primo rookie &quot;del campionato&quot; &egrave; stato David Malukas, che ha approfittato anche dell&#39;esperienza di Sato per piazzarsi tredicesimo, e battere Josef Newgarden. Pur con Power in Q2, il Team Penske non &egrave; ancora stato brillantissimo, ma meglio del disastro 2021, con Power undicesimo. Anche in Andretti, solo la vettura di Grosjean ha passato il taglio. Guai tecnici e qualche errore hanno tolto di mezzo Alexander Rossi, Colton Herta e Marco Andretti. Difficolt&agrave; anche per i vincitori in carica del Meyer Shank Racin, con Simon Pagenaud sedicesimo ed Helio Castroneves ventisettesimo.  Lo schieramento di partenza della 105a Indy 500:  1. Scott Dixon (Dallara-Honda - Chip Ganassi Racing - 376.660 kmh 2. Alex Palou (Dallara-Honda - Chip Ganassi Racing - 375.779 3. Rinus VeeKay (Dallara-Honda - Ed Carpenter Racing - 375.596 4. Ed Carpenter (Dallara-Chevy - Ed Carpenter Racing - 375.105 5. Marcus Ericsson (Dallara-Honda - Chip Ganassi Racing - 374.596 6. Tony Kanaan (Dallara-Honda - Chip Ganassi Racing - 373.966 7. Pato O&rsquo;Ward (Dallara-Chevy - Arrow McLaren SP - 374.501 8. Felix Rosenqvist (Dallara-Chevy - Arrow McLaren SP - 373.660 9. Romain Grosjean (Dallara-Honda - Andretti Autosport - 373.365 10. Takuma Sato (Dallara-Honda - Dale Coyne Racing - 372.836 11. Will Power (Dallara-Chevy - Team Penske - 372.617 12. Jimmie Johnson (Dallara-Honda - Chip Ganassi Racing - 372.182 13. David Malukas (Dallara-Honda - Dale Coyne Racing - 372.734 14. Josef Newgarden (Dallara-Chevy - Team Penske - 372.691 15. Santino Ferrucci (Dallara-Chevy - Dreyer&amp;Reinbold Racing - 372.575 16. Simon Pagenaud (Dallara-Honda - Meyer Shank Racing - 372.200 17. JR Hildebrand (Dallara-Chevy - AJ Foyt Enterprises - 371.938 18. Conor Daly (Dallara-Chevy - Ed Carpenter Racing - 371.756 19. Callum Ilott (Dallara-Chevy - Juncos Hollinger Racing - 371.695 20. Alexander Rossi (Dallara-Honda - Andretti Autosport - 371.455 21. Graham Rahal (Dallara-Honda - Rahal Letterman Lanigan Racing - 371.381 22. Sage Karam (Dallara-Chevy - Dreyer&amp;Reinbold Racing - 370.895 23. Marco Andretti (Dallara-Honda - Andretti Autosport - 370.703 24. Devlin DeFrancesco (Dallara-Honda - Andretti Autosport - 370.673 25. Colton Herta (Dallara-Honda - Andretti Autosport - 370.526 26. Scott McLaughlin (Dallara-Chevy - Team Penske - 370.396 27. Helio Castroneves (Dallara-Honda - Meyer Shank Racing - 369.553 28. Kyle Kirkwood (Dallara-Chevy - AJ Foyt Enterprises - 369.192 29. Dalton Kellett (Dallara-Chevy - AJ Foyt Enterprises - 368.404 30. Juan Pablo Montoya (Dallara-Chevy - Arrow McLaren SP - 367.931 31. Christian Lundgaard (Dallara-Honda - Rahal Letterman Lanigan Racing - 365.405 32. Jack Harvey (Dallara-Honda - Rahal Letterman Lanigan Racing - 365.080 33. Stefan Wilson (Dallara-Chevy - Cusick-DragonSpeed - &nbsp; 

Il pilota neozelandese centra la quinta pole, con la seconda velocit&agrave; pi&ugrave; alta della storia in qualifica dietro solo al record assoluto di Arie Luyendyk nel 1996

IndyCar: pole supersonica di Scott Dixon

        Juan Pablo Montoya e la McLaren, una storia che torna ed &egrave; pronta a continuare. Il colombiano e la scuderia inglese saranno nuovamente insieme ad Indianapolis nella stagione 2022, quando l'ex pilota di F1 dar&agrave; l'assalto alla sua terza 500 Miglia. Maserati, ritorno alle competizioni: sar&agrave; in Formula E nel 2023   Excited to be back with the @ArrowMcLarenSP team for another go at the Grand Prix of Indianapolis and 106th Running of the Indianapolis 500. Let&rsquo;s continue to make history, team! pic.twitter.com/IyPAG3pybA &mdash; Juan Pablo Montoya (@jpmontoya) January 11, 2022    A 46 anni Juancho non molla Montoya disputer&agrave; con la Arrow McLaren SP i due appuntamenti di Indianapolis del prossimo campionato IndyCar, vale a dire il GP sul circuito interno e la 106&deg; 500 Miglia di Indianapolis sullo storico ovale. Per il secondo anno consecutivo quindi il pilota di Bogot&agrave; cercher&agrave; di portare a tre i successi ad Indy, dopo le vittorie del 2000 e del 2015, e prover&agrave; a farlo con il terzo team differente, dopo aver trionfato con Ganassi e Penske e dopo essere arrivato 9&deg; nella passata edizione sempre con la McLaren. A 46 anni, Montoya non ha dunque intenzione di mollare, spinto dalla voglia di raggiungere un traguardo storico.&nbsp;  LEGGI ANCHE - F1, Key: "Nel 2022 serviranno regole chiare"  Il suo rapporto con la McLaren in F1 era finita nel peggiore dei modi, dopo un incidente al via nel 2006 proprio ad Indianapolis; chiss&agrave; che il destino non voglia regalare, sulla stessa pista, un copione completamente diverso.&nbsp;  Welcome back, @jpmontoya. pic.twitter.com/zoGs844WyY &mdash; Arrow McLaren SP (@ArrowMcLarenSP) January 11, 2022          

Il colombiano correr&agrave; i due appuntamenti di Indianapolis, vale a dire GP sul circuito e 500 Miglia, con i colori della McLaren per andare alla caccia di un successo storico

Montoya, ufficiale: a caccia del tris ad Indianapolis con la McLaren

        Gare come l'edizione 2021 della 500 Miglia di Indianapolis sono quelle che ci fanno divertire, emozionare, godere. Rappresentano il meglio di un motorsport, quello americano, che nella corsa di ieri ha visto simbolicamente e metaforicamente una rinascita: 135 mila persona di nuovo in pista, finalmente, ed il confronto tra due generazioni di piloti, Helio Castroneves ed Alex Palou. Poleman senza GP, i precedenti: 3 volte su 5 &egrave; accaduto ad una Ferrari! Il ritorno dell'Uomo Ragno Un sorpasso dietro l'altro, un botta e risposta continuo e sempre pi&ugrave; intenso a mano a mano che i giri - o le miglia - passavano e la bandiera a scacchi si avvicinava. Se c'era un modo di calare il poker e diventare, al pari di&nbsp;Al Unser Senior, AJ Foyt e Rick Mears, il pi&ugrave; vincente di sempre ad Indianapolis, Castroneves ha trovato il modo migliore per farlo. Duellando senza paura, battendo uno dei giovani pi&ugrave; rampanti (forse il pi&ugrave; rampante di tutti) della Indycar moderna, e spiegando a tutti che, a 46 anni d'et&agrave;, la pensione pu&ograve; aspettare. Tanti duelli, sorpasso decisivo a due giri dalla fine, freddezza assoluta in fase di gestione del carburante e dei doppiaggi, come quando nel finale non si &egrave; fatto intimidire dal trenino di vetture pi&ugrave; lente che lo precedevano con qualche giro di ritardo. Helio &egrave; sempre in forma, lo ha dimostrato con i fatti, in pista e fuori: dopo una grande corsa, immancabile l'arrampicata sulle reti, a rispolverare il gesto tipico dell'illustre supereroe che gli ha fatto avere il soprannome di "Spiderman", Uomo Ragno. Vecchio a chi?  Dakar 2022, Audi annuncia Peterhansel e Sainz Sr Palou, applausi da parte di Sainz E' stato un confronto generazionale. E se il brasiliano Helio Castroneves ha vinto, non &egrave; necessariamente vero che lo spagnolo Alex Palou ha perso. Il classe 1997, alla sua prima stagione con Chip Ganassi ed alla sua seconda apparizione sul catino dell'Indiana, ha corso da campione: non era facile farla franca contro uno come Castroneves, ma lo spagnolo ci ha provato fino alla fine, senza timori reverenziali. Gli ultimi 30 giri sono stati strepitosi, ed anche se il successo non &egrave; arrivato, Palou ha dato un segnale forte: per il futuro, in America, dovranno fare i conti con lui. Alex ha poi portato con s&eacute; un pezzetto d'Italia: &egrave; gestito infatti dalla Monaco Increase Management dell'italiano Salvatore Gandolfo, la societ&agrave; che vuole la F1. Quando Castroneves vinceva la sua prima 500 Miglia era il 2001, 20 anni fa esatti, ed Alex aveva solamente 4 anni. Anche in questo, c'&egrave; il senso di un passaggio di consegne. Come via social ha affermato anche il ferrarista e connazionale di Palou, Carlos Sainz: "Coraggio Alex, hai fatto un garone! Pare proprio che avrai molte altre possibilit&agrave; di vincere questa gara. Ci hai fatto divertire tutti. Congratulazioni! E congratulazioni anche a Helio Castroneves per la grande vittoria, spero che i miei amici brasiliani abbiano apprezzato&rdquo;.  Mucho &aacute;nimo @AlexPalou has hecho un Carreron! Tiene pinta que vas a tener muchas oportunidades para ganar esta carrera. Nos has hecho disfrutar a todos. Enhorabuena! &mdash; Carlos Sainz (@Carlossainz55) May 30, 2021     Sterzi a parte: "Sainz Honor&eacute;", la vera rivelazione del Mondiale &egrave; Carlos  Applausi ad Helio, applausi ad Alex, applausi a tutti i protagonisti che si sono lanciati senza paura sull'ovale per eccellenza. Applausi ad una corsa che resta unica, inimitabile, appassionante, e che ieri ha spiegato il perch&eacute;.  Da Maranello a Torino: la nuova vita alla Juventus di Maurizio Arrivabene        

Nella mitica corsa sull'ovale dell'Indiana, finalmente aperta, anche se solo parzialmente, agli spettatori, &egrave; andato in scena un duello bellissimo tra Castroneves e Palou, simbolo di un confronto generazionale

500 Miglia di Indianapolis: Castroneves e Palou, confronto generazionale

Il motorsport statunitense piange la morte di&nbsp;Bobby Unser, protagonista delle piste USA tra gli anni &#39;60 e &#39;80, diventato celebre per aver trionfato alla 500 miglia di Indianapolis nel&nbsp;nel 1968, 1975 e 1981. Lasciato l&#39;asfalto, Bobby ha continuato a correre portandosi a casa 13 primati di categoria nella bella, quanto pericolosa, sfida della Pikes Peak, la cronoscalata terrificante sulla cima della montagna in Colorado. Addio a un grande.

Addio a Bobby Unser, re della Indy e della Pikes Peak

        Sembra in forma, appare motivato, la sensazione &egrave; che non veda l'ora. Se ne era uscito a fine 2018 dicendo che la F1, in queste condizioni, non gli dava pi&ugrave; stimoli. Invece deve essergli mancata parecchio la Formula 1 a Fernando Alonso, dal momento che lo spagnolo non perde occasione di sottolineare la sua voglia di ricominciare. Ferrari, Mekies ed il grattacapo delle nuove gomme Un podio con Sainz Alla tv spagnola, al programma El Larguero, lo spagnolo ha analizzato il prossimo futuro: "Non ho obbiettivi precisi in termini di risultati per il 2021. Sarebbe bello salire sul podio, quest'anno sembrava ci fossero pi&ugrave; possibilit&agrave; per tutti i team ma spesso quei risultati sono arrivati grazie ad alcune grosse difficolt&agrave; della Mercedes. La vettura &egrave; pi&ugrave; competitiva di quanto sembri, di sicuro chiudere nei primi tre sarebbe fantastico, cos&igrave; come sarebbe un sogno riassaporare lo champagne insieme a Carlos Sainz. Per riuscirci servirebbe una gara pazza, ma in una stagione di 23 gare ci potrebbero essere almeno cinque occasioni. Anche l'anno prossimo il dominio Mercedes proseguir&agrave;, per noi la vedo come un'opportunit&agrave; per conoscersi ed integrarsi meglio, penso che la nostra massima ambizione potr&agrave; essere il podio. Nel 2022, per&ograve;, sogno di vincere". Perez racconta il suo 2020: che montagne russe!  Indy e la Dakar Il piano nella mente di Fernando pare essere chiaro quindi, una stagione di apprendistato, interlocutoria, utile per approfondire la conoscenza della squadra in vista di una rivoluzione regolamentare che offre opportunit&agrave; a chiunque. Ma Alonso ha concluso guardando ancora oltre, e mettendo nel mirino quelli che sono altri due desideri: "Tra i sogni nel cassetto ci sono anche la 500 Miglia di Indianapolis e la Dakar. Non li ho dimenticati, solo momentaneamente accantonati: in futuro vorrei vincerle entrambe". Badoer sull'incidente di Schumi: "Un dramma che fa male quando ci penso"       

Lo spagnolo, prossimo al rientro in F1 con la Renault che diventer&agrave; Alpine, ha elencato una lista di desideri per il suo futuro di pilota, a partire dalle aspettative per il 2021

Alonso: "Sogno di vincere nel 2022, poi Indy e la Dakar"

Takuma Sato, il primo giapponese della storia a vincere la 500 Miglia di Indianapolis, &egrave; riuscito a ripetere l&rsquo;impresa. Il pilota del team Rahal-Letterman-Lanigan, che gi&agrave; aveva prevalso nel 2017, ha scritto il proprio nome per la seconda volta nell&rsquo;albo d&rsquo;oro in un anno difficilissimo per tutti, ma soprattutto per lui. Sin dal terzo posto della qualifica, si era capito che poteva fare la differenza, e in gara si &egrave; tenuto nelle posizioni che contavano. Sempre nei primi cinque, mai sopra le righe ma lasciando intuire il proprio potenziale.  Arrivato alla battaglia finale col favoritissimo della giornata, Scott Dixon, Sato ha semplicemente rotto gli indugi al giro 172, passando il rivale senza paura di affrontarne il ritorno nelle fasi finali. Anzi, chiudendo anche la porta al limite estremo del regolamento, intuendo all&rsquo;ultimo istante il momento di lanciarsi senza incorrere nella penalit&agrave; per &ldquo;chiusura di reazione&rdquo;.  Indy 500, Alonso vede il traguardo non il risultato  Il fuoco di Sato  Un brutto botto di Spencer Pigot (illeso) con 4 giri alla conclusione ha neutralizzato la parte rimanente della corsa, ma anche senza la safety-car, Sato si trovava in una posizione invidiabile, con due doppiaggi da fare che non avrebbero lasciato speranze ai rivali. Forse, un po&rsquo; corto col carburante. Come detto, sin dai primi giri si era visto che lui, insieme ad Alexander Rossi e Dixon, sarebbe stato tra coloro che si sarebbero giocati il successo. La prova generale nei confronti del pentacampione di casa Ganassi era stata al giro 158, prima di perdere posizioni all&rsquo;ultima sosta ai box. Ma alla fine, riportandosi in scia, Takuma ha eseguito il piano come meglio non poteva. Due volte vincitore di Indy, a 43 anni. Un&rsquo;et&agrave; che per molti prelude quasi alla fine della carriera, per uno che ha iniziato cos&igrave; tardi &egrave; ancora quella del pieno splendore. Avrebbe dovuto portare la torcia nelle olimpiadi di Tokyo. Lo far&agrave; l&rsquo;anno prossimo, con il doppio della motivazione.  Sbalordito Dixon  Dopo il traguardo, Dixon era scioccato come raramente lo si &egrave; visto. Il supercampione, punto di riferimento dell&rsquo;IndyCar, darebbe forse quattro dei suoi titoli per un altro anello a Indy, ma non &egrave; finita a suo favore. Un minimo di aggressivit&agrave; in pi&ugrave; al momento giusto magari gli avrebbe consentito di tornare davanti, ma l&rsquo;esitazione &egrave; stata fatale e, come nella vita, a Indy i se e i ma contano poco. Dixon ha condotto 111 passaggi, ma per lui &egrave; arrivata solo la piazza d&rsquo;onore, la terza in carriera, che brucia moltissimo nonostante dei punti che in campionato aprono un precipizio nei confronti di tutti i competitor.  In Ganassi si &egrave; voluta fare troppa strategia? La realt&agrave; &egrave; che, pur senza parlare o fare troppi proclami, anche il team diretto da Bobby Rahal ha lavorato alla grande, come testimoniato dal terzo posto di Graham Rahal. Dopo una qualifica non facile, il figlio del patron ha recuperato, passo dopo passo, in una giornata che per via delle temperature alte e della loro interazione con l&rsquo;aerodinamica si &egrave; rivelata davvero complicata per chi doveva attaccare e sorpassare, specie nei long-run. Il terzo posto &egrave; stato un risultato importante per Rahal, che porta punti utilissimi ma che lo mette ulteriormente in ombra nei confronti del compagno di colori. Nonostante l&rsquo;assenza di pubblico, l&rsquo;Indy 500 2020 ha mantenuto le promesse. Peccato per il finale neutralizzato: alcuni, partendo da Dixon stesso, si aspettavano una bandiera rossa che portasse ad uno shootout finale al cardiopalma, ma con quattro giri alla fine, sarebbe stato difficile da giustificare: c&rsquo;era troppo poco tempo e sarebbe stato tutto troppo artificiale.  Rossi sfortunato  Per un vincitore passato che ha trionfato di nuovo, ce n&rsquo;&egrave; un altro che va a casa arrabbiato e deluso. Si tratta di Rossi, che dopo aver agguantato i primi, ha visto le aspettative sue e dell&rsquo;Andretti Autosport crollare in pit-lane. In occasione della penultima serie di soste, &egrave; stato fatto uscire dai box mentre sopraggiungeva Sato, colpendolo e vedendosi affibbiare una penalit&agrave; per &ldquo;unsafe release&rdquo;.  Nessuno ha avvisato Rossi che stavano sopraggiungendo altre vetture, e l&rsquo;americano si &egrave; lanciato direttamente nella corsia esterna: inevitabile il contatto e la sanzione che l&rsquo;ha visto sprofondare a fondo gruppo. Il tentativo di mettere a segno un miracoloso recupero si &egrave; infranto contro le barriere al giro 144. Il californiano non ha nascosto la delusione, accusando anche Sato di mettere in atto manovre difensive scorrette. Comprensibile la frustrazione, visto il risultato che compromette anche tutta la stagione.  Ferrucci, che poker! Andretti solo 13&deg;  Da rimarcare invece la prova di grande livello di Santino Ferrucci, che ha lavorato benissimo col team Coyne per migliorare la vettura, e alla fine &egrave; riuscito a portarsi a casa il quarto posto, completando il poker di alfieri Honda. Primo dei portacolori Chevrolet &egrave; stato invece Josef Newgarden: anche grazie agli incidenti e alle caution, ha trovato il giusto percorso piazzandosi quinto.  Sesto Patricio O&#39;Ward, leader della pattuglia McLaren-Schmidt, seguito da un treno di vetture Andretti composto da James Hinchcliffe, Colton Herta, Jack Harvey (nella scuderia satellite Shank) e Ryan Hunter-Reay. Ha perso subito smalto, non trovando pi&ugrave; il feeling delle prove con la sua Dallara, il poleman Marco Andretti, tredicesimo. Nella stessa situazione gli ultimi due vincitori, Will Power e Simon Pagenaud: quest&#39;ultimo si &egrave; anche toccato con Hunter-Reay, chiudendo ventiduesimo. Ai margini della top-10 Helio Castroneves, probabilmente all&#39;ultima gara col team Penske, e Felix Rosenqvist, che nel finale ha tentato una disperata strategia con una sosta ritardata in bandiera verde.&nbsp;  Alonso ultima Indy da dimenticare  Una gara complicata da gestire per via del grip e delle condizioni meteo ha visto i rookie pagare pesantemente dazio non solo con la guida, ma anche con situazioni in cui &egrave; mancato il sangue freddo. Si &egrave; iniziato con Rinus VeeKay, protagonista di un primo stint eccellente, con sorpassi da pelo sullo stomaco e un passo confrontabile con quello dei primi. Il pilota olandese ha per&ograve; commesso un enorme errore in corsia dei box, dove bloccando le ruote ha toccato i propri meccanici, stallando inoltre all&#39;uscita. Inevitabile lo stop&amp;go che l&#39;ha spedito sotto di un giro. Si &egrave; piazzato ventesimo.  &Egrave; stata poi la volta di Dalton Kellett, che &egrave; finito al muro, come confermato da lui stesso, per la troppa impazienza al giro 82. Lo spavento pi&ugrave; grosso &egrave; stato per Oliver Askew, che al re-start successivo &egrave; finito contro le barriere in modo molto violento. Il debuttante della McLaren, campione in carica Indy Lights, &egrave; stato colto di sorpresa dal rallentamento del gruppo per un testacoda di Conor Daly, ed &egrave; andato forte sui freni perdendo il posteriore prima di centrare il soft-wall interno.  Al giro 121 ha salutato la compagnia Alex Palou, anch&#39;egli molto positivo fino a quel momento. Finito troppo alto come linea, lo spagnolo ha tentato frenando di rallentare ma ci&ograve; l&#39;ha mandato dritto nelle protezioni. Anche gente pi&ugrave; esperta, come sempre capita, ha dovuto rinunciare ai sogni di gloria. Primo tra tutti, Ed Carpenter, che al primo giro &egrave; stato schiacciato nel muro da Zach Veach, piegando una sospensione e finendo sotto di 13 giri. Poi, Marcus Ericsson, ancora tradito dallo Speedway proprio quando sembrava aver messo a posto il bilanciamento e prepararsi a lottare per la top-5.  Indy500, l&#39;ultima chiamata per Alonso. O forse no  Ovviamente, tra i pi&ugrave; delusi c&#39;&egrave; anche Fernando Alonso. In quella che per il momento potrebbe essere la sua ultima Indy 500, con l&#39;imminente ritorno in Formula 1 che gli far&agrave; accantonare i sogni di &quot;Triple Crown&quot; ha concluso solo ventunesimo.  Il pilota asturiano, che gi&agrave; in qualifica non aveva trovato il giusto compromesso, finendo anche a muro per un errore nelle libere, ha sempre navigato a cavallo della ventesima posizione, incontrando non solo difficolt&agrave; di bilanciamento, ma anche a livello tecnico, probabilmente elettronico.  L&#39;avventura del 2017, in cui grazie ad un propulsore Honda straordinario (ma purtroppo poco affidabile) era stato tra i leader fin dalle prime battute, &egrave; stata un lontano ricordo, e la situazione si &egrave; fatta via via sempre pi&ugrave; simile a quella per cui, nel 2019, aveva mancato l&#39;accesso alla gara. Ovviamente, non cos&igrave; drammatica, ma per un campione arrivato con l&#39;obiettivo di vincere, non pu&ograve; esserci vera soddisfazione. 

Il primo giapponese a vincere la Indy nel 2017 riesce a ripetersi e a lasciare di stucco Dixon, il superfavoritissimo. Male invece per lo spagnolo, ad un passo dal ritorno in Formula 1 e in quella che quasi sicuramente &egrave; stata la sua ultima Indy

500 Miglia di Indianapolis: Sato fa il bis, Alonso solo 20&deg;

        Cambia ancora il calendario Indycar 2020. Stavolta purtroppo si tratta di alcuni tagli dopo l'avvenuta consapevolezza di non poter organizzare per giugno alcune gare gi&agrave; programmate. Parliamo delle prove di Richmond e Toronto, alle quali si &egrave; provveduto con un raddoppio della tappa di Road America. Alonso, quale futuro? Partenza dal Texas Resta invariata dunque l'apertura del campionato prevista per il 6 giugno in Texas, anche se nello stesso Stato stanno venendo fuori dubbi sulla possibilit&agrave; di organizzare il Gran Premio degli Stati Uniti di Formula 1. Vedremo come andranno le cose, ma essendo diverse le richieste economiche per la tappa dell'IndyCar correre sull'ovale texano potrebbe comunque essere fattibile. Mancano due settimane all'evento e tutto il campionato &egrave; deciso a partire. Gli orari del Texas Il nuovo calendario Secondo l'ultimo aggiornamento, il campionato americano dovrebbe essere composto da 14 prove, con la 500 Miglia suddivisa tra qualifiche e gara ad una settimana di distanza, con la corsa prevista per il 23 agosto. Solo una prova a giugno e finale il 25 ottobre a St.Petersburg. 1. 6 giugno - Texas (ovale)2. 4 luglio - Indianapolis Gp gara-1 (pista)3. 11 luglio - Road America gara-1 (pista)4. 12 luglio - Road America gara-2 (pista)5. 17 luglio- Iowa gara-1 (ovale)6. 18 luglio - Iowa gara-2 (ovale)7. 9 agosto - Mid-Ohio (pista)8. 15-16 agosto - qualifiche Indianapolis 500 (ovale)8. 23 agosto - Indianapolis 500 (ovale)9. 30 agosto - Getaway (ovale)10. 13 settembre - Gp of Portland (pista)11. 19 settembre - Laguna Seca gara-1 (pista)12. 20 settembre - Laguna Seca gara-2 (pista)13. 3 ottobre - Indianapolis Gp gara-2 (pista)14. 25 ottobre - St. Petersbourg (cittadino) Nascar, Hamlin si impone a Darlington       

Altro ritocco al calendario 2020, che comunque mantiene la tappa inaugurale prevista il 6 giugno in Texas, con la 500 Miglia il 23 agosto. Escono Toronto e Richmondo, Road America raddoppia

IndyCar, nuove modifiche al calendario 2020

        Da gara di apertura ad atto conclusivo. E' lo strano destino del round di St. Petersburg della IndyCar, che a causa del Covid-19 ha seriamente rischiato di saltare, con l'organizzazione americana che per&ograve; &egrave; riuscito a salvare la prova sul circuito cittadino della Florida. Alonso tra Indy 2020 ed il 2021 Si chiude ad ottobre St. Petersburg avr&agrave; cos&igrave; l'onore di chiudere la stagione 2020 della IndyCar, la quale, salvo peggioramenti ulteriori della pandemia in terra americana, scatter&agrave; il 6 giugno dall'ovale del Texas. La corsa in Florida &egrave; stata fissata per il 25 ottobre, con grande soddisfazione per tutto il campionato statunitense, come affermato da Mark Miles, amministratore delegato dell'IndyCar: &ldquo;Le strade di St. Petersburg accoglieranno un finale di stagione in modo appropriato e pieno di azione, in quella che &egrave; una citt&agrave; molto rappresentativa per tutta la IndyCar. Ringraziamo il sindaco Rick Kriseman, il promoter Green Savoree e la Firestone per aver collaborato con noi nel trovare una nuova data per l&rsquo;evento&rdquo;. La serie ha stabilito anche una data di sicurezza per la Indy 500: se la classifica sull'ovale dell'Indiana dovesse saltare il 23 agosto, verr&agrave; recuperata il 10 ottobre. Gli orari del Texas IndyCar 2020: il calendario 1. 6 giugno - Texas (ovale)2. 21 giugno - Road America (pista)3. 27 giugno - Richmond (ovale)4. 4 luglio - Indianapolis Gp gara-1 (pista)5. 12 luglio - Toronto (cittadino)6. 17 luglio- Iowa gara-1 (ovale)7. 18 luglio - Iowa gara-2 (ovale)8. 9 agosto - Mid-Ohio (pista)9. 15-16 agosto - qualifiche Indianapolis 500 (ovale)9. 23 agosto - Indianapolis 500 (ovale)10. 30 agosto - Getaway&nbsp;(ovale)11. 13 settembre - Gp of Portland (pista)12. 19 settembre - Laguna Seca gara-1 (pista)13. 20 settembre - Laguna Seca gara-2 (pista)14. 3 ottobre - Indianapolis Gp gara-2 (pista)15. 25 ottobre - St. Petersbourg (cittadino)       

Gli organizzatori della serie americana sono riusciti a salvare il round sul cittadino della Florida, che passa da prima ad ultima gara del campionato 2020

IndyCar, St. Petersburg chiuderà la stagione 2020

        Che cosa far&agrave; Fernando Alonso nel 2021? Niente &egrave; ancora ufficiale, ma lo spagnolo dice di avere gi&agrave; i piani pronti. Lo rivela al quotidiano spagnolo El Mundo Deportivo, al quale annuncia presto comunicato ufficiali. Alonso: "Nessuno approfitta dei punti deboli di Hamilton" Verso i 40 anni Alonso &egrave; un classe 1981, dunque l'anno prossimo, a luglio, compir&agrave; 40 anni, ma nonostante questo lo spagnolo non ha alcuna intenzione di appendere il casco al chiodo. Anzi, in lui ci sarebbe ancora la voglia di tornare in F1, con la possibilit&agrave; giusta, ma il rinvio della rivoluzione regolamentare al 2022 fa s&igrave; che per l'anno prossimo Alonso non sia troppo convinto di rientrare: "So cosa far&ograve; l'anno prossimo, spero di poterlo annunciare a breve. Per quanto riguarda la F1, ho sempre detto che con le nuove regole del 2021 sarebbe stato possibile un mio ritorno, perch&eacute; con esse potremmo avere un nuovo equilibrio di forze in pista. Io ho voglia di mettermi di nuovo alla prova, ho fame, spero che il nuovo regolamento venga introdotto il prima possibile, ma comprendo la decisione presa. Visto come stanno andando le cose, &egrave; impossibile sviluppare le vetture per il 2021". Alonso, 13&deg; posto alla Dakar 2020 Indy 500 e Le Mans A Fernando manca solo la vittoria alla 500 Miglia di Indianapolis per completare la Tripla Corona, traguardo raggiunto finora solo da Graham Hill. Per preparare bene Indy, il due volte campione del mondo esclude un impegno legato a tutto il campionato: "La 500 Miglia &egrave; un grande evento, richiede molta preparazione e molto lavoro, non immagino di fare un campionato intero". Al momento, la 500 Miglia &egrave; prevista ad agosto, mentre su Le Mans lo spagnolo lascia la porta aperta ad un rientro, anche se non sa quando: "Penso che prima o poi torner&ograve; a Le Mans. Le Hypercar sembrano essere un gran progetto e anche le LMDh. Ci sono molte cose che possono dare un nuovo impulso all'Endurance". Alonso ad Indianapolis 2020 con McLaren       

Lo spagnolo presto riveler&agrave; i piani per la prossima stagione, confermando il suo impegno alla Indy di quest'anno e promettendo un ritorno a Le Mans in futuro

Alonso ed il futuro: "So cosa farò nel 2021, presto notizie ufficiali"

        Essere Jacques Villeneuve non &egrave; mai stato facile, per via di un cognome la cui pressione avrebbe potuto schiacciare chiunque. Invece Jacques Villeneuve &egrave; riuscito a ritagliarsi una carriera tutta sua, vincendo la 500 Miglia di Indianapolis, il campionato Cart e giungengo laddove pap&agrave; Gilles non era arrivato, ovvero al titolo mondiale in Formula 1. Gilles, 70 anni mancati Una dinastia da corsa Oggi Jacques compie 49 anni e questa &egrave; una ricorrenza giusta per riparlare di lui ma anche del padre, con i due Villeneuve collegati da linea sottile che unisce padre e figlio nella passione per le corse. Tanto diversi Jacques e Gilles, con Jacques che ha dovuto lottare per uscire dall'ombra del pap&agrave;, un monumento delle corse che dopo quasi 38 anni dalla scomparsa non viene mai dimenticato. Jacques, nato appunto il 9 aprile 1971 a Saint-Jean-sur-Richelieu, era solo un bambino quando il pap&agrave; &egrave; volato via, e da l&igrave; ha cominciato a lavorare ad una carriera che dopo l'esperienza formativa in America lo ha proiettato in F1 dalla porta principale, con la super Williams del 1996: pole e 2&deg; posto al debutto a Melbourne, nella prima tappa di un campionato poi vinto dal suo compagno Damon Hill. La gloria per Jacques arriver&agrave; l'anno dopo, con il famigerato epilogo di Jerez '97, con il figlio di Gilles che resister&agrave; alla ruotata di Schumi per andare a vincere il titolo. Arnoux e Jacques nel nome di Gilles ai Caschi d'oro 2019 Il ricordo di Gilles Fu uno strano scherzo del destino, il figlio di Gilles, uno dei piloti Ferrari pi&ugrave; amati di sempre, a togliere proprio al Cavallino la gioia di un mondiale. Villeneuve senior non &egrave; mai stato dimenticato dal popolo ferrarista, che in Jacques ha visto sempre e solo un avversario, sebbene con un occhio di riguardo. Quello che ha fatto Gilles con la Ferrari resta un qualcosa di unico, e fare gli auguri a Jacques nel giorno del suo compleanno &egrave; anche un modo per ricordare Gilles, nel giorno in cui 49 anni fa divenne pap&agrave;. F1, orgoglio italiano: Jody, Gilles ed il trionfo di Monza 1979       

Il 9 aprile del 1971 vedeva la luce in Canada Jacques Villeneuve, primogenito di Gilles, uno dei piloti pi&ugrave; amati dal popolo del Cavallino

Tanti auguri Jacques, figlio di Gilles

Eppur si muove. Nonostante la situazione mondiale dovuta al Covid-19 stia rivoluzionando ogni campo, mondo delle corse comprese, l&#39;Indycar&nbsp;prova a guardare avanti pubblicando una prima bozza del calendario 2020 rivisto. Un passo avanti.  Da 17 a 13 gare  Purtroppo, ed era inevitabile, il campionato americano delle monoposto Dallara subir&agrave; dei tagli, con l&#39;organizzazione che non ha potuto fare altrimenti. Saltano Austin, Long Beach ed Alabama, oltre alla tappa di St. Petersbourg, prevista inizialmente come primo appuntamento stagionale. A dire la verit&agrave; per St. Petersbourg&nbsp;c&#39;&egrave; ancora un piccolo spiraglio di speranza, anche se la situazione &egrave; difficile e dunque tutto fa pensare ad un calendario composto da 13 round anzich&eacute; dai 17 inizialmente previsti.  Primi tagli per il Coronavirus  Si parte a Detroit?  Le prime due tappe dell&#39;anno dovrebbero essere dunque quelle di Detroit, il 30 e 31 maggio, gara-1 e gara-2, ma il condizionale &egrave; d&#39;obbligo. Questo perch&eacute; comunque a fine maggio mancano poco pi&ugrave; di otto settimane, non tantissime a dire la verit&agrave;, soprattutto alla luce di una situazione ancora molto dinamica come quella del Coronavirus, che al momento non permette di fare piani neanche sul medio termine.&nbsp;  Corse USA ferme fino a maggio  500 Miglia ad agosto  Dopo Detroit, il nuovo calendario presenta tre tappe a giugno (Texas, Road America e Richmond) ed altre tre a luglio (Indianapolis Gp, Toronto e Iowa), prima di un agosto molto caldo: per la prima volta infatti la 500 Miglia di Indianapolis andr&agrave; in scena in estate, precisamente il 23 agosto, due settimane pi&ugrave; tardi della prova di Mid-Ohio, e sette giorni prima della Getaway 500. A settembre infine sar&agrave; la volta delle ultime due prove, quella di Portland e quella di Monterey, che il 20 settembre chiuder&agrave; la stagione. Da segnalare che quest&#39;anno non si &egrave; potuto fare l&#39;accoppiata Indy Gp ed Indy 500, con le due prove staccate per causa di forza maggiore.  Cuore da corsa: storia della Amon Af101  Il calendario  30 maggio - Detroit 1 (cittadino) 31 maggio - Detroit 2 (cittadino) 6 giugno - Texas 600 (ovale) 21 giugno Road America (pista) 27 giugno - Richmond&nbsp;300 (ovale) 4 luglio - Indianapolis Gp (pista) 12 luglio - Indy Toronto (cittadino) 18 luglio - Iowa Cron&nbsp;300 (ovale) 9 agosto - Mid-Ohio 200 (pista) 23 agosto - Indianapolis 500 (ovale) 30 agosto - Getaway 500 (ovale) 13 settembre - Gp of Portland (pista) 20 settembre - Monterey Gp (pista)  A data da destinarsi: St. Petersbourg (cittadino) 

La Indycar ha svelato la prima bozza del calendario 2020, composto attualmente da 13 round pi&ugrave; l&#39;evento di St. Petersbourg ancora a data da destinarsi, mentre la 500 Miglia va ad agosto

Indycar, ecco la bozza del calendario 2020

        La Dakar ha rappresentato una sfida inedita per Fernando Alonso. Una sfida personale e una scoperta, di certo non l&rsquo;obiettivo sportivo numero 1 del 2020. Quello era e resta la conquista della 500 Miglia di Indianapolis. Correre con un team competitivo, di vertice, per evitare il ripetersi della fallimentare avventura 2019 affrontata con McLaren impegnata in prima persona, una necessit&agrave;. I rumours che lo davano a un passo dall&rsquo;accordo con il team di Michael Andretti erano supportati anche dalle parole del diretto interessato, a confermare: a verificare le condizioni e mettere insieme il budget per schierare Alonso il prossimo maggio al volante di una delle Dallara-Honda schierate dal team. Sterzi a parte: Non ti dimenticheremo, John Andretti A cambiare lo scenario &egrave; arrivato il &ldquo;no&rdquo; della Honda, dritto dal quartier generale di Tokyo, secondo quando riporta Racer.com. Con un motore Honda e la struttura di Andretti, nel 2017, Alonso si era messo in luce a Indianapolis, correndo una gara di testa, prima che l&rsquo;affidabilit&agrave; del V6 appiedasse le speranze di Tripla Corona. Un sedile da motorizzato Chevy Il tentativo di qualificazione, mancata, nel 2019 ha visto Fernando utilizzare un&rsquo;unit&agrave; Chevrolet. E raggiungere un accordo con uno tra i team motorizzati dal marchio della General Motors appare l&rsquo;unica soluzione per inseguire l&rsquo;appuntamento clou della stagione. Alla base dell&rsquo;opposizione Honda sull'accordo Alonso-Andretti &ndash; non solo la gara di Indianapolis ma anche una serie di gare successive della Indycar, su circuiti stradali &ndash; vi sarebbe soprattutto il legame con Toyota, recentissimo nell&rsquo;impegno alla Dakar. Impossibile, poi, cancellare i trascorsi in Formula 1 e le continue critiche mosse alla power unit Honda, che raggiunsero il culmine in quel &ldquo;GP2 Engine&rdquo; a bollare le prestazioni del motore, proprio nella gara di casa a Suzuka. GP2 Engine fu un'uscita infelice Un commento che, col senno di poi, Fernando ha rielaborato recentemente, in un&rsquo;intervista a F1 Racing: &ldquo;E&rsquo; stato frutto della frustrazione e forse non avrei dovuto dirlo, ma non l&rsquo;ho fatto nelle interviste tv o in conferenza stampa. Stavo parlando al mio ingegnere in una conversazione privata, non intendevo renderlo pubblico. Per&ograve; il motore era davvero pessimo, a Jerez il primo anno coprimmo 7 giri in 4 giorni&rdquo;. Alonso: nessuno approfitta dei punti deboli di Hamilton       

L'accordo con il team Andretti bloccato da Honda. I legami recenti con Toyota e i trascorsi in F1 due ostacoli sufficienti a cambiare scenario: la 500 Miglia di Indianapolis per Fernando ancora con un motore Chevy

Alonso, il no Honda sulla strada verso Indianapolis

Le immagini dall&#39;Indianapol Motor Speedway, dove Fernando Alonso &egrave; sceso in pista per la prima volta al volante di una vettura Indy, la Dallara-Honda (brandizzata McLaren) n. 29 del team Andretti.&nbsp;

Alonso ai test della Indy 500: foto

Kurt Busch ha sconfitto tutto e tutti a Daytona. Ha gestito la strategia iniziale che ha visto i team sfidarsi sui nuovi traguardi intermedi voluti dalla Nascar. E&rsquo; poi sopravvissuto non senza qualche spavento a tutti gli incidenti che hanno caratterizzato il terzo quarto della 500 Miglia 2017. Con una vettura ampiamente ammaccata e rattoppata, ha infine gestito un lungo stint finale in regime di bandiera verde che ha portato tutti a dover fare i conti con l&rsquo;assenza di carburante. Dopo aver preso il comando grazie ai rivali rimasti a secco, ha battuto la concorrenza rimasta, ovvero un giovane di grande qualit&agrave; come Ryan Blaney. Per il pilota di Las Vegas ed i suoi Team Principal Gene Haas e Tony Stewart &egrave; arrivata cos&igrave; una vittoria memorabile. Dopo tante piazze d&rsquo;onore, si &egrave; trovato a staccare finalmente il biglietto &ldquo;giusto&quot;. Mentre lo Stewart-Haas Racing, alla prima gara con vetture Ford ha potuto compensare al meglio la perdita di tre vetture in uno dei tanti contatti multipli della serata. Alla fine, sono state ben poche le macchine arrivate al traguardo senza danni, ed il gruppo di testa si &egrave; ridotto a sole 12 vetture.    Le fasi iniziali coi costruttori e i team in cerca di una buona posizione per accaparrarsi i punteggi &ldquo;intermedi&rdquo; lasciava intravedere una corsa strategica: Kyle Busch ha vinto la prima frazione, e Kevin Harvick la seconda, ma a quel punto la roulette (russa) degli incidenti era gi&agrave; partita. La prima carambola ha coinvolto proprio Kyle Busch, mandato in testacoda dalla foratura della posteriore destra: KO Erik Jones, Matt Kenseth ma soprattutto Dale Earnhardt Jr, che non &egrave; riuscito ad evitare i rivali. Poco dopo &egrave; toccato a Jimmie Johnson, stretto a tenaglia tra Jamie McMurray e Trevor Bayne. Gara finita per lui, ma anche per altri nomi di peso: fuori gioco i tre piloti del team Stewart-Haas, Kevin Harvick, Clint Bowyer e Danica Patrick, oltre a Denny Hamlin in giornata no.    Ma non &egrave; ancora finita: toccato da McMurray, Chase Elliott si &egrave; intraversato facendo un po&rsquo; di flipper: pur scampando miracolosamente al testacoda, la reazione a catena che ne &egrave; scaturita ha causato un gran marasma, portando al ritiro Ryan Newman e Brad Keselowski oltre a Ty Dillon e Daniel Suarez. Con cos&igrave; tanti piloti out anche per le nuove regole che impongono ai team il ritiro in caso di seri danni, il pacchetto di mischia (cos&igrave; come la possibilit&agrave; di altri incidenti) si &egrave; ristretto. Il risultato &egrave; stato un lungo stint finale della durata, pi&ugrave; o meno, di un pieno di benzina. La gestione di lungo respiro &egrave; stata fondamentale per non trovarsi a secco, e Kurt Busch ha scelto il miglior compromesso di guida. Lottando sempre al top Kyle Larson, Elliott e Martin Truex Jr, che sembravano in procinto di giocarsi il successo, si sono invece trovati &ldquo;corti&rdquo;, cedendo all&rsquo;ultimo passaggio. Alla fine, secondo ha terminato Blaney, il cui recupero &egrave; arrivato tardi, mentre AJ Allmendinger ha preceduto Aric Almirola, Paul Menard e Joey Logano.    L&rsquo;ordine di arrivo della 500 Miglia di Daytona 2017, tappa d&rsquo;apertura della Monster Energy Nascar Cup Series:  1 - Kurt Busch (Ford) &ndash; Stewart/Haas - 200 giri  2 - Ryan Blaney (Ford) &ndash; Wood - 200  3 - AJ Allmendinger (Chevy) &ndash; JTG - 200  4 - Aric Almirola (Ford) &ndash; Petty - 200  5 - Paul Menard (Chevy) &ndash; Childress - 200  6 - Joey Logano (Ford) &ndash; Penske - 200  7 - Kasey Kahne (Chevy) &ndash; Hendrick - 200  8 - Michael McDowell&nbsp; (Chevy) &ndash; Leavine - 200  9 - Matt DiBenedetto&nbsp; (Ford) &ndash; GoFas - 200  10 - Trevor Bayne (Ford) &ndash; Roush - 200  In campionato  1. Kurt Busch 56;&nbsp;  2. Ryan Blaney 44;&nbsp;  3. Joey Logano 43;&nbsp;  4. Kevin Harvick 42;&nbsp;  5. AJ Allmendinger 39.&nbsp; 

Il pilota del team Stewart-Haas sopravvive a contatti e strategie

30 risultati per '500 miglia'